Zelensky al Forum di Cernobbio: "L'Ucraina vuole la pace, ma ha bisogno di armi"

Zelensky al Forum di Cernobbio: “L’Ucraina vuole la pace, ma ha bisogno di armi”

Zelensky Al Forum Di Cernobbio Zelensky Al Forum Di Cernobbio
Zelensky al Forum di Cernobbio: "L'Ucraina vuole la pace, ma ha bisogno di armi" - Gaeta.it

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato al prestigioso Forum economico di Cernobbio, sul Lago di Como, attirando l’attenzione sul conflitto in corso tra Ucraina e Russia. Le sue parole hanno messo in evidenza non solo il desiderio degli ucraini di porre fine alla guerra, ma anche l’urgenza di ricevere supporto militare, in particolare armamenti a lungo raggio, per contrastare le aggressioni russe. Questa dichiarazione arriva a oltre due anni dall’inizio dell’invasione russa, segnando un momento cruciale nella lotta dell’Ucraina per la sovranità e la sicurezza.

La realtà di una guerra infinita

La determinazione degli ucraini

Nel suo intervento, Zelensky ha enfatizzato che gli ucraini desiderano fermare la guerra “più di chiunque altro al mondo”, ma senza compromettere la propria cultura, le tradizioni e le città. Gli attacchi continui da parte delle forze russe pongono l’Ucraina in una situazione di difesa costante. Il presidente ha chiarito che, nonostante il desiderio di pace, “non ci sono alternative” all’auto-difesa: “Siamo costretti a combattere per la nostra vita e per quella della nostra nazione”.

Zelensky ha descritto in modo vivido la realtà quotidiana della sua popolazione, minacciata da bombardamenti aerei e attacchi missilistici. Le notti sono piene di timori e l’incertezza regna sovrana. Le sue parole esprimono la volontà di un popolo che lotta per la propria esistenza e le proprie radici, facendo appello alla comunità internazionale affinché non dimentichi l’urgenza della situazione e la necessità di assistenza.

Minacce alla sovranità e all’economia

Durante il forum, Zelensky ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di cercare di “distruggere lo Stato ucraino”. Ha evidenziato come, dietro ai bombardamenti, ci sia la volontà di ridurre in miseria l’economia ucraina, costringendo la popolazione a fuggire. Queste manovre non sono solo azioni belliche, ma un attacco diretto alla dignità e all’identità nazionale ucraina.

Con parole forti, il presidente ha chiarito che la sua nazione non può essere lasciata sola a subire questa aggressione. I legami storici e culturali con l’Occidente sono stati messi a dura prova, e la resistenza si manifesta non solo sul campo di battaglia, ma anche nel cuore di ogni cittadino ucraino.

La richiesta di armi a lungo raggio

Puntare sulle strutture militari russe

Nel suo intervento, Zelensky ha rinnovato la richiesta di armi a lungo raggio da destinare specificamente contro gli aeroporti militari russi. Ha sottolineato che queste armi dovrebbero essere utilizzate esclusivamente per colpire obiettivi militari all’interno della Russia, con l’obiettivo di “rendere insicuro il cielo per le forze russe”. Attraverso un uso mirato e professionale di queste risorse, l’Ucraina intende non solo difendersi, ma rispondere attivamente alle aggressioni.

Zelensky ha dichiarato: “Vogliamo semplicemente la possibilità di colpire i campi d’aviazione militari”, specificando che ciò rappresenta “l’unica forma di utilizzo delle armi che chiediamo”. La sua posizione si inserisce in un dibattito più ampio per un approccio strategico e coordinato da parte delle nazioni partner, al fine di massimizzare l’efficacia della risposta militare ucraina.

La cooperazione con l’Italia e gli impegni internazionali

Successivamente all’incontro, Zelensky ha avuto parole di gratitudine per l’Italia nella sua continua cooperazione con Kiev. Ha ribadito l’importanza della “Formula di pace” proposta nel novembre 2022, evidenziando come gli aiuti internazionali siano fondamentali per garantire che la vita quotidiana degli ucraini possa tornare a essere normale e sicura.

Zelensky ha sottolineato che “nessun genitore dovrebbe trovarsi nella dolorosa situazione di dover seppellire un familiare a causa della violenza”. La richiesta di armi è dunque anche un appello alla responsabilità collettiva, una richiesta di solidarietà da parte delle nazioni democratiche mondiali.

L’incursione a Kursk e le prospettive future

Una mossa strategica sul campo di battaglia

L’incontro con oltre 50 paesi partner presso la base aerea di Rammstein ha visto un’accelerazione delle richieste di armamenti. Zelensky ha menzionato l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk come un cambio di paradigma nella guerra in corso, affermando che questa azione ha “ribaltato le carte in tavola”. Questo sviluppo mostra la crescente determinazione di Kiev a riportare l’aggressione sul suolo russo, una strategia per costringere Mosca alla difensiva.

Secondo quanto detto da Zelensky, la risposta ucraina è un messaggio chiaro: la guerra non deve limitarsi ai confini dell’Ucraina. Il presidente ha fatto riferimento a una nuova offensiva nelle intenzioni di Putin, rimarcando come gli ucraini stiano attuando una controffensiva per alterare il corso del conflitto e ristabilire un equilibrio.

L’assistenza internazionale e le preoccupazioni attuali

In contemporanea, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti ha annunciato un ulteriore sostegno di 225 milioni di dollari per aiutare l’Ucraina nella sua lotta contro l’invasione. Questo pacchetto di aiuti è considerato cruciale in un momento in cui le forze ucraine intensificano le proprie operazioni in territorio nemico.

Le preoccupazioni di Austin riguardano non solo l’espansione della capacità offensiva ucraina ma anche la minaccia persistente che le forze russe pongono, specialmente nella regione del Donbass. I colloqui tra Zelensky e i partner internazionali si concentrano sull’approvvigionamento di armamenti, evidenziando la necessità di missili moderni per rinforzare le difese aeree.

L’aggiunta di nuove risorse militari alla flotta ucraina rappresenta non solo un passaggio fondamentale per la resistenza ma, anche, segna l’impegno della comunità internazionale nel sostenere un paese in lotta per la sua sovranità e dignità.

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