Il settore agroalimentare italiano continua a mostrare segni di evoluzione, con un tasso di autosufficienza che nel 2023 si attesta al 99,2%. Questo dato, estrapolato dal Rapporto 2024 dell’Ismea, offre uno spaccato della situazione attuale, evidenziando i progressi dell’Italia sia sul mercato interno che estero. Tuttavia, il panorama è complesso e variegato, con fluttuazioni significative a livello di comparti specifici, sollevando interrogativi sulla reale sostenibilità di alcune filiere.
L’analisi degli approvvigionamenti nazionali
Nel rapporto dell’Ismea, viene messo in risalto il grado di approvvigionamento delle diverse filiere nazionali e le dinamiche all’interno delle catene globali del valore. Sebbene il dato complessivo di autosufficienza appaia promettente, esistono notevoli differenze tra i vari comparti. I dieci principali prodotti importati dall’Italia includono caffè, olio extravergine di oliva, mais e bovini vivi. La situazione si fa critica, in particolare per il grano e le soia, elementi chiave per l’alimentazione animaliera.
Il rapporto attesta che l’Italia non produce caffè e olio di palma e che la dipendenza dalle importazioni per questi due prodotti è completa. Al contrario, la produzione di prosciutti si attesta a oltre il 60% di autosufficienza. È interessante notare come il mais e la soia stiano manifestando criticità crescenti nel loro approvvigionamento, un aspetto che preoccupa non poco. Negli ultimi venti anni, le importazioni di questi elementi fondamentali sono aumentate drasticamente, portando il tasso di approvvigionamento a livelli preoccupanti: 46% per il mais e 32% per la soia nel 2023.
Le filiere e le dipendenze estere
Un punto cruciale emerso dal rapporto riguarda l’industria pastaria, che presenta una dipendenza significativa dalle forniture estere per il frumento, attestandosi al 44% delle importazioni da nazioni come Canada, Russia, Grecia e Turchia. Allo stesso modo, l’industria dei prodotti da forno si affida per il 64% alle forniture provenienti da paesi come Ungheria, Francia, Austria, Ucraina e Romania. Queste cifre indicano un’evidente vulnerabilità della filiera agroalimentare italiana verso le fluttuazioni del mercato internazionale. La carne bovina non è da meno, con un approvvigionamento sceso a 40% nel 2023, ponendo l’accento su come il 85% del valore delle importazioni di bovini provenga dalla Francia.
Le sfide dell’olio extravergine di oliva
Per quanto riguarda l’olio extravergine di oliva, l’Italia si posiziona come il secondo esportatore mondiale e il principale consumatore. Tuttavia, quasi il 50% del fabbisogno nazionale proviene da forniture estere, in primis dalla Spagna. Questa situazione chiarisce ulteriormente il dilemma che l’Italia si trova ad affrontare: il paese è famoso per il suo olio di alta qualità, ma la dipendenza da fonti esterne rappresenta un rischio significativo per la sicurezza alimentare.
Nello scenario complesso del 2023, l’analisi dell’Ismea fornisce spunti per riflessioni importanti e l’esigenza di strategie più sostenibili per garantire un futuro all’agroalimentare italiano, capace di affrontare le sfide del mercato globale e di puntare su una maggiore autosufficienza senza compromessi sulla qualità.
Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Laura Rossi