A milano, in viale Brenta, questa mattina verso le 9.45 circa quaranta migranti hanno preso possesso di una struttura dismessa che un tempo era un centro vaccinale. L’azione di protesta ha come obiettivo il riconoscimento del diritto a una casa, tema che emerge con forza dalla dichiarazione del gruppo ‘Ci siamo‘, promotore dell’occupazione. Per oggi pomeriggio alle 17 è prevista una assemblea pubblica direttamente nel luogo dell’occupazione, occasione in cui verranno illustrate le motivazioni e le richieste.
Dettagli sull’occupazione e la presenza delle forze dell’ordine
L’ex centro vaccinale di viale Brenta, periferia est di milano, è stato scelto come simbolo per denunciare una situazione vissuta da molti migranti in città. La polizia locale e la Digos sono arrivate sul posto poco dopo l’inizio dell’occupazione, mantenendo un atteggiamento di osservazione. Al momento la situazione resta tranquilla e non si registrano episodi di conflitto o tensione particolari.
Un simbolo di lotta identitaria
Davanti all’edificio gli occupanti hanno esposto alcune bandiere palestinesi, segno di un legame a temi più ampi di giustizia sociale e solidarietà internazionale. Questo elemento aggiunge una dimensione politica all’iniziativa, che si presenta come un atto collettivo con richieste precise, non solo legate all’emergenza abitativa ma anche a questioni identitarie.
Precedenti occupazioni e sgomberi nella città di milano
La protesta di oggi arriva dopo una serie di episodi simili legati agli stessi gruppi di migranti. Nei mesi scorsi, infatti, la stessa compagine è stata protagonista di occupazioni in altri luoghi milanesi, fra cui una casa occupata in via Esterle e uno stabile presso la ex piscina Scarioni, situata nell’area di Niguarda. In entrambi i casi le forze dell’ordine sono intervenute per sgomberare gli occupanti.
Conflitti in corso tra istituzioni e migranti
Questi interventi confermano un conflitto in corso fra chi cerca nuove soluzioni abitative in città e le istituzioni che amministrano lo spazio urbano. Gli occupanti denunciano che le loro richieste restano inascoltate e puntano a mantenere viva l’attenzione attraverso azioni dirette e visibili come questa.
Le ragioni e le richieste espresse dagli occupanti
Il gruppo ‘Ci siamo‘ ha subito spiegato il senso dell’occupazione. Ha parlato di un rifiuto del processo che, così dicono, tenderebbe a espellere dalla città le classi sociali più deboli. L’occupazione della struttura viene così descritta come un atto per rivendicare la necessità di un alloggio sicuro e dignitoso per tutte le persone coinvolte.
Negano inoltre che il sistema attuale di accoglienza risponda alle esigenze effettive dei migranti, giudicandolo precario e disumanizzante. Il tema tocca anche aspetti più ampi, come l’emancipazione dagli schemi di sfruttamento collegati a genere, classe sociale, tipo di documenti o contratto di lavoro. Gli occupanti si dichiarano contro un sistema che divide e limita la libertà degli individui in base a elementi burocratici o economici.
L’assemblea pubblica in programma nel pomeriggio promette di approfondire questi argomenti e di offrire un confronto aperto con chiunque voglia ascoltare o prendere parte alla discussione. La situazione resta monitorata dalle forze dell’ordine, pronte a intervenire se i toni dovessero cambiare.