Un clamoroso giro di eventi scuote la cronaca calabrese: Davide Bilardi, 49 anni, ha scelto di collaborare con la giustizia, rivelando dettagli inquietanti sulla trama mafiosa di Reggio Calabria. Arrestato lo scorso ottobre nel quadro dell'operazione "Atto quarto", Bilardi è ritenuto vicino alla cosca Tegano. Le sue dichiarazioni emergono in un contesto giuridico delicato e aggiungono nuovi elementi a un processo già complesso.
Chi è Davide Bilardi e il suo ruolo nella cosca Tegano
Un passato nella criminalità organizzata
Davide Bilardi, ex fedelissimo del boss Paolo Schimizzi, è salito alla ribalta della cronaca per il suo coinvolgimento con la cosca Tegano. Il suo arresto ad ottobre 2023 ha segnato un importante passo nelle indagini contro la criminalità organizzata in Calabria. Registrato nei verbali come "uomo di collegamento tra le famiglie mafiose di Archi e la cosca Libri", Bilardi si è trovato al centro di un intricato gioco di potere mafioso, caratterizzato da alleanze e rivalità.
Ruoli e funzioni nel sistema mafioso
I magistrati hanno descritto il ruolo di Bilardi all'interno della cosca in termini di attività di comunicazione e di gestione degli interessi imprenditoriali. Era responsabile della trasmissione di messaggi tra le varie articolazioni mafiose, una funzione essenziale per mantenere i rapporti e il controllo sui proventi delle estorsioni. Tale posizione lo poneva in una posizione privilegiata per osservare le dinamiche interne e le alleanze tra i diversi gruppi criminali di Reggio Calabria.
Rivelazioni scioccanti in aula: il progetto di attentato a Cosimo Borghetto
I dettagli dell'interrogatorio
Durante il processo "Garden", la Procura di Reggio Calabria ha depositato i verbali di interrogatorio di Davide Bilardi. Le sue deposizioni sono state un fulmine a ciel sereno, rivelando un piano di attentato ai danni di Cosimo Borghetto, un elemento di spicco della cosca Libri. Le affermazioni di Bilardi hanno gettato nuova luce sulle tensioni interne alle consorterie mafiose e sulle lotte per il potere.
Motivazioni dietro l'attentato
Nelle sue dichiarazioni, Bilardi ha spiegato che le tensioni tra Borghetto e altri membri della cosca, come Totò Libri ed Edoardo Mangiola, avevano raggiunto un punto critico. Borghetto, una volta liberato, non riconobbe il ruolo di Filippo Chirico come vertice della cosca, dichiarando di essere il legittimo capo. Questa rivendicazione ha innescato conflitti interni e progetti di omicidio orchestrati da Libri e Mangiola.
Le successive escalation di violenza: tentativi di omicidio e conflitti
I tentativi di eliminazione di Borghetto
Bilardi ha svelato che in due diverse occasioni i membri delle cosche di Cannavò avevano pianificato di assassinare Borghetto. I tentativi di omicidio si sono verificati in luoghi strategici, come Saracinello e nelle vicinanze di una macelleria adiacente al Consiglio regionale. Gli eventi descritti da Bilardi evidenziano il livello di violenza che caratterizza le dinamiche mafiose e le ripercussioni devastanti delle lotte intestine.
Un quadro complesso di alleanze e rivalità
Le dinamiche descritte da Davide Bilardi non solo mettono in luce il tentativo di eliminare Borghetto, ma anche l’instabilità e il caos all’interno delle consorterie mafiose. La sua testimonianza rivela le fragili alleanze che possono disintegrarsi in un attimo, esponendo i membri della stessa organizzazione a violenza e tradimenti. La situazione a Reggio Calabria, quindi, continua a rimanere critica, con ripercussioni significative per l'intera comunità.
L'emergere della figura di Davide Bilardi come nuovo collaboratore di giustizia rappresenta un punto di svolta nelle indagini contro la 'ndrangheta, portando alla luce le complessità di una guerra sotterranea per il potere nel cuore della Calabria.
Ultimo aggiornamento il 16 Settembre 2024 da Laura Rossi
