uomo arrestato in Colombia con valigia di droga, famiglia denuncia assenza di supporto consolare e mistero sulla vicenda

uomo arrestato in Colombia con valigia di droga, famiglia denuncia assenza di supporto consolare e mistero sulla vicenda

Oreste Agostinetti, arrestato in Colombia per traffico di droga, è detenuto senza adeguata assistenza consolare; la famiglia denuncia silenzi e ritardi delle autorità italiane nel garantire tutela e comunicazioni.
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Oreste Agostinetti, 56 anni di Villanova d’Asti, è detenuto in Colombia con l’accusa di traffico di droga; la famiglia nega ogni coinvolgimento e denuncia la mancanza di supporto consolare e comunicazioni ufficiali dall’Italia. - Gaeta.it

La storia di Oreste Agostinetti, 56 anni, originario di Villanova d’Asti, coinvolge traffico di droga, un arresto incomprensibile e una famiglia lasciata nell’ombra. Da agosto è nel carcere La Ternera a Cartagena, in Colombia, accusato di trasporto di cocaina. La famiglia sostiene la sua innocenza e denuncia la mancanza di comunicazioni ufficiali italiane. Il caso resta avvolto in un silenzio difficile da spiegare, con pochi contatti e molte domande senza risposta.

arresto a cartagena: la dinamica e le accuse

Oreste Agostinetti è stato fermato all’aeroporto di Cartagena, mentre stava per imbarcarsi da quel punto verso Madrid. Le autorità locali lo hanno trovato con circa tre chili di cocaina nascosti nel bagaglio. Questo ha portato al suo arresto immediato e all’inizio delle procedure giudiziarie colombiane contro di lui per traffico di stupefacenti. La misura cautelare ha portato Oreste a essere rinchiuso nella prigione La Ternera, senza possibilità di libertà in attesa di ulteriori sviluppi.

La versione ufficiale della polizia colombiana dunque indica la prova del trasporto di sostanze illegali. Ma chi conosce Oreste si dice certo che quella valigia non fosse sua. La famiglia sostiene che l’uomo non ha mai avuto alcun legame con la droga, rimarcando che probabilmente è stato ingannato o usato come involontario trasportatore in un giro criminale più ampio. Si tratta di un aspetto non secondario che complica la vicenda e richiede ulteriori accertamenti.

la famiglia in attesa e senza risposte dalla farnesina

Da mesi la famiglia di Oreste vive una condizione di estrema difficoltà. Il fratello, Giovanni, ha raccontato di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale da parte delle rappresentanze italiane. La notizia dell’arresto è arrivata solo dai media, senza alcuna comunicazione da parte dell’ambasciata o del consolato. Giovanni ha scritto, chiamato e inviato email all’ambasciata italiana a Bogotà senza ottenere un riscontro concreto.

Questo silenzio ha lasciato la famiglia in balia dell’ansia e della preoccupazione, senza sapere se Oreste fosse vivo o morto per un lungo periodo. L’unico contatto diretto è avvenuto grazie a un compagno di cella che ha passato il telefono per una breve chiamata qualche tempo dopo l’arresto. Le richieste di assistenza e tutela sembrano non aver smosso la Farnesina né le autorità diplomatiche italiane, creando un clima d’incertezza e isolamento per Oreste e chi lo attende a casa.

le iniziative politiche e le promesse non mantenute

Il caso ha attirato l’attenzione anche sul piano politico locale. Fabio Isnardi, ex sindaco di Calamandrana e consigliere regionale del Partito Democratico, ha provato a intervenire e a fare pressione sul ministero degli Esteri, chiedendo chiarezza e interventi concreti per la famiglia Agostinetti. La denuncia principale riguarda la mancanza di presa in carico ufficiale e la debolezza della tutela consolare.

Parallelamente, un assistente sociale della prigione di Cartagena ha garantito la possibilità di una videochiamata per far sentire Oreste ai suoi cari e verificarne le condizioni. È trascorso diverso tempo e questa promessa non si è ancora concretizzata, alimentando ulteriori dubbi sul trattamento riservato al detenuto e sull’effettivo interesse delle autorità nel garantire diritti minimi di comunicazione.

implicazioni del caso e riflessioni sulla tutela degli italiani all’estero

La vicenda di Agostinetti si inserisce in un contesto più ampio di situazioni simili in cui cittadini italiani si trovano in difficoltà all’estero, spesso in carceri di paesi lontani e con sistemi giudiziari diversi. Qui il nodo principale è la difficoltà di garantire protezioni adeguate e l’accesso a un processo giusto. Oreste potrebbe essere vittima di una rete criminale che usa corrieri inconsapevoli, ma senza un’assistenza legale e diplomatica efficace, l’iter si complica.

Il caso illumina le carenze nell’assistenza consolare e l’assenza di un canale di comunicazione effettivo tra prigione e famiglia. Il risultato è che un uomo si ritrova disperso in un luogo distante, con scarse opportunità di difendersi o di far sentire la sua voce. Nel frattempo, a Villanova d’Asti, chi lo conosce aspetta notizie concreti, nella speranza di un intervento che porti a un chiarimento, o quantomeno a un processo trasparente e corretto.

La storia di Oreste Agostinetti resta un esempio di come la distanza fisica si traduca in una distanza reale di diritti e di protezioni per chi si trova arrestato fuori dai confini nazionali. Le promesse e le speranze di una videochiamata, le iniziative politiche rallentate, e la nota diffusa dai media sono i pochi segnali in una vicenda segnata da silenzi e ritardi. Villanova d’Asti continua a cercare risposte per Oreste, come molti altri in situazioni simili in paesi lontani.

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