Violenza e intimidazioni a Napoli: Emanuele Marsicano gestisce il clan dal carcere

Un’indagine della DDA di Napoli rivela come Emanuele Marsicano, detenuto, continui a controllare il clan Marsicano da carcere, orchestrando intimidazioni e estorsioni nel quartiere di Pianura.
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Violenza e intimidazioni a Napoli: Emanuele Marsicano gestisce il clan dal carcere - Gaeta.it

Un’indagine condotta dalla Squadra Mobile e dalla DDA di Napoli ha rivelato quanto possa essere radicata la criminalità organizzata nel quartiere di Pianura. Al centro di tutto c’è Emanuele Marsicano, il presunto capo della famiglia Marsicano, che, nonostante si trovi in carcere, continua ad esercitare il suo controllo attraverso ordini e minacce di morte. Le intercettazioni telefoniche hanno svelato dettagli inquietanti di come il clan gestisca il proprio “business” illegale anche da dietro le sbarre.

La gestione del clan dal carcere

Emanuele Marsicano, attualmente detenuto nelle carceri di Tolmezzo e Terni, ha orchestrato una serie di azioni intimidatorie attraverso diverse comunicazioni con i suoi affiliati. Tra queste, un’intercettazione ha rivelato le sue minacce a un “capo-piazza” locale, invitandolo a far recapitare denaro a casa sua e avvertendolo della sua potenziale vendetta: “Prega la Madonna che non esco da qui dentro… ti faccio saltare tutta la casa in aria”. È evidente come, anche recluso, Marsicano sia riuscito a mantenere il controllo sul territorio e a intimidire chiunque si opponga al suo potere.

Le autorità hanno documentato smartphone e altre tecnologie utilizzate dal clan per continuare a gestire gli affari illeciti. Il leader criminale si è avvalso di questi strumenti non solo per impartire ordini, ma anche per coordinare attacchi ai rivali e garantire il pagamento del “pizzo” da parte di commercianti e gestori di attività nel quartiere. Questo scenario ha messo in luce la facile integrazione tra tecnologia e criminalità, una realtà che non sorprende quando si osservano le dinamiche delinquenziali in alcune aree di Napoli.

L’escalation di violenza e l’omicidio di Antonio Gaetano

Una delle più gravi conseguenze dell’attività di intimidazione orchestrata da Marsicano è stato l’omicidio di Antonio Gaetano, noto con il soprannome di “Biscotto”. In un clima già teso a causa di un fallito agguato, Marsicano non ha esitato a minacciare la vittima direttamente da dietro le sbarre. “Fai una cosa, fai l’imbasciata a biscotto, diglielo: ‘fujetenne’”, diceva nelle sue conversazioni.

Le indagini hanno accertato che Patrizio Cuffaro, oggi tra gli arrestati, ha preso parte all’azione coordinata dal boss, colpendo Gaetano con colpi di pistola calibro 9, ferendolo gravemente. Il risultato di questo scontro tra bande ha portato alla morte di Gaetano il 23 marzo 2023, a seguito di un successivo attacco avvenuto mentre si trovava in auto lungo il lungomare di Napoli. Dopo circa dieci giorni di agonia, il colpo fatale giunto al petto di un giovane pescatore innocente ha reso palpabile l’orrenda realtà della violenza causata dalla criminalità.

Estorsioni e il sistema criminale a Napoli

La criminalità organizzata nella zona di Pianura si regge su un sistema di estorsioni che ha portato alla luce, attraverso le indagini, l’operato incessante dei clan. La rete di intimidazioni e minacce si è estesa dal controllo dei commercianti a quelli che gestiscono attività di spaccio e vendita di prodotti di contrabbando. Alcuni dei commercianti colpiti dalle estorsioni si sono visti costretti a pagare somme considerevoli per garantire la loro sicurezza e il prosieguo delle loro attività.

L’operazione condotta dalle forze dell’ordine ha portato all’arresto di quindici persone, smascherando un’organizzazione criminale ben rodata. La polizia ha potuto dimostrare il modus operandi del clan e la costante necessità di estorcere denaro ai diversi anelli della catena commerciale. L’inchiesta non solo mette in luce l’impatto della criminalità sul tessuto sociale della zona, ma evidenzia anche le difficoltà di accedere a una giustizia equa in contesti simili.

Attraverso un’analisi più attenta del fenomeno, appare chiaro come le intimidazioni e la violenza si intreccino con la vita quotidiana dei residenti, lasciando spesso un clima di paura e sottomissione. La resa dei conti tra bande e la lotta per il controllo del territorio non accenna a placarsi, e le autorità continuano a cercare modi per fermare questa spirale di violenza che segna profondamente la vita di molti.

Ultimo aggiornamento il 25 Novembre 2024 da Marco Mintillo

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