Il 57esimo Vinitaly, uno dei più importanti eventi dedicati al settore vitivinicolo, ha aperto i battenti a Veronafiere, a Verona, e proseguirà fino al 9 aprile. Con circa 4mila aziende espositrici e la presenza di 30mila buyer internazionali, tra cui una significativa delegazione di 3mila americani, l’evento ha messo in evidenza le recenti tensioni generate dalle nuove tariffe imposte sul vino proveniente dall’Europa, in particolare dall’Italia. Le disposizioni del governo americano, fortemente volute dal presidente Donald Trump, pongono interrogativi sulla competitività del settore vitivinicolo italiano, costretto a fronteggiare un mercato in evoluzione.
Le reazioni del governo italiano
Alla manifestazione, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso chiaramente la posizione del governo italiano riguardo alle nuove misure: “No a risposte di pancia e a ritorsioni”. Urso ha sottolineato la necessità di ricercare un dialogo costruttivo tra Stati Uniti ed Europa, incentivando la semplificazione e il supporto per le aziende vinicole europee. In questo contesto, il ministro ha anche evidenziato l’importanza di promuovere nuovi accordi bilaterali e rafforzare la competitività del settore vinicolo.
La crisi generata dai dazi americani ha attirato l’attenzione anche della Banca Centrale Europea, la quale prevede un possibile impatto sul PIL europeo variabile da un -0,3% a un -0,5%, con altre stime che ipotizzano anche un calo fino all’1%. Pur considerando la gravità della situazione, Urso ha esortato a mantenere calma e lucidità, dichiarando: “Sentiremo il mondo delle imprese e proporremo alla Commissione Europea una de escalation”. L’esempio del Vietnam, paese che ha reagito azzerando le tariffe americane, è stato utilizzato da Urso come modello di risposta efficace.
Le strategie per difendere il settore vitivinicolo
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, ha ribadito l’obiettivo di evitare guerre commerciali e di porre al centro della strategia una serie di strumenti volti a salvaguardare la competitività delle imprese. Tra queste misure, spicca l’iniziativa del contrassegno di Stato tricolore per le bottiglie di vino, destinata a contrastare la diffusione di prodotti falsificati che potrebbero sfruttare la nuova situazione creatasi.
Lollobrigida ha invitato a considerare il valore del made in Italy, affermando che “non possiamo competere militarmente con gli Stati Uniti, ma siamo una superpotenza alimentare”. Nel corso degli ultimi anni, il vino italiano ha dimostrato una particolare resilienza, superando crisi come guerre, pandemie e atti di terrorismo. Le statistiche parlano chiaro: nel 2024, l’export agroalimentare ha raggiunto un record di 79 miliardi di euro, mentre il vino ha toccato quota 8 miliardi, confermando l’Italia come leader dell’Unione Europea per valore aggiunto agricolo.
Guardare oltre le difficoltà
Nonostante le sfide attuali, i ministri italiani sono ottimisti sul futuro del settore agroalimentare. L’idea centrale è quella di rafforzare le fondamenta su cui poggia l’industria vinicola italiana e di cercare nuovi sbocchi commerciali, specialmente nel mercato statunitense. L’allerta non è soltanto nei confronti dei dazi, ma riguarda anche il clima di sfiducia che inizia a diffondersi tra gli operatori economici, un fattore che potrebbe avere ripercussioni significative sull’andamento del mercato del vino.
La manifestazione di Vinitaly si configura, dunque, come un momento cruciale per discutere, proporre e definire strategie che possano mitigare gli effetti delle nuove politiche tariffarie e favorire la crescita del comparto vitivinicolo, dimostrando che, nonostante le avversità, l’Italia resta un protagonista di primo piano sullo scenario internazionale.