La storia di Venezia è indissolubilmente legata ai profumi e alle spezie, un tesoro di aromi che ha attraversato i secoli. Durante un periodo storico in cui la Chiesa limitava l’uso delle spezie, la città lagunare emergeva come un importante centro di scambio tra l’Europa e il Medio Oriente. Oggi, un nuovo libro di Vanessa Caputo, “Profumi – la via italiana all’essenza”, esplora questo affascinante capitolo di storia attraverso un viaggio all’interno di ciò che profumi e sapori rappresentano per la cultura italiana.
Venezia e la via delle spezie
Venezia ha sempre avuto un legame speciale con le spezie e i profumi, un aspetto che le conferisce un ruolo predominante nella storia commerciale dell’Europa. La città, situata in una posizione strategica, è stata per secoli il punto di incontro tra culture diverse, facilitando il commercio di beni preziosi provenienti da diverse regioni del mondo. Dalla Siria e dall’Egitto giungevano zafferano, mirra e gelsomino, mentre dal Marocco si importavano il sandalo citrino e i fiori d’arancio. Non meno importanti erano le spezie provenienti da Costantinopoli e dalle coste del Mar Nero, come il macis, il muschio e la noce moscata.
La “via delle fragranze”, come viene chiamata, rappresenta un percorso sensoriale che intreccia il trader con la botanica e l’arte culinaria. A Venezia, questi elementi non erano solo merci: rappresentavano una connessione culturale con il mondo. Questa storia si riflette nei mercati storici e nei profumi che ancora oggi caratterizzano la città, dando vita a un patrimonio culturale ricco di aromi e colori.
Il volume di Vanessa Caputo
Il libro di Vanessa Caputo, pubblicato da Gribaudo, si addentra nel mondo delle essenze, dei profumi e dei produttori. Uno degli aspetti interessanti è il legame tra i profumi e il cibo, approfondendo le connessioni storiche e culturali che emergono da questo dialogo. Per esempio, gli agrumi siciliani sono presenti nella composizione di molte essenze, in particolare quelle che appartengono alla famiglia esperidata o agrumata, come l’Acqua di Colonia. Questa sinergia tra aromi e sapori evidenzia l’importanza degli ingredienti locali nella tradizione profumiera italiana.
In modo affascinante, il testo di Caputo dedica ampio spazio alla “storia dimenticata del gelsomino“. Un tempo, lungo il litorale ionico, le coltivazioni di gelsomino erano celebri e molto ricercate dai profumieri francesi. Questa attività agricola aveva un’importanza tale che, ancora nel 1945, il litorale istriano e la vicina Sicilia assicuravano da soli metà del fabbisogno mondiale di gelsomino, sinonimo di qualità e arte profumiera.
Il glossario e le prospettive attuali
Caputo conclude il suo viaggio letterario con un utile glossario che sintetizza i termini e le essenze esplorate nel libro. Questo strumento è fondamentale non solo per appassionati di profumeria ma anche per chi desidera approfondire la conoscenza delle spezie utilizzate nel settore gastronomico e in quello cosmetico.
Il volume non si limita a narrare la storia passata, ma si sofferma sulle prospettive attuali. L’arte della profumeria italiana ha subito trasformazioni significative nel tempo, ma continua a mantenere vive le tradizioni storiche e gli ingredienti tipici. La riscoperta degli aromi d’un tempo si intreccia con l’innovazione, seguendo le tendenze contemporanee e le richieste del mercato. Questo racconto di Venezia, delle sue spezie e dei profumi, ricorda che la cultura materiale è un costante dialogo tra passato e presente, tra tradizione e modernità, un patrimonio che merita di essere celebrato e preservato.
Ultimo aggiornamento il 19 Dicembre 2024 da Laura Rossi