Veneto: il preoccupante bilancio del consumo di suolo nella regione

Il Veneto affronta un crescente consumo di suolo, con 1.026 ettari persi nell’ultimo anno e solo il 12% delle risorse destinate alla salvaguardia ambientale, sollevando preoccupazioni per il futuro urbanistico.
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Veneto: il preoccupante bilancio del consumo di suolo nella regione - Gaeta.it

Il consumo del suolo in Veneto è un tema sempre più cruciale, richiamando l’attenzione di istituzioni e cittadini. Secondo una nota dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili Veneto, la regione sta vivendo un costante aumento del suolo consumato, un fenomeno che non sembra affievolirsi. Il presidente Alessandro Gerotto ha sollevato questioni serie circa la gestione delle decisioni urbanistiche, evidenziando il ruolo centrale e, al contempo, gravoso dei comuni nella gestione delle gare d’appalto. Questo articolo esplorerà i dati allarmanti sul consumo del suolo, gli investimenti per la salvaguardia del territorio e il panorama economico della regione.

L’impatto del consumo di suolo in veneto

Negli ultimi anni, il Veneto ha subito un significativo consumo di suolo: nell’ultimo anno, sono stati registrati 1.026 ettari di nuovo suolo consumato, contro 287 ettari di suolo ripristinato. Questa cifra porta a un bilancio netto di 739 ettari, che si somma a quelli annui precedenti, rappresentando l’11,9% dell’intero territorio regionale. Questo dato è allarmante se comparato alla media nazionale, dimostrando una problematica che sta assumendo proporzioni significative in un contesto in cui si richiederebbero interventi urgenti di tutela ambientale.

La distribuzione del consumo di suolo non è omogenea sul territorio. La Lombardia guida la classifica con 908 ettari, seguita dal Veneto, e a ben distanza dalla Puglia e dall’Emilia-Romagna, che rispettivamente registrano 718 ettari e 635 ettari di suolo consumato. Questi numeri non solo indicano una tendenza preoccupante, ma mettono in evidenza anche la crescente incidenza del consumo pro-capite, ora arrivata a 449 metri quadrati per abitante. La crescente pressione sui terreni urbani è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la flessione demografica e la crescente domanda di infrastrutture.

Il ruolo dei comuni nella gestione delle decisioni

Alessandro Gerotto, presidente di Ance Veneto, ha sottolineato come la gestione delle gare d’appalto ricada in gran parte sui comuni, i quali stanno oggi gestendo oltre il 60% delle gare appaltate nel territorio veneto. Questo nonostante le sfide quotidiane che affrontano, quali il personale ridotto e le risorse limitate. La centralità dei comuni nel processo decisionale si scontra con la necessità di una maggiore attenzione verso interventi volti alla salvaguardia del territorio, che attualmente rappresentano solo il 12% del totale delle risorse in gara. Questo è un segnale che denota la necessità di investimenti più sostanziali e mirati al benessere ambientale.

In particolare, le province di Verona e Vicenza si evidenziano per un numero elevato di gare appaltate e per il volume degli importi. Questo può anche riflettere una maggiore attività edilizia e industriale nelle zone, sollevando interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di tali progetti. Gli interventi per la salvaguardia del territorio, purtroppo, sembrano non essere in grado di tenere il passo con l’aumento delle costruzioni e delle infrastrutture.

Il panorama degli investimenti per la salvaguardia del territorio

A dispetto dell’evidente crescita del consumo di suolo, il bilancio degli investimenti per la salvaguardia del territorio è sconcertante. Le risorse destinate alla tutela ambientale non superano i 30 milioni di euro, equivalente al 13,5% del totale delle risorse in gara in tutto il Veneto. Questo sottolinea una carenza non solo di fondi, ma anche di programmazione e priorità politiche rispetto alla salute del territorio.

A livello provinciale, Belluno si distingue per un investimento maggiore in opere di infrastrutture e salvaguardia ambientale, a differenza delle province di Padova, Verona, Treviso, Venezia e Rovigo, dove prevalgono le opere di edilizia civile e industriale. Quest’ultime province evidenziano una quota di risorse a gara significativamente superiore alla media, oltre un terzo delle risorse complessive. Tale squilibrio può portare a conseguenze nefaste per l’ambiente, divenendo un problema di salute pubblica e benessere collettivo.

In un contesto dove la salvaguardia del territorio dovrebbe essere una priorità, i dati sull’investimento e sul consumo riflettono una visione limitata e, in taluni casi, irresponsabile del futuro urbanistico della regione. Verona e Vicenza, in particolare, si segnalano per la loro propensione a investire in opere stradali, suscitando preoccupazione riguardo alla crescita inarrestabile dell’urbanizzazione a scapito dell’equilibrio ecologico e della qualità della vita dei cittadini veneti.

Ultimo aggiornamento il 5 Ottobre 2024 da Armando Proietti

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