La Val di Sole, un gioiello incastonato tra le montagne del Trentino, è il palcoscenico di una storia che mescola l'amore e la resistenza in un periodo storico turbolento. Il film "Vermiglio", diretto da Maura Delpero, porta sul grande schermo una narrazione profonda e autentica, ambientata nel 1944, quando le vite degli abitanti di un paesino si intrecciano in modo inaspettato. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, il film si distingue per la sua narrazione coinvolgente e l'uso di attori locali, creando un legame unico tra storia e cultura.
Il contesto storico: Val di Sole durante la Seconda Guerra Mondiale
La vita quotidiana in un piccolo paese
Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, la Val di Sole era un luogo segnato dalle tensioni e dai cambiamenti. I piccoli centri abitati, come Vermiglio, vivevano le difficoltà quotidiane di una guerra che feriva la gente e alterava le dinamiche familiari. La comunità di Vermiglio, tradizionalmente unita e coesa, si trovava a dover affrontare le sfide portate dall'occupazione e dalla precarietà. I legami familiari e le relazioni sociali erano al centro della vita dei suoi abitanti, creando un microcosmo in cui ogni persona aveva un ruolo e una storia da raccontare.
La diserzione e l'arrivo di Pietro
In questo scenario, la figura di Pietro, un soldato disertore, rappresenta l’imprevisto che interrompe la routine del paesino. Il suo rifugio a Vermiglio non solo mette in discussione le sue scelte di vita, ma porta anche alla nascita di una storia d’amore con Lucia, la figlia del maestro locale. Questo legame, che va oltre il contesto storico, diventa simbolo di resistenza e speranza. La gravidanza di Lucia segna un momento cruciale in cui le scelte personali e le responsabilità si scontrano con le imposizioni esterne della guerra.
La cinematografia di Vermiglio: un viaggio autentico
La scelta degli attori e l’uso del dialetto
"Vermiglio", l'opera seconda di Maura Delpero, si distingue per la sua scelta di attori non professionisti e per l'utilizzo del dialetto locale. La Delpero ha trascorso un lungo periodo nel paesino, immergendosi nella realtà e nelle tradizioni della comunità per rendere giustizia alla vera essenza del luogo. Ogni attore è stato selezionato con attenzione, non per le loro abilità recitative, ma per la loro autenticità e connessione con il territorio. Questo approccio ha permesso di dar vita a un film che riflette con precisione i colori e le sfumature della vita nella Val di Sole.
Un omaggio a Ermanno Olmi
Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, ha paragonato "Vermiglio" all'iconico "L'albero degli zoccoli" di Ermanno Olmi, sottolineando il parallelismo tra le due opere in termini di attenzione al territorio e di sensibilità verso le storie quotidiane. Questo riconoscimento è un onore per Delpero, che ha sempre ammirato Olmi e la sua metodologia di lavoro. La regista ha dichiarato che l’importanza di rispettare il dialetto e i tempi del posto è fondamentale per trasportare gli spettatori al cuore della storia.
Un viaggio di ricerca e scoperta
La realizzazione di "Vermiglio" è stata un processo lungo e meticoloso. La scelta di girare per mesi nel paesino ha permesso alla regista di catturare le essenze e le storie delle persone. Attraverso una ricerca approfondita e una connessione sincera con il territorio, Delpero è riuscita a creare una narrazione che non solo racconta una storia d'amore, ma esplora anche le dinamiche sociali e le sfide di un popolo in un momento di crisi. La cura con cui il film è stato prodotto si riflette nella sua capacità di evocare emozioni e di fare riflettere, puntando a un cinema che sia un vero specchio della realtà.
Ultimo aggiornamento il 2 Settembre 2024 da Elisabetta Cina
