Qual è la prospettiva per le aziende vinicole italiane in un contesto internazionale instabile? Questo è il tema centrale emerso durante il Vinitaly 2025, tenutosi a Verona. In particolare, l’attenzione è concentrata sulle recenti tensioni legate ai dazi imposti dagli Stati Uniti, un punto di preoccupazione per molte imprese, ma la risposta dei buyer sia locali che internazionali porta una ventata di ottimismo.
Obiettivi di export per le imprese vitivinicole
Il salone del vino di Verona ha visto la partecipazione attiva della Camera di Commercio di Irpinia-Sannio, che ha messo in evidenza gli sforzi per rafforzare l’export. La richiesta principale è chiara: ampliare la presenza sui mercati internazionali. Secondo Antonio Capaldo, presidente di Feudi di San Gregorio, i dazi americani hanno creato un’atmosfera di incertezza, ma al contempo hanno rafforzato i legami con i partner commerciali. La sua azienda, che esporta il 30% della produzione, avverte la necessità di affrontare non solo le barriere tariffarie ma anche una crisi più ampia che coinvolge il calo dei consumi di vino.
Capaldo enfatizza l’importanza di una discussione aperta con tutti gli attori del settore. Le aziende devono collaborare per trovare strategie che possano mitigarne l’impatto. La crescita recente nel mercato del vino è evidentemente legata a una preferenza crescente per vini bianchi e varietà autoctone, aspetti che, secondo Capaldo, possono divenire un punto di forza per le aziende vitivinicole irpine.
L’importanza dell’enoturismo
Un altro tema sollevato da Capaldo è quello dell’enoturismo. Questo fenomeno, che unisce cultura e produzione vinicola, rappresenta un’importante opportunità per la Campania. Valorizzando le risorse ambientali e storiche della regione, le aziende possono attrarre visitatori e consumatori, creando sinergie tra turismo e viticoltura. Questa strategia non solo aiuterà a recuperare il mercato locale, ma potrebbe anche alimentare l’interesse estero verso il vino campano.
Fiducia e strategie future per l’export
Milena Pepe, rappresentante della Tenuta Cavalier Pepe, ha registrato risultati positivi e ottimisti durante il Vinitaly. Nonostante le incertezze geopolitiche, Pepe ha sottolineato il fascino dei consumatori americani per i vini italiani. “Se si affezionano a un’etichetta, difficilmente cambiano,” ha detto. La sua azienda attualmente dedica il 40% dei volumi all’export, con presenze in Paesi come Brasile, Stati Uniti e Europa. Le imprese mirano a stabilire intese durature con i mercati esteri, mantenendo al contempo una solida presenza nel canale Horeca in Italia.
Reazioni positive dai produttori sanniti
Le reazioni dei produttori sanniti al Vinitaly sono state altrettanto incoraggianti. Domizio Pigna, presidente della cooperativa La Guardiense, ha commentato che l’incremento del 30% negli appuntamenti con buyer americani è un segno positivo. L’auspicio è di vedere un cambio politico nelle misure sui dazi. Attualmente, l’export contribuisce per il 20% delle vendite, ma Pigna spera di arrivare al 50%, in modo da bilanciare le vendite nel mercato. Il focus non è solo sugli Stati Uniti. Infatti, si sta cercando di solidificare i legami con Germania, Austria e Paesi asiatici come Giappone e Cina.
Il Vinitaly 2025, quindi, nonostante le nuvole che si addensano all’orizzonte con i dazi, mostra anche opportunità concrete per un settore vitale come quello vitivinicolo italiano. Le aziende si stanno attrezzando per affrontare le sfide e valorizzare potenzialità.