Violenza in Pakistan: scontri sanguinosi tra sostenitori di Imran Khan e forze di sicurezza

In Pakistan, manifestazioni violente a Islamabad per la liberazione dell’ex premier Imran Khan si intrecciano con scontri settari nel nord, mentre le autorità affrontano crescenti tensioni politiche e sociali.
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Violenza in Pakistan: scontri sanguinosi tra sostenitori di Imran Khan e forze di sicurezza - Gaeta.it

Ultimamente, il Pakistan è stato teatro di tumultuose manifestazioni e scontri, in particolare a Islamabad, dove imponenti gruppi di sostenitori dell’ex primo ministro Imran Khan hanno schierato migliaia di persone per chiedere la sua liberazione. Quattro paramilitari sono stati uccisi e vari feriti tra le forze di polizia e i manifestanti. La situazione è complessa e si interseca con tensioni settarie nelle regioni settentrionali del paese. Il Ministro dell’Interno Mohsin Naqvi ha confermato gli eventi drammatici che hanno caratterizzato la capitale.

Incidenti a islamabad e il coinvolgimento dei paramilitari

In seguito agli scontri tra le forze di sicurezza e i sostenitori di Khan, il Primo Ministro Shehbaz Sharif ha descritto come i paramilitari siano stati “travolti da un veicolo durante un attacco orchestrato” dalle folle. I manifestanti sono accorsi a Islamabad chiedendo la scarcerazione di Khan, mentre le forze di polizia hanno confermato che almeno cinquanta manifestanti e un numero significativo di agenti sono rimasti feriti, ricevendo assistenza medica. La città è fortemente blindata per contenere la crisi, con le autorità locali che affrontano una situazione sempre più esplosiva.

Proprio mentre i manifestanti stanno cercando di forzare l’accesso a luoghi chiave della capitale, crescono le preoccupazioni per la sicurezza di tutti i coinvolti. Questa escalation della violenza ha anche attirato l’attenzione di diverse organizzazioni internazionali, che monitorano la situazione con grande preoccupazione.

Scontri settari e tensioni nel nord del paese

Parallelamente alle violenze avvenute a Islamabad, le regioni del nord del Pakistan stanno vivendo una recrudescenza di conflitti tra diverse fazioni religiose, in particolare tra sunniti e sciiti. Dopo una fragile tregua concordata di recente, i combattimenti sono ripresi e le notizie di ulteriori scontri continuano a circolare, in particolare nel distritto di Kurram, situato nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. Tale area è ben nota per la sua eterogeneità religiosa e per le tensioni settarie che di tanto in tanto esplodono in violenza.

Il vice commissario di Kurram, Javedullah Mehsud, ha avvertito che dagli avamposti tribali continuano ad arrivare resoconti di violenze e scontri armati. Questi eventi stanno ulteriormente complicando la situazione già tesa, poiché la folla di manifestanti proveniente dalla regione, molti dei quali sono sostenitori del Pakistan Justice Movement di Khan, si sta dirigendo verso Islamabad. La crescente conflittualità nella regione settentrionale esercita una notevole pressione sulle autorità, le quali si trovano a dover fronteggiare due crisi contemporaneamente.

L’eredita politica di imran khan e l’attuale amministrazione

Imran Khan, ex primo ministro, è attualmente in carcere e affronta accuse di istigazione alla violenza che risalgono a maggio 2023, quando i suoi sostenitori hanno attaccato installazioni militari. Questo processo ha alimentato il malcontento tra i suoi seguaci, che vedono la sua detenzione come un’ingiustizia politica. La sua detenzione ha inevitabilmente influenzato il clima politico e sociale, intensificando le proteste in tutto il paese.

L’attuale premier ad interim, Anwaar-ul-Haq Kakar, appartenente alla maggioranza sunnita, ha cercato di mantenere una postura neutrale, sebbene la sua connessione con l’establishment militare e le sue posizioni nazionaliste abbiano destato preoccupazioni tra i critici riguardo all’inclusività del governo verso le minoranze, in particolare verso la popolazione sciita.

Sotto il governo di Khan, il suo partito aveva cercato di promuovere una narrativa di unità nazionale. Tuttavia, il panorama attuale mostra un’inasprimento delle tensioni, con molteplici sfide politiche e sociali da affrontare.

La richiesta di moderazione da parte degli stati uniti

In un contesto così teso, gli Stati Uniti hanno richiamato entrambi i gruppi – manifestanti e autorità pakistane – a esercitare moderazione. Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha espressamente dichiarato la necessità per i manifestanti di procedere pacificamente, evitando atti di violenza, mentre esortava le autorità pakistane a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Questa richiesta internazionale si inserisce in un quadro complesso, dove le autorità devono bilanciare l’ordine pubblico e i diritti civili, in una nazione in cui le tensioni politiche e sociali continuano a crescere. La risposta delle autorità locali e la reazione dei cittadini diventeranno determinanti nel prossimo futuro per comprendere come evolverà questa crisi in Pakistan.

Ultimo aggiornamento il 26 Novembre 2024 da Marco Mintillo

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