La situazione in Siria si sta aggravando rapidamente. A partire dal 6 marzo, l’Onu ha registrato un aumento allarmante della violenza, culminato in un massacro rivolto contro la comunità alawita lungo le coste del paese. I dati forniti dall’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani rivelano che almeno 111 civili sono stati sterminati, ma il numero reale delle vittime potrebbe superare 1.000, secondo le stime dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, che riferisce di 1.383 morti. La brutalità di tali attacchi, contrassegnati da giustizie sommarie, ha suscitato paura e rassegnazione tra la popolazione.
Attacchi mirati alle comunità alawite
Le segnalazioni parlano di attacchi coordinati nelle province di Tartous, Latakia e Hama. Video e testimonianze raccapriccianti documentano decine di corpi abbandonati lungo le strade, frutto di esecuzioni sistematiche. I gruppi armati, tra cui Hay’at Tahrir al-Sham , hanno messo in atto un piano strategico di sterminio basato sull’appartenenza religiosa. Molti civili sono stati interrogati prima di essere uccisi, creando un clima di terrore e incertezza.
La comunità alawita, da sempre nella mira di aggravante conflitto settario, è stata colpita in modo particolare. Le esecuzioni hanno coinvolto uomini, donne e bambini, con storie agghiaccianti di sopravvissuti che raccontano di uomini fucilati davanti ai loro cari. La mancanza di protezione ha costretto numerosissime famiglie a fuggire in cerca di salvezza.
Violazioni dei diritti umani e attacchi agli ospedali
Il vento della violenza non ha risparmiato nemmeno gli ospedali. Tra il 6 e il 7 marzo, strutture sanitarie a Latakia, Tartous e Baniyas sono state aggredite da gruppi armati che si sono scontrati con le forze di sicurezza. Questi attacchi hanno causato gravi perdite tra pazienti, personale medico e studenti, oltre a danneggiare in modo irreparabile le strutture sanitarie.
Le violazioni dei diritti umani si estendono al saccheggio di proprietà private e pubbliche, realizzato da individui che si sono approfittati della situazione di caos. Civili, in stato di necessità, sono stati costretti a lasciare le proprie case per rifugiarsi in aree rurali o presso basi militari russe, tra cui quella di Hmeimim. Le autorità locali hanno dichiarato il termine delle operazioni di sicurezza il 10 marzo, anche se gli scontri continuano a verificarsi, alimentando il clima di paura.
La reazione della comunità internazionale
In questo contesto di crisi umanitaria, l’Unione Europea ha registrato un controverso invito a Asaad al-Shaibani, rappresentante di Hts, per partecipare alla conferenza ‘Standing with Syria’ a Bruxelles, prevista per il 17 marzo. Questo invito ha sollevato interrogativi, dato che il regime di Hts e il suo leader Al Jolani sono accusati di atrocità settarie.
La portavoce della Commissione Europea, Anitta Hipper, ha confermato l’invio dell’invito, scatenando polemiche date le accuse pesanti contro il movimento di Al Jolani. Mentre l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha chiesto indagini sincere e imparziali, rimane da chiarire se la giustizia sarà mai portata alle vittime di questa ondata di violenza. Il futuro dei diritti umani in Siria appare incerto, mentre le violazioni continuano a verificarsi e il dolore tra la popolazione alawita aumenta.