Venezia tra gli anni Cinquanta e Sessanta: la mostra dedicata a Raoul Schultz alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna

Venezia tra gli anni Cinquanta e Sessanta: la mostra dedicata a Raoul Schultz alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna

La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia ospita una mostra dedicata a Raoul Schultz, presentando oltre cinquanta opere che esplorano il suo innovativo percorso artistico tra figurazione e astrazione.
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Venezia tra gli anni Cinquanta e Sessanta: la mostra dedicata a Raoul Schultz alla Galleria Internazionale d'Arte Moderna - Gaeta.it

Un’importante iniziativa culturale si svolge a Venezia, dove la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro presenta una mostra dedicata a Raoul Schultz, artista eclettico le cui opere abbracciano un periodo ricco di eventi e trasformazioni. La mostra, aperta al pubblico, include oltre cinquanta opere realizzate dal 1953 al 1970, provenienti sia dalla galleria stessa che da collezioni private. Questo evento non solo celebra la figura di Schultz, ma offre anche uno spaccato di un’epoca eccezionale per la città lagunare, caratterizzata da un fervore artistico e culturale unico.

Il percorso artistico di Raoul Schultz

Raoul Schultz, nato nel 1931 a Lero nell’Egeo e scomparso nel 1971 a Venezia, ha intrapreso un percorso artistico denso di influenze e cambiamenti. La sua carriera prende avvio con la partecipazione alle esposizioni collettive organizzate dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, dove presenta opere di carattere figurativo. Questi lavori iniziali, focalizzati sulla rappresentazione delle architetture veneziane, riflettono il forte legame dell’artista con la città che lo ospita.

Con il passare degli anni, Schultz evolve il suo linguaggio artistico dove emergono le “Prospettive curve” e le “Nuove strutture”, che illustrano un’apertura verso l’astrazione e forme più sperimentali. Durante i primi anni Sessanta, l’artista espande il proprio campo di ricerca, creando opere che dimenticano il limite tra figura e astrazione, integrando elementi di diverse correnti artistiche. Questo periodo segna una svolta fondamentale, in cui Schultz non si limita a esprimere la propria visione artistica, ma esplora le possibilità del mezzo espressivo.

La sua opera è intrisa di surrealismo, un elemento che accompagna tutta la sua produzione. Non mancano incursioni nel dadaismo e in forme di arte comportamentale, segno di una continua ricerca sperimentale. Il ripetuto ritorno al disegno, nonché le annotazioni e cancellature di appunti, rivelano un processo creativo intriso di improvvisazione e riflessione. Tra le sue opere più affascinanti vi sono le “Lettere anonime” e i “Progetti Leonardeschi”, unitamente alle “Toponomastiche”, che sondano tematiche originali e innovative.

Collaborazioni e influssi culturali

Schultz non ha operato in isolamento; le sue interazioni con il mondo letterario e cinematografico hanno arricchito la sua produzione artistica e ampliato le sue connessioni. Tra i suoi amici e collaboratori figurano nomi di spicco come Kim Arcalli, sceneggiatore e montatore, e scrittori come Alberto Ongaro e Goffredo Parise. Queste amicizie non sono state mero contatto, ma hanno generato un flusso culturale che ha influenzato le scelte e le opere dell’artista.

Particolarmente rilevante è il suo legame con il mondo del cinema, che culmina nella realizzazione delle scenografie per il film “Chi lavora è perduto” di Tinto Brass nel 1963. Questo incarico non solo dimostra le abilità poliedriche di Schultz, ma suggerisce anche un’interazione feconda tra arti visive e cinematografiche, un aspetto chiave della cultura veneziana di quegli anni. La combinazione di pittura, illustrazione e scenografia offre a Schultz strumenti diversi per esprimere la sua creatività, sfumando i confini tradizionali tra discipline artistiche.

La mostra della Galleria Internazionale d’Arte Moderna rappresenta un’importante occasione per riscoprire l’opera di Raoul Schultz, un artista che, attraverso la sua visione innovativa e le sue collaborazioni culturali, ha saputo catturare e riflettere la complessità del panorama artistico veneziano degli anni Cinquanta e Sessanta. Con una ricca varietà di opere esposte, il visitatore ha l’opportunità di immergersi in un’epoca di esplorazione e vitalità creativa che ha segnato profondamente la storia dell’arte nella città lagunare.

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