Seminara, il dolore di una madre: “Oggi serve civiltà, non indifferenza”
Gabriella Castelletti, madre di un’adolescente vittima di uno stupro, ha condiviso il suo profondo dolore e la sua delusione a seguito della recente manifestazione svoltasi a Seminara. Secondo il racconto della donna, l’evento ha visto scarse presenze locali e ha messo in evidenza l’assenza di un vero sostegno da parte della comunità. Un tema che riemerge da una ferita sociale ancora aperta e che fa riflettere sull’urgenza di affrontare questi problemi con rispetto e attenzione.
La manifestazione, che ha avuto luogo ieri, non ha visto la partecipazione attesa da parte della comunità locale. “Non è stata una bella pagina per Seminara”, ha osservato Gabriella Castelletti, lasciando intendere che sono dovuti intervenire esterni al Comune per insegnare il concetto di vivere civile agli abitanti. La madre ha voluto sottolineare come la scarsa partecipazione da parte dei compaesani sia un chiaro segnale di indifferenza, specialmente nei confronti di un fatto di cronaca che ha profondamente segnato la vita della sua famiglia. La donna ha evidenziato l’importanza di raccogliere testimonianze e incoraggiamenti anche al di fuori della sua comunità, sottolineando l’assenza di vicinanza da parte di chi vive a Seminara.
La difficile scelta della famiglia
In seguito agli eventi traumatici, la famiglia della vittima è stata costretta a lasciare Seminara per cercare un ambiente più sereno in un altro comune nel Reggino. Questa decisione è stata presa per proteggere la giovane e per sfuggire all’ostilità che la famiglia ha subito da parte di alcuni compaesani. Sostenuti dall’intervento del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, hanno trovato una casa e ora cercano di ricostruire ciò che è stato distrutto. La scelta di abbandonare il proprio paese d’origine ha rappresentato non solo un cambiamento logistico, ma anche un significativo allontanamento da una comunità che ha mostrato poca solidarietà.
Le risultanze del processo
Nel marzo scorso si è tenuto un processo che ha coinvolto 13 persone, tra cui alcuni minorenni e appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta. Le sentenze hanno portato a sei condanne e sette assoluzioni, sollevando domande su come la giustizia sia stata amministrata in casi così gravi. Gabriella Castelletti ha voluto ribadire il suo dolore non solo per la condanna dei colpevoli, ma anche per il senso di abbandono che ha percepito da parte delle istituzioni e dalla popolazione di Seminara. “Chiediamo un’attenzione reale e non solo in chiave mediatica”, ha detto, riflettendo sull’impatto che l’evento ha avuto sul suo quotidiano.
Un appello alla collettività
Gabriella Castelletti ha espresso le sue preoccupazioni per il futuro e ha chiesto a gran voce un cambiamento nel modo in cui la comunità affronta tematiche di violenza e rispetto delle vittime. Rivolgendosi al sindaco Giovanni Piccolo, ha lamentato l’assenza di azioni concrete da parte dell’amministrazione locale. “Sono convinta che l’unico obiettivo sia quello di ripristinare l’immagine della città,” ha sostenuto, lasciando trasparire un senso di fragilità e disillusione. La domanda che si pone, e che rimane sul tavolo, è come possa una comunità affrontare tali tragedie e ricostruire la fiducia tra i suoi membri.
La storia di Gabriella e della sua famiglia si intreccia con quella di un intero paese, che ora deve fare i conti con le sue responsabilità e con un’eredità di sofferenza e di speranze per una maggiore civiltà.