La vicenda di Renato Vallanzasca, noto ex boss della banda della Comasina, si arricchisce di un nuovo sviluppo legato alle sue condizioni di salute. La Procura generale di Milano, rappresentata dal sostituto pg Giuseppe De Benedetto, ha espresso parere favorevole affinché Vallanzasca possa essere trasferito dalla detenzione in carcere a una struttura di cura idonea. Si attendono ora le decisioni del Tribunale di Sorveglianza, che si riunirà nei prossimi giorni per esaminare la situazione. Le recenti relazioni mediche evidenziano una condizione di demenza che rende impraticabile la detenzione in carcere.
Le condizioni di salute di Vallanzasca
Gravi problemi cognitivi
Il cuore della questione riguarda lo stato di salute dell’ex boss, attualmente recluso. Durante l’udienza di oggi, il magistrato ha illustrato come le relazioni mediche attestino una “condizione di demenza” conclamata e una “incompatibilità” con la vita detentiva. I medici del servizio di medicina penitenziaria hanno recentemente confermato che Vallanzasca soffre di gravi problemi cognitivi, tra cui “paranoia, deliri notturni” e “afasia“, che hanno avuto un impatto devastante sulla sua vita quotidiana.
A causa di queste problematiche, l’uomo ha subito ripetuti ricoveri e ha perso gran parte del controllo su sé stesso, come sottolineato da uno specialista che ha visitato il detenuto. A tal proposito, il neurologo ha raccomandato un immediato trasferimento a una struttura assistenziale specializzata per malati di Alzheimer, suggerendo che le sue attuali condizioni sono “difficilmente compatibili” con la vita carceraria.
Il ruolo della difesa e le richieste
La difesa, rappresentata dai legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi, ha evidenziato la gravità della situazione, sottolineando che le condizioni di Vallanzasca non gli consentono nemmeno di comprendere il significato della pena. Durante l’udienza, i legali hanno esposto una memoria in cui descrivono lo stato di salute dell’ex boss, illustrando dettagli sui suoi sintomi e sul deterioramento cognitivo.
In questo contesto, non è mancata la testimonianza di un amico imprenditore di Vallanzasca, che ha preso parte all’udienza e ha descritto il proprio legame con lui, definendosi un “angelo custode“. La sua presenza sottolinea l’importanza del supporto umano durante un periodo complicato della vita dell’ex mafioso, ponendo l’accento sull’urgenza di un intervento adeguato.
Proposta di trasferimento
La struttura assistenziale
Nel corso dell’udienza, è emersa la proposta di trasferire Vallanzasca in una delle più grandi strutture venete dedicate al trattamento di pazienti affetti da Alzheimer. Questa realtà, situata in provincia di Padova e legata alla Chiesa, ha espresso la disponibilità ad accogliere l’ex boss. I legali hanno già comunicato la gestione della struttura e le precauzioni necessarie per garantire un adeguato monitoraggio della situazione, lontano dalle problematiche di un ambiente carcerario.
In aggiunta, i carabinieri locali hanno fornito rassicurazioni riguardo alla sicurezza della struttura, che si trova a pochi passi da una stazione. Questo aspetto rassicura la difesa e spera possa facilitare l’accettazione della richiesta da parte del Tribunale di Sorveglianza. La speranza è che le condizioni di salute di Vallanzasca possano essere trattate in un contesto sanitario migliore, in grado di garantirgli le cure necessarie.
Il dibattito sull’eventuale modifica della detenzione di Vallanzasca si sposta quindi ora nelle mani del Tribunale, il quale dovrà prendere una decisione in un contesto legale complesso ma con un rilevante elemento umano. Il futuro dell’ex boss si gioca non solo sull’aspetto giuridico, ma anche sulla sua necessità di assistenza medica, un tema prioritario nelle discussioni attuali sul sistema penitenziario.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Sofia Greco