Un'analisi sull'approvvigionamento dei vaccini in Italia post-pandemia

Un’analisi sull’approvvigionamento dei vaccini in Italia post-pandemia

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Un'analisi sull'approvvigionamento dei vaccini in Italia post-pandemia - Gaeta.it

Conclusa l’emergenza della pandemia da Covid, che ha lasciato evidenti segni sulle politiche di approvvigionamento dei vaccini a livello europeo, l’attenzione si sposta sulle strategie adottate dall’Italia. Nel panorama delle sfide infettivologiche future, quali l’aviaria e la Dengue, l’Italia sembra aver preso una posizione differente rispetto ad altri Paesi europei.

Un cambio di rotta nell’approvvigionamento

L’Italia ha deciso di non partecipare al contratto quadro di appalto congiunto per l’acquisto di un vaccino preventivo contro l’influenza aviaria offerto da Seqirus tramite l’Hera, l’Autorità Ue per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie. Mentre 15 Stati membri hanno aderito all’iniziativa, l’Italia ha optato per un approccio diverso, manifestando la volontà di negoziare direttamente con le aziende farmaceutiche per ridurre gli sprechi.

Le motivazioni dietro la decisione

La scelta italiana di non aderire al contratto Ue per l’acquisto del vaccino preventivo è stata guidata da una strategia volta a massimizzare l’efficienza nell’approvvigionamento dei vaccini necessari. L’obiettivo è quello di evitare intermediari e di acquistare direttamente dalle case farmaceutiche, garantendo così un maggiore controllo sulla gestione delle scorte. Sebbene l’Italia non abbia aderito all’iniziativa europea, ha comunque adottato misure di prevenzione contro l’influenza aviaria e la Dengue in passato, dimostrando di non essere impreparata di fronte a eventuali emergenze sanitarie.

Le critiche di Pier Luigi Lopalco

Il professor Pier Luigi Lopalco, esperto di Epidemiologia, ha espresso critiche nei confronti della scelta dell’Italia di non aderire al contratto Ue per l’acquisto del vaccino preventivo contro l’influenza aviaria. Secondo Lopalco, si tratta di una decisione miope e ideologica che va in contrasto con la necessità di essere parte delle strategie internazionali di preparazione alle pandemie. L’epidemiologo ha sottolineato che questa scelta potrebbe isolare ulteriormente il sistema sanitario italiano a livello internazionale, mettendo a rischio la salute pubblica nel nostro Paese.

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