Negli ultimi giorni, il premier ungherese Viktor Orban ha sollevato un campanello d’allarme riguardo a ciò che definisce “attivismo giurisdizionale”, una dinamica che, secondo lui, minaccia la capacità dei governi nazionali di esercitare la loro leadership. Parlando a Budapest al termine del summit dell’EPC , Orban ha messo in evidenza come questa situazione non riguardi solo l’Ungheria, ma anche l’Italia e altri Paesi europei, evidenziando l’inarrestabile intervento delle Corti europee nelle decisioni politiche interne.
La questione dell’immigrazione e l’accordo Italia-Albania
Orban ha menzionato specificamente l’accordo tra Italia e Albania per la gestione dei flussi migratori, definendolo un esempio significativo di come le decisioni nazionali possano essere influenzate da sentenze europee. Questo accordo è stato concepito per migliorare la gestione dei migranti nel Mediterraneo e rafforzare i confini europei. Tuttavia, il premier ungherese ha evidenziato che le decisioni che ne derivano non sempre rispecchiano le leggi e le volontà nazionali.
Secondo Orban, l’attivismo giurisdizionale porta a una situazione in cui gli sviluppi politici seguono le scelte delle Corti e non quelle dei governi eletti, il che afferma essere problematico per la democrazia stessa. La percezione di un deficit di potere nazionale di fronte alle normative europee è diventata una questione di rilevante importanza nei dibattiti politici contemporanei. Molti governi, inclusi quelli italiani, si trovano a dover affrontare difficoltà nel rispondere alle aspettative dei cittadini riguardo all’immigrazione, come sottolineato da Orban, che ha affermato: “Gli elettori non possono accettare di avere leader che non possono guidare il Paese.”
Le conseguenze per la leadership nazionale
Il premier ungherese ha esposto le implicazioni dell’attivismo giurisdizionale sulle elezioni democratiche e sulla fiducia pubblica. Secondo Orban, i governi si trovano a dover spiegare alle loro popolazioni che non possono implementare politiche che rispondano alle loro esigenze a causa di leggi internazionali che li vincolano. In questo contesto, la legittimità dei leader nazionali viene messa in discussione, perché si ritiene che non possano più rispondere adeguatamente ai voleri dei cittadini.
Questa problematicità non è nuova, ma ha preso nuova forza nel dibattito storico sulla sovranità e l’autonomia dei governi nazionali all’interno dell’Unione Europea. La questione non è solo giuridica, ma anche profondamente politica: gli elettori cercano rappresentanza e risposte concrete, e vedono le limitazioni imposte dall’attivismo giurisdizionale come un fallimento della leadership governativa. Ciò porta a una domanda cruciale: chi si assumerà la responsabilità di prendere decisioni impopolari quando i normativi esterni ne determinano l’impossibilità?
L’urgenza di una riforma del sistema giuridico europeo
In chiusura, le affermazioni di Orban indicano una richiesta di riforma per quanto riguarda il sistema giuridico che regola le relazioni tra le leggi nazionali e quelle europee. La sua posizione si fa portavoce di un sentimento diffuso fra vari Stati membri, dove i leader affrontano il delicato equilibrio tra rispettare le regole europee e mantenere un chiaro mandato dai propri cittadini.
Il suo appello invita a riflettere su come l’equilibrio delle forze politiche possa essere preservato. La necessità di una maggiore attenzione alla dimensione nazionale è evidente, specialmente in un contesto dove la pressione dell’immigrazione fa da sfondo a molte delle scelte politiche più critiche in Europa. La questione dell’attivismo giurisdizionale rimane quindi aperta, richiamando all’azione le coscienze politiche e le esperienze democratiche di ogni singolo Stato.
Ultimo aggiornamento il 7 Novembre 2024 da Sofia Greco