Votazione carceraria in Ecuador: oltre cinquemilacinquecento detenuti esercitano il diritto di voto

Votazione carceraria in Ecuador: oltre cinquemilacinquecento detenuti esercitano il diritto di voto

In Ecuador, le elezioni presidenziali del 13 aprile si svolgono tra tensioni e insicurezza, con esclusioni di detenuti dal voto in carceri critiche a causa della violenza dei gruppi criminali.
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Votazione carceraria in Ecuador: oltre cinquemilacinquecento detenuti esercitano il diritto di voto - Gaeta.it

Il 13 aprile segna un giorno cruciale per l’Ecuador, con la conclusione della campagna elettorale per le elezioni presidenziali che vedono contrapporsi il presidente uscente Daniel Noboa e la sfidante Luisa González. In un clima di tensioni e incertezze, si è svolta anche la votazione per i detenuti in carcere, con affluenze e problematiche legate alla sicurezza che hanno caratterizzato l’evento.

Situazione nelle carceri e detenuti aventi diritto

Sebbene oltre 6.218 detenuti avessero il diritto di voto, non tutte le carceri sono state in grado di garantire questo importante diritto civico. Diana Atamaint, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale , ha confermato che due strutture hanno dovuto escludere i detenuti dalla votazione per motivi di sicurezza. Questo dato evidenzia le sfide che il sistema penitenziario ecuadoriano deve affrontare, dove la sicurezza dei processi elettorali può essere compromessa da dinamiche interne alle carceri stesse.

Sospensione del voto in specifici penitenziari

A Portoviejo, la capitale della provincia di Manabì, si è deciso di sospendere il voto nel carcere di El Rodeo, dove 223 detenuti avrebbero potuto esercitare il loro diritto di voto. Le ragioni di questa decisione sono legate alla difficoltà di coordinare un processo che garantisse la sicurezza necessaria per lo svolgimento delle operazioni di voto. La Commissione elettorale ha riconosciuto che non è stato possibile trovare un accordo logico per la sicurezza degli scrutinatori e del personale coinvolto.

El Rodeo è noto per la sua gestione da parte del gruppo narcos di Los Choneros, collegato al potente Cartello di Sinaloa messicano. La violenza all’interno di questo carcere è elevata, con episodi drammatici come quello di pochi giorni fa, quando quattro agenti penitenziari sono stati assassinati.

Crisi di sicurezza e ulteriori problemi

Un altro carcere escluso dal processo elettorale è quello di Machala, porto e capitale della provincia di El Oro, dove erano 45 i detenuti abilitati al voto. La situazione qui è stata davvero critica, con segnalazioni che evidenziano l’alto livello di violenza. Solo a dicembre scorso, il direttore del carcere, Patricio Morales, è stato gravemente ferito da membri del gruppo criminale Los Lobos, anch’esso alleato di un cartello messicano, il Cartello Jalisco Nueva Generación.

Il clima di insicurezza non è solo circoscritto alle carceri. Il 20 febbraio, la famiglia della sostituta di Morales è stata attaccata, segno che il conflitto tra i gruppi criminali in queste zone non risparmia neppure i familiari delle autorità carcerarie. Queste dinamiche di violenza sollevano interrogativi su come garantire un ambiente sicuro e democratico per tutti i cittadini, anche per quelli detenuti.

Risultati della votazione e prossimi passi

Oggi, la votazione ha coinvolto 5.519 detenuti in 40 carceri, segno di un’affluenza significativa nonostante le difficoltà. Le autorità elettorali prevedono che il voto in El Rodeo e Machala sarà organizzato per la prossima settimana, permettendo così anche ai detenuti di questi istituti di esprimere le proprie preferenze e partecipare al processo democratico che caratterizza queste elezioni presidenziali.

Il quadro è complesso e mostra una nazione in pieno dibattito sul tema della sicurezza e dei diritti civili, stark con l’espansione dei crimini organizzati nelle carceri e l’impatto su un sistema elettorale già messo a dura prova. Il proseguo delle elezioni, con tutte le sfide da affrontare, continuerà a essere sotto la lente d’ingrandimento.

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