Un’iniziativa innovativa sta prendendo piede nella Casa di Reclusione di Vigevano, in provincia di Pavia, grazie al progetto “In carcere non si finisce… si ricomincia”. Questa iniziativa, frutto della collaborazione tra la direzione del carcere e le imprese sociali ‘bee.4 altre menti‘ e ‘Divieto di Sosta‘, punta a sviluppare una filiera di attività lavorative all’interno dell’istituto penitenziario. L’idea centrale è che le opportunità lavorative possono avere un impatto significativo sulla vita dei detenuti, contribuendo a ridurre i tassi di recidiva e promuovendo un processo di reinserimento sociale.
Il call center: un’opportunità concreta per i detenuti
Struttura e funzionamento
Da tre mesi, un nuovo call center ha iniziato a operare all’interno della Casa di Reclusione, diventando un fulcro di formazione e lavoro per i detenuti. Questo servizio, che si occupa di assistenza clienti, è stato realizzato grazie al supporto di importanti aziende, tra cui Eolo Spa, Dolomiti Energia, Sielte Spa e TeamSystem. La creazione di questa struttura rientra in un piano più ampio per modernizzare e adattare la vita penitenziaria, trasformando l’istituto in un luogo di formazione e opportunità piuttosto che di esclusione.
Il call center offre diverse tipologie di impiego, come la gestione dei reclami, le validazioni contrattuali, le modifiche ai piani tariffari e attività di back office. Il progetto si distingue non solo per il supporto pratico che fornisce ai detenuti, ma anche per il valore simbolico che rappresenta: il carcere come luogo di rinascita, dove si possono apprendere competenze utili al reinserimento nel mercato del lavoro.
Impatti sulle persone coinvolte
Attualmente, questo nuovo servizio ha già coinvolto nove detenuti con contratti a tempo pieno e altre nove persone stanno seguendo un percorso di formazione per un’eventuale assunzione nel breve periodo. Questa occupazione non solo offre una fonte di reddito, ma consente anche di riempire il tempo trascorso in carcere con attività produttive e gratificanti. Il momento di lavoro quotidiano può contribuire a costruire una routine positiva, che si riflette sul benessere psicologico dei partecipanti e sulla loro motivazione al cambiamento.
La visione del carcere: un nuovo modello di intervento sociale
La missione della direzione del carcere
Rosalia Marino, direttrice della Casa di Reclusione di Vigevano, ha espresso la sua soddisfazione per l’avvio di questo progetto, sottolineando l’importanza di offrire opportunità ai detenuti. Secondo Marino, l’iniziativa nasce dalla volontà di trasformare Vigevano in un carcere che non sia solo un luogo di punizione, ma anche uno spazio di crescita e di riscatto sociale. “Non volevamo arrenderci all’idea che Vigevano dovesse essere un carcere privo di opportunità e di speranze”, ha dichiarato.
Il sostegno delle imprese sociali
Anche Pino Cantatore, presidente di ‘bee.4 altre menti‘, ha messo in luce l’importanza della missione che il progetto rappresenta. “Ci sentiamo investiti da una missione”, ha affermato Cantatore, evidenziando l’intento di portare al di fuori delle mura di Bollate le buone pratiche già sperimentate in altre realtà. Questo approccio mira a garantire che i detenuti di Vigevano abbiano accesso alle stesse opportunità di reinserimento e riscatto disponibili in contesti meno penalizzanti.
L’evoluzione del sistema penitenziario: un passo verso il futuro
Il progetto “In carcere non si finisce… si ricomincia” rappresenta un passo significativo verso un’evoluzione del sistema penitenziario. Attraverso l’integrazione di attività lavorative nel processo di detenzione, si possono creare opportunità di crescita personale e professionale per i detenuti. La creazione del call center a Vigevano è solo l’inizio di un percorso che, se sostenuto adeguatamente, potrà diventare un modello replicabile in altre carceri italiane.
In un panorama caratterizzato da un crescente riconoscimento dell’importanza della riabilitazione e del reinserimento sociale, progetti come quello di Vigevano si pongono come esempi di come una visione rinnovata possa portare a significative trasformazioni. Riconoscere a chi vive in situazioni di difficoltà la possibilità di ricominciare rappresenta non solo un atto di giustizia sociale, ma anche un investimento sul futuro della comunità.
Ultimo aggiornamento il 8 Settembre 2024 da Elisabetta Cina