Venezia ’81: The Brutalist di Brady Corbet tra arte e sfida alla durata

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Venezia '81: The Brutalist di Brady Corbet tra arte e sfida alla durata - Gaeta.it

A Venezia, il Festival del Cinema ha visto il debutto di "The Brutalist", un film di Brady Corbet che diventa subito oggetto di discussione per la sua durata monumentale di 215 minuti. La pellicola affronta la vita di un architetto ebreo ungherese immigrato negli Stati Uniti, intrecciando realtà e fantasia in un racconto melodrammatico. Nonostante l'alta richiesta di un'interruzione per un panino costoso durante la proiezione, gli spettatori hanno scelto di rimanere fino alla fine, dimostrando l'interesse verso una storia che promette di lasciare il segno.

sinossi del film

la trama di The Brutalist

"The Brutalist" racconta la vita di László Tóth, un architetto ungherese interpretato da Adrien Brody, che emigra negli Stati Uniti nel 1947. La narrazione è caratterizzata da un mix di eventi storici e elementi fantastici che si intrecciano in un dramma complesso e sfaccettato. Tóth, sopravvissuto all'Olocausto, affronta diverse sfide personali e professionali, tra cui la povertà e la separazione dalla moglie malata, interpretata da Felicity Jones, rimasta in Europa. La storia si evolve con la sua scoperta di un mecenate, interpretato da Guy Pearce, che offre a lui un'opportunità di grande prestigio che potrebbe cambiare il corso della sua vita.

Questo film non è solo una cronaca biografica, ma si sviluppa come una rappresentazione simbolica delle lotte artistiche e della ricerca di riconoscimento. Le influenze artistiche e la rappresentazione dell'architettura si rivelano centrali per dare forma a un racconto ricco di emozioni e conflitti interiori.

l'ispirazione: un classico del cinema

Nel suo lavoro, Corbet trae chiari riferimenti da "La fonte meravigliosa", un romanzo che è stato anche adattato in un film con Gary Cooper, il quale affronta le tematiche di un architetto rivoluzionario contrapposto all'establishment conservatore. L'interpretazione di Tóth si allinea idealmente con quella figura di artista in cerca di libertà espressiva e creativa in un contesto troppo spesso dominato da regole rigide e convenzioni.

tematiche e messaggi del film

la figura dell'artista tormentato

Brady Corbet, regista, sceneggiatore e attore, nel presentare "The Brutalist" ha sottolineato come il film sia una riflessione su artisti che, nonostante il talento e la passione, non trovano la possibilità di esprimere le proprie opere. La rappresentazione di László Tóth risveglia una certa empatia poiché il protagonista rappresenta non solo il genio creativo, ma anche le sue fragilità, che affondano le radici in un passato segnato da traumi e sofferenze.

Nel regista si percepisce una volontà di celebrare tutti quegli artisti che, per vari motivi, sono stati costretti a vivere nell'ombra o a non vedere mai realizzate le proprie visioni. L'arco narrativo di Tóth diventa così emblematico della lotta contro il conformismo e lascia trasparire un messaggio universale dedicato a chiunque abbia mai cercato di sfondare barriere artistiche e sociali.

una riflessione sulla durata del cinema contemporaneo

Con una durata di 215 minuti, "The Brutalist" sfida le convenzioni del cinema contemporaneo e l'attenzione dello spettatore. La riunione di una platea affamata e ancorata alla visione, nonostante la pausa imposta, attesta il potere del racconto e della visione artistica di Corbet. Questo elemento diventa un esperimento sociologico e cinematografico su quale sia oggi l'attrattiva della narrazione lunga, che invita a un'introspezione più profonda e a un coinvolgimento emotivo forte.

Il film si muove su un delicato filo tra critica e celebrazione dell'arte, lasciando al pubblico la possibilità di riflettere sull'importanza di dare spazio all'immaginazione e alle emozioni, anche a costo di prolungare l'esperienza cinematografica.

il cast e le performance

un ensemble di talento

Il cast di "The Brutalist" è arricchito dalla presenza di attori come Joe Alwyn, Raffey Cassidy, Stacy Martin, Emma Laird, Isaach De Bankolé e Alessandro Nivola. Ognuno di loro contribuisce a costruire un’esperienza cinematografica complessa e stratificata, in cui il personaggio di Tóth è avvolto da relazioni significative. Le performance innalzano il racconto e arricchiscono la narrazione con sfumature che enfatizzano la fragilità e la determinazione del protagonista.

La scelta di attori di talento permette al film di non perdere mai ritmo e di mantenere alto l'interesse, anche nei momenti più distesi o riflessivi. Le interazioni tra i personaggi, infatti, giocano un ruolo fondamentale nel dipanare la tela narrativa di Tóth e nell'esplorare i suoi sogni, le sue paure e i suoi fallimenti.

Il film di Brady Corbet non è solamente una rappresentazione della vita di un architetto, ma diviene un omaggio all'arte in ogni sua forma e ai tanti artisti che, come László Tóth, lottano per il loro posto nel mondo.

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