Le ultime statistiche sul supporto giudiziario per donne e bambini che escono da situazioni di violenza domestica rivelano una realtà preoccupante. Secondo un’indagine condotta dal Goap, associazione attiva dal 1999 con il centro antiviolenza di Trieste, il livello di protezione offerto dalle autorità legali sembra insufficiente. Nel contesto di questo report, vengono analizzati i dati provenienti da un campione significativo di donne che hanno cercato aiuto presso l’associazione, gettando luce su un tema delicato e urgente.
Risposte giudiziarie inadeguate
Dall’analisi dei risultati, emerge che solo una minoranza delle donne che hanno intrapreso azioni legali contro i loro aggressori riceve un provvedimento di tutela. Nel campione esaminato, il 55% delle donne aveva presentato una querela o era coinvolto in un procedimento d’ufficio, ma solo il 30% ha riportato un provvedimento a loro favore. Infatti, la condanna del maltrattante è avvenuta solo nel 31% dei casi, mentre nel 36,6% si è registrata un’archiviazione dei procedimenti. È anche significativo il fatto che il 15% delle donne abbia ritirato la denuncia, un indicatore di come le pressioni e le difficoltà possano influenzare le scelte delle vittime.
Le conseguenze di queste statistiche non si limitano solo agli adulti, ma si estendono anche ai bambini coinvolti. L’indagine mostra che nel 72% dei casi, i bambini vengono assegnati a un affido condiviso tra i genitori, nonostante esistano indagini in corso per violenze. Solo il 20% delle situazioni ha portato a provvedimenti di revoca della responsabilità genitoriale nei confronti del padre accusato di violenza. Questi numeri sollevano interrogativi sul bilanciamento della protezione dei minori rispetto alla responsabilità genitoriale.
Riforme e miglioramenti nella tutela
L’indagine sottolinea anche l’impatto delle recenti riforme legislative, come quella Cartabia e quella Roccella, nel migliorare la situazione. Si nota un incremento delle misure di tutela adottate, suggerendo che ci sono segnali positivi dall’attuazione di normative più rigorose. Tuttavia, i dati indicano che la percentuale di affido condiviso continua a rappresentare una pratica prevalente, con attualmente il 52% dei casi, sollevando dubbi sulla sufficienza delle protezioni esistenti per vittime di violenza domestica.
Secondo la psicologa Maria Grazia Apollonio, questi dati non sono solo un motivo di preoccupazione, ma rappresentano anche un’opportunità per intensificare la collaborazione fra tribunali, forze dell’ordine e servizi sociosanitari, affinché le situazioni di vulnerabilità vengano gestite in modo più adeguato. È essenziale che il sistema giuridico risponda in modo efficace alle esigenze di donne e bambini, rafforzando il loro diritto a una protezione adeguata.
Aumento degli accessi ai centri antiviolenza
L’analisi dei dati relativi agli accessi presso il Goap rivela un incremento significativo. Secondo quanto riportato da Tatjana Tomicic, operatrice dell’associazione, negli ultimi 12 mesi il numero di nuove donne che hanno cercato aiuto è aumentato dell’11%, con passaggio da 282 a 312 casi. Complessivamente, le donne accolte hanno visto un incremento del 30%, passando da 399 a 518. Questo cambiamento indica non solo una crescente consapevolezza del problema, ma anche una maggiore fiducia nel cercare supporto dopo eventi tragici.
Particolarmente rilevante è l’osservazione che il caso di Giulia Cecchettin ha portato a un crescente numero di ragazze di età inferiore ai 25 anni che si rivolgono ai centri antiviolenza. Se in passato costituivano il 15% del totale degli accessi, ora rappresentano il 18%, segno di un cambiamento culturale che invoglia le giovani a cercare aiuto. La sensibilizzazione su questi temi, abbinata a sforzi di comunicazione più efficaci, appare fondamentale per dare voce e sostegno a chi sta affrontando violenze e abusi.
Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Laura Rossi