La nuova pièce di Amos Gitai, intitolata “House”, porta in scena il dialogo tra culture e comunità in una casa situata a Gerusalemme Ovest. Questo spettacolo, che si avvale di una ricca varietà di lingue tra cui ARABO, EBREO, YIDDISH, INGLESE e FRANCESE, offre una riflessione profonda sulle interazioni tra le diverse identità che abitano la regione. All’interno della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival, che si svolgerà a Roma dal 4 settembre al 17 novembre, Gitai esplora temi di memoria e convivenza, dando vita a una narrazione vivace e commovente.
La trama: una casa e le sue storie
Un simbolo di diversità
“House” si sviluppa attorno alla storia di una casa a Gerusalemme, diventata testimone delle vite degli arabi e degli ebrei, dei palestinesi e degli israeliani che qui si sono succeduti nel corso di un quarto di secolo. Ogni personaggio porta sul palco l’eredità della propria cultura, contribuendo così a un tessuto narrativo ricco e variegato. Attraverso questo dialogo multilingue, Gitai intende far emergere le esperienze condivise e le difficoltà quotidiane di convivere in un contesto di tensioni e conflitti. La casa diventa, quindi, non solo il palcoscenico delle loro esistenze, ma una metafora potente delle possibilità di dialogo e comprensione reciproca.
Esperienze di vita intrecciate
I protagonisti dello spettacolo narrano le loro storie, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze, emozioni e aspirazioni. Il pubblico può percepire l’eco delle storie trasmesse di generazione in generazione, che rivelano un aspetto della vita a Gerusalemme spesso trascurato nei dibattiti politici. Attraverso il linguaggio teatrale, Gitai celebra la ricchezza della diversità ed invita a riflettere su ciò che unisce le persone, piuttosto che su ciò che le divide.
La regia di Amos Gitai
Un maestro del dialogo artistico
Amos Gitai è riconosciuto a livello internazionale non solo per il suo lavoro nel cinema, ma anche per le sue opere teatrali, dimostrandosi una figura di spicco nel panorama culturale contemporaneo. La sua regia in “House” è intrisa di una sensibilità che oltrepassa le barriere culturali e linguistiche. Gitai sostiene che, in un contesto complesso come quello Medio Orientale, “l’arte assume spesso il ruolo di archeologo: è fondamentale scavare tra i vari strati di memorie e storie per avvicinarsi alle odierne realtà umane.”
Il cast e la produzione
Nel cast di “House”, spiccano Bahira Ablassi, attrice di talento già nota per il suo ruolo in “Laila in Haifa” e Irène Jacob, già celebri per le sue collaborazioni con il regista Krzysztof Kieślowski. Jacob, che riceverà il Leopard Club Award al Festival di Locarno nel 2024, porta la sua esperienza e il suo carisma sul palco, arricchendo ulteriormente la narrazione. La produzione è realizzata in collaborazione con La Colline – Théâtre National di Parigi, un segno della rilevanza internazionale della pièce, già applaudita in vari teatri di tutto il mondo.
Il festival romana europea e il suo significato
Un palcoscenico per la riflessione culturale
Il Romaeuropa Festival si propone di esaminare lo stato dell’arte contemporanea e gli intrecci tra cultura, società e politica. “House” si inserisce perfettamente in questo quadro, offrendo una piattaforma per un confronto necessario e profondo. Attraverso le performances di Gitai, il festival si prefigge di stimolare dialoghi su questioni di rilevanza globale, riflettendo le sfide e le speranze del nostro tempo.
Un’opportunità di incontro e confronto
Il periodo dal 4 settembre al 17 novembre 2023 rappresenta per Roma un momento di grande fermento culturale, in cui la città diventa un punto d’incontro per artisti e spettatori provenienti da diverse parti del mondo. “House” non solo intrattiene, ma invita anche il pubblico a una riflessione profonda sui temi della memoria e della convivenza, sottolineando l’importanza di ascoltare le storie degli altri. In un’epoca di crescente polarizzazione, opere come quella di Gitai si fanno portavoce di un messaggio di speranza e unità attraverso l’arte.