Un drammatico episodio di cronaca ha scosso Udine il 28 aprile 2025, quando una donna è stata assassinata in casa dall’ex marito, ancora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il fatto ha riacceso il dibattito sulle modalità di controllo e prevenzione nei casi di violenza domestica. Questa vicenda coinvolge anche il sistema giudiziario e le misure alternative al carcere che, in alcuni casi, si rivelano insufficienti per garantire la sicurezza delle vittime.
la tragica chiamata d’aiuto del figlio minorenne
La drammatica sequenza è cominciata con il figlio minorenne della vittima, Samia Bent Rejab Kedim, 46 anni. Il ragazzo ha chiesto soccorso ai vicini dopo aver assistito a un violento litigio tra i genitori. Ha riferito di aver visto il padre allontanarsi dall’abitazione con evidenti tracce di sangue addosso. Sono state queste parole a allertare prontamente chi abitava vicino, che senza indugio ha chiamato le forze dell’ordine.
L’intervento della polizia è avvenuto in breve tempo. La squadra mobile ha raggiunto l’appartamento poco dopo le 11 del mattino ed ha trovato la donna già priva di vita. La scena era quella di un’aggressione cruenta, con la vittima colpita con diverse coltellate. Il figlio, ancora sotto shock, ha fornito le informazioni cruciali per il prosieguo delle indagini.
il profilo dell’assassino e le misure giudiziarie precedenti
L’uomo che ha compiuto l’omicidio, Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, era noto alle forze dell’ordine per aver avuto comportamenti violenti nei confronti della moglie. Era stato condannato in passato a cinque anni e quattro mesi per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale aggravata nei confronti della stessa vittima.
Dallo scorso febbraio Saadi si trovava agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Monfalcone, in provincia di Gorizia. Indossava un braccialetto elettronico per monitorare gli spostamenti e garantire il rispetto della sua detenzione domiciliare. Il dispositivo segnalava l’uscita dal domicilio soltanto se avvenuta al di fuori degli orari autorizzati.
il giorno dell’omicidio e la fuga
L’aggressione è avvenuta durante una delle uscite autorizzate di Saadi, concesse due volte a settimana dalle 9 alle 11. Approfittando di questo intervallo, l’uomo si è recato a Udine, dove ha fatto irruzione nell’appartamento dell’ex moglie con l’intenzione evidente di agire contro di lei.
Le ferite inferte erano multiple e concentrate al volto e al corpo, riflettendo un attacco violento e prolungato. Dopo l’omicidio, Saadi ha preso la macchina della donna ed è fuggito. La sua corsa si è però interrotta tragicamente a Basiliano, sempre in provincia di Udine, dove si è scontrato frontalmente con un camion cisterna.
L’impatto è stato fatale: l’uomo è morto sul colpo. Il destino ha mostrato una sorte crudele, chiudendo il capitolo di questa violenza domestica con due morti in poche ore.
il dibattito sulle misure di controllo e prevenzione
Durante una conferenza stampa in Questura, il procuratore di Udine, Massimo Lia, ha spiegato che in casi simili “sono stati applicati tutti gli strumenti di tutela previsti dalla legge”. Ha però sottolineato la difficoltà nel prevenire fatti del genere, anche quando si seguano procedure rigorose.
Il procuratore ha evidenziato che il braccialetto elettronico registra l’allontanamento solo se supera le finestra temporale autorizzata. Nel caso di Saadi, il segnale si è attivato alle 11, ora di fine uscita permessa. Questo ha limitato la possibilità di un intervento immediato mentre l’uomo era fuori casa.
Lia ha poi distinto questo strumento dal dispositivo previsto per il divieto di avvicinamento, che invece monitora in modo continuo la distanza tra autore e vittima. Questa forma di controllo più stringente non era stata applicata al caso di Saadi. Il procuratore ha osservato che “quando una persona decide di fare del male è molto difficile che qualunque misura diversa dal carcere possa fermarla totalmente.”
L’intera vicenda ha riaperto le discussioni sulle modalità di sorveglianza e sull’efficacia delle alternative alla detenzione in casi di violenze domestiche. Chi ha il compito di valutare e applicare queste misure deve fare i conti con rischi concreti che a volte si traducono in tragedie insanabili.