La vicenda di Antonio Cerone, 59 anni di Celano, ha attirato l’attenzione per un episodio giudiziario che si è concluso con un’assoluzione a Avezzano. Accusato di evasione dagli arresti domiciliari, Cerone è stato prosciolto perché non si è potuto dimostrare che avesse lasciato la sua abitazione. La causa risiede in una grave ipoacusia bilaterale che gli impediva di sentire il campanello suonato dai carabinieri in piena notte.
L’accusa di evasione domiciliare e il contesto della vicenda
Il caso parte dal 21 febbraio 2022. Alle quattro e venti del mattino, i carabinieri della sezione radiomobile di Avezzano si presentano alla casa di Cerone in via degli Abruzzi, dove l’uomo si trovava ai domiciliari. I militari suonano diverse volte, aspettano, ma nessuno apre la porta né risponde. Dopo dieci minuti decidono di andarsene ritenendo che Cerone fosse uscito, quindi fanno la segnalazione per evasione. L’accusa sarebbe pesante, con una possibile pena fino a tre anni di reclusione. Eppure il quadro inizia a mostrare crepe già in fase processuale, durante l’esame dei testimoni e la presentazione delle prove.
La condizione di ipoacusia grave e le prove della difesa
In aula emerge che Antonio Cerone soffre di ipoacusia grave bilaterale, una perdita uditiva che limita molto la percezione dei suoni. La difesa, rappresentata dall’avvocato Alessandra Di Renzo, ha prodotto documentazione medica precisa che attesta questa disabilità. Inoltre, nuove testimonianze spiegano che l’uomo aveva sempre risposto ai controlli domiciliari in passato. Le autorità avevano concesso permessi per cure mediche e durante altri controlli Cerone era stato trovato regolarmente in casa. Tutti elementi che mettono in dubbio la versione dei carabinieri e suggeriscono che l’uomo non fosse effettivamente evaso.
La decisione del tribunale di avezzano e il principio del ragionevole dubbio
Il giudice Anna Cuomo, al termine del processo, sottolinea che non è emersa alcuna prova concreta della fuga dai domiciliari. La diagnosi di sordità, l’orario mattutino del controllo e le precedenti volte in cui Cerone aveva aperto rendono credibile l’ipotesi che non abbia sentito il campanello. Il tribunale applica il principio fondamentale del diritto penale: in caso di ragionevole dubbio, non si può condannare. Così la sentenza riconosce che si è trattato più di un malinteso dovuto alle condizioni di salute dell’imputato che di un’effettiva evasione. Cerone è stato quindi assolto, in mancanza di elementi certi contro di lui.