Una frana blocca la provinciale 73 isolando Andrate e Nomaglio con conseguenze drammatiche per i residenti

Una frana blocca la provinciale 73 isolando Andrate e Nomaglio con conseguenze drammatiche per i residenti

Una frana blocca la provinciale 73 sopra Borgofranco d’Ivrea, isolando Andrate e Nomaglio; disagi gravi per i residenti, ritardi nei soccorsi e appelli urgenti di sindaci e istituzioni per interventi rapidi.
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Una frana ha isolato i comuni di Andrate e Nomaglio bloccando la provinciale 73, causando gravi disagi e ritardi nei soccorsi, con appelli urgenti per il ripristino delle strade e la messa in sicurezza del territorio montano. - Gaeta.it

Negli ultimi mesi una frana ha chiuso la provinciale 73 sopra Borgofranco d’Ivrea, causando pesanti problemi di accesso ai paesi di Andrate e Nomaglio. Rocce, fango e alberi trascinati dal maltempo hanno interrotto ogni passaggio, costringendo gli abitanti a percorsi alternativi pericolosi e tortuosi. La situazione mette in luce i rischi legati alla fragilità del territorio montano e le difficoltà di chi vive in queste aree.

La frana e l’isolamento dei comuni di andrate e nomaglio

Il cedimento del versante roccioso in località Biò ha bloccato la provinciale 73, unica strada diretta che collega Borgofranco d’Ivrea ai paesi di Andrate e Nomaglio, rendendo impossibile il passaggio dei veicoli. Il maltempo ha portato alla caduta di massi e fango lungo il percorso, trascinando anche alberi e detriti. La zona è rimasta completamente isolata, senza vie alternative sicure.

Chi deve muoversi ora deve arrivare a Settimo Vittone e imboccare una strada stretta, piena di tornanti, inadatta a sostenere il traffico dei residenti e dei mezzi di soccorso. Le ambulanze e i veicoli di emergenza faticano a transitare e ogni segnalazione di allerta meteo aumenta il rischio di nuovi smottamenti e difficoltà. La montagna, ancora una volta, ha ripreso il suo corso naturale, cancellando le vie costruite dall’uomo.

La chiusura ha creato enormi disagi quotidiani. Gli abitanti si trovano costretti a percorsi lunghi e difficili, con ritardi evidenti negli spostamenti per lavoro, scuola e assistenza. La situazione ha costretto enti locali e istituzioni a chiedere con urgenza il ripristino delle strade, ma i lavori di messa in sicurezza, sospesi per la pioggia, non hanno ancora dato risultati concreti.

Il caso di nomaglio: una tragedia evitabile

Martedì scorso, a Nomaglio, si è verificato un dramma che racconta la gravità della situazione. Marina Allamanno, 51 anni, è stata colpita da infarto in casa. La famiglia ha subito chiamato il 118 per chiedere soccorso, ma la strada sbarrata ha impedito il rapido intervento dei mezzi di emergenza. L’unica opzione è stata l’elisoccorso partito da Torino, arrivato però troppo tardi. Marina è morta.

Questa tragedia ha scosso la comunità, che parla di una morte evitabile. Il disagio causato dalla frana non ha lasciato margine ai soccorsi, evidenziando come la connettività stradale abbia un impatto diretto sulla vita delle persone. Il tempo, in questi contesti, diventa questione di sopravvivenza. La situazione a Nomaglio è esempio chiaro delle conseguenze pratiche di un’isolamento forzato.

I sindaci dei comuni interessati hanno rivolto appelli al prefetto, al presidente della regione Cirio, al sindaco di Torino e all’UNCEM per garantire interventi tempestivi. Il rischio che altri eventi simili si ripetano è concreto se le condizioni delle strade non verranno sistemate in modo definitivo e rapido.

Le difficoltà quotidiane e l’adattamento dei residenti

Il disagio più evidente si riscontra nelle difficoltà di spostamento. Un esempio racconta la vita messa a dura prova dalla frana: un padre accompagna ogni giorno, a piedi, il figlio di otto anni attraverso il tratto franoso. Partono dalla casa sopra la frazione Biò, attraversano blocchi di cemento, fango e sassi fino a raggiungere il pulmino scolastico.

Quest’uomo si assume la responsabilità del percorso rischioso. Nonostante le barriere e i divieti, continua al mattino ad attraversare la frana per permettere al figlio di raggiungere la scuola. Con pazienza e fatica pulisce i terrazzamenti, taglia le piante e mantiene vivi i terreni coltivati intorno a casa. Sono pochissime le persone rimaste nella zona; molti hanno scelto di andarsene, attratti dalla difficoltà di vivere isolati e dalla mancanza di infrastrutture.

Le frane si sono succedute in molti momenti dall’anno scorso: la prima nel 2024 aveva già spezzato il collegamento, con una riapertura a senso unico dopo mesi di attesa. Il nuovo crollo di marzo ha diviso definitivamente l’area, seguito da ulteriori smottamenti ad aprile. Gli interventi preparatori sono stati vanificati dalle piogge intense. La popolazione si trova in balia di una situazione che cambia in fretta e senza preavviso.

La risposta della politica e le richieste di intervento urgente

Davanti a questi eventi alcune istituzioni si sono impegnate a intervenire. A fine marzo, il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione in consiglio regionale a Torino, chiedendo misure urgenti per il ripristino delle strade e la messa in sicurezza del territorio. I consiglieri Unia e Disabato hanno definito la situazione “insostenibile” e denunciato i ritardi da parte delle amministrazioni.

In parallelo, i sindaci di Ivrea, Borgofranco, Andrate ed Ellade hanno scritto alle autorità competenti, chiedendo di convocare un tavolo di crisi per coordinare le risposte. Il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, ha sottolineato che la situazione non può più aspettare. Le strade alternative sono troppo strette e pericolose, i soccorsi rallentati e il rischio di nuovi crolli costante.

Il confronto politico registra attenzione e alcune promesse di stanziamenti, ma i lavori faticano a partire per condizioni climatiche avverse e problemi tecnici. I cittadini restano con pochi servizi e una rete stradale compromessa, in attesa di interventi concreti che diano sicurezza e permettano di tornare a una vita ordinaria.

La montagna che riprende spazio e le sfide per chi resta

La frana sopra Borgofranco d’Ivrea racconta un pezzo difficile della convivenza tra ambiente e uomo. La montagna ha cambiato la geografia locale in modo netto, cancellando alcune vie e costringendo chi vive lì ad adattarsi. Chi rimane sulle terre alte lo fa con uno spirito di resistenza, ma la vita quotidiana si trasforma in una continua sfida.

Il caso di Nomaglio e Andrate testimonia come l’isolamento possa provocare conseguenze gravi e mettere a rischio la vita delle persone. Il senso di abbandono si sente, soprattutto quando la montagna si rende protagonista e la rete di collegamenti cade in pezzi. Gli abitanti attendono e si adattano, ma la speranza è che al più presto le istituzioni garantiscano interventi in grado di riportare sicurezza e stabilità, prima che altri eventi peggiorino ancora la situazione.

  • Armando Proietti

    Armando è un giovane blogger esperto di cronaca e politica. Dopo aver studiato Scienze Politiche, ha avviato un blog che analizza e commenta gli eventi politici italiani e internazionali con uno stile incisivo e informativo, guadagnandosi la fiducia di un vasto pubblico online.

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