La situazione al policlinico Riuniti di Foggia si sta facendo sempre più critica, con un’impennata di episodi violenti nei confronti del personale sanitario. In soli sei giorni, si sono verificati tre atti di aggressione nel Pronto soccorso dell’ospedale, alimentando la preoccupazione tra medici e infermieri. Il direttore generale dell’ospedale, Giuseppe Pasqualone, ha espresso la necessità di fermare questa spirale di violenza, sottolineando che un intervento immediato è fondamentale per garantire la sicurezza di chi lavora per salvare vite.
L’escalation di violenza al Pronto soccorso
Una situazione insostenibile
Negli ultimi giorni, il policlinico di Foggia è stato teatro di episodi di violenza che destano inquietudine. Il 4 settembre, una vera e propria rappresaglia ha avuto luogo nel Pronto soccorso, quando i familiari di una giovane paziente deceduta hanno aggredito medici e infermieri in modo violento e intimidatorio. Da quel momento, il numero di aggressioni è aumentato notevolmente, creando un clima di spavento tra il personale sanitario. “Tre episodi di violenza in meno di una settimana sono davvero troppi”, ha dichiarato Pasqualone, reclamando sicurezza per i suoi collaboratori e un ambiente di lavoro più sereno.
Le aggressioni più recenti
Le aggressioni continuano ininterrottamente. Nella notte tra il 10 e l’11 settembre, tre infermieri sono stati colpiti da un individuo in stato di alterazione. Le forze di polizia sono intervenute tempestivamente per contenere la situazione e fermare l’aggressore. Ma non è finita. Nel pomeriggio dello stesso giorno, un giovane con il braccio ingessato ha attaccato due infermieri e un vigilante, scatenando ulteriore preoccupazione fra il personale. Il diretto coinvolto ha reagito con violenza a un episodio di malore che aveva colpito il padre mentre attendeva di essere visitato, un gesto che Pasqualone ha definito “incomprensibile e esagerato”.
Le richieste di intervento da parte dei medici
La protesta dei professionisti sanitari
La situazione ha suscitato forti reazioni da parte della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri . Il presidente Filippo Anelli ha gridato allo scandalo per la crescente violenza nei confronti di chi lavora nel settore sanitario. Con toni accesi ha dichiarato: “Basta, non se ne può più! O il governo e la regione intervengono subito, o si chiuda l’ospedale”. Anelli afferma che i medici e gli infermieri non devono essere costretti a lavorare in un clima di paura e insicurezza.
L’appello a proteggere gli operatori sanitari
Anelli ha sollecitato un tempestivo intervento delle forze dell’ordine e delle autorità competenti, invitando a mettere in campo risorse adeguate per garantire la sicurezza del personale. “Mandate l’esercito, mandate chi volete, ma i medici devono essere protetti”, ha esclamato, evidenziando il dramma quotidiano di chi si trova a dover operare in condizioni di alto rischio. Ha chiesto che il governo adotti misure immediate, tra cui l’emanazione di un Decreto-legge per ottenere una soluzione sostenibile a tale emergenza.
Un sistema sanitario in crisi
La precarietà del servizio sanitario nazionale
“La violenza inaudita nei confronti dei medici e degli operatori sanitari è un segnale gravissimo”, ha sottolineato Pierluigi De Paolis, presidente dell’Ordine dei medici di Foggia. Il servizio sanitario nazionale sta vivendo un momento di crisi, aggravato dalla carenza di personale e dall’aumento delle richieste nei pronto soccorso. Molti medici più anziani stanno valutando di lasciare le loro cariche a causa della crescente violenza, mentre i giovani professionisti si mostrano riluttanti ad accettare borse di studio che espongono a ulteriori rischi. Questo scenario desta inquietudine e pone gravi interrogativi sul futuro della salute pubblica in Italia.
La necessità di un intervento radicale
La situazione di emergenza nei pronto soccorsi come quello di Foggia richiede una riflessione profonda e un intervento immediato da parte delle autorità sanitarie e politiche. È fondamentale ripristinare la fiducia nel sistema sanitario, garantendo che i professionisti della salute possano operare in un ambiente di lavoro sicuro e protetto. La società deve riconoscere il valore del lavoro svolto da questi individui e intervenire affinché episodi di violenza come quelli verificatisi al policlinico diventino solo un triste ricordo del passato.