Il prestigioso manoscritto D.XXI.1 della Biblioteca Malatestiana di Cesena è uno dei pezzi d’eccezione esposti nella mostra che si tiene fino al 30 marzo a Santa Croce, Firenze. Questa esposizione celebra un’importante ricorrenza: gli 800 anni dal miracolo delle stimmate di San Francesco d’Assisi. Con opere d’arte e documenti storici, il percorso espositivo offre un’occasione unica per esplorare le connessioni tra il grande santo e la tradizione francescana attraverso secoli di storia.
La mostra e il suo significato
La mostra allestita presso il refettorio d’inverno di Santa Croce presenta otto opere significative, destinate a un pubblico di appassionati di storia e arte religiosa. La scelta di mettere in evidenza il manoscritto D.XXI.1 non è casuale, ma rappresenta un legame diretto con la spiritualità francescana e il contesto culturale dell’epoca. La ‘Bibbia francescana’ di Cesena, alla quale questo manoscritto appartiene, è una delle versioni più complete della Bibbia, comprendendo integralmente sia il testo vetero che neotestamentario.
Questo manoscritto è attribuito al primo insediamento francescano a Cesena, realizzato dal 1250 al 1270, secondo quanto indicano le ricerche storiche. L’importanza della Bibbia francescana risiede nella sua funzione di strumento di studio e devozione per i frati dell’epoca, oltre che come base per la diffusione del messaggio di Francesco. Attraverso queste pagine, oggi visibili al pubblico, il visitatore può entrare in contatto con un’epoca in cui il messaggio cristiano e la figura di San Francesco hanno avuto un impatto profondo e duraturo sulla società.
L’arte del ‘Maestro di Bagnacavallo’
Il manoscritto della Malatestiana si distingue non solo per il suo contenuto, ma anche per la qualità artistica delle sue decorazioni. L’opera porta la firma dell’equipe del ‘Maestro di Bagnacavallo’, un miniatore attivo nella Romagna, che ha creato opere di grande pregio estetico. Le prime due carte decorate del primo tomo del manoscritto riflettono un altissimo livello di maestria, mostrando il connubio tra arte e fede dell’epoca.
Tra i dettagli che colpiscono di più è l’illustrazione dell’incipit della Genesi, che sintetizza un’importante narrazione della salvezza, dallo sbocciare della Creazione fino alla Crocifissione. Ciò che rende l’opera ancora più affascinante è la raffigurazione delle Stigmate, che evidenzia il forte legame tra la figura di San Francesco e la Sacra Scrittura. Questa connessione è centrale per comprendere l’eredità spirituale e artistica del santo e il suo impatto sulla cultura occidentale.
L’esposizione di Firenze: un percorso tra capolavori
Accanto al manoscritto della Biblioteca Malatestiana, la mostra presenta altre due opere significative: le formelle di Taddeo Gaddi, che ritraggono rispettivamente la Crocifissione di Cristo e San Francesco mentre riceve le Stigmate, entrambe conservate nella Galleria dell’Accademia di Firenze. Questa selezione di opere mette in risalto non solo l’importanza del manoscritto esposto, ma anche il contesto artistico che lo circonda.
In aggiunta, è esposta anche una tavola di metà Duecento, attribuita all’anonimo Maestro della Croce 434 e attualmente conservata nelle Gallerie degli Uffizi. L’accostamento di queste opere consente di apprezzare chiaramente come l’arte sia stata determinante nella trasmissione dei valori francescani, evidenziando il ruolo della iconografia religiosa nell’educazione e nella spiritualità di quel periodo storico. Attingendo a storie di fede e bellezza, la mostra si rivela un’occasione preziosa per riflettere sull’eredità culturale e spirituale che San Francesco ha lasciato nel tempo.
Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Armando Proietti