Afghanistan, il divieto talebano di immagini vivo: una marcia indietro su libertà e diritti

Il divieto talebano di pubblicare immagini di esseri viventi in Afghanistan solleva gravi preoccupazioni per la libertà di stampa e i diritti individuali, segnando un ritorno all’oscurantismo.
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Afghanistan, il divieto talebano di immagini vivo: una marcia indietro su libertà e diritti - (Credit: notizie.virgilio.it)

In Afghanistan, la recente annunciazione da parte delle autorità talebane di un divieto totale di pubblicazione di immagini di esseri viventi ha sollevato preoccupazioni significative riguardo alla libertà di stampa e ai diritti individuali nel paese. Questa misura, imposta dal Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, rappresenta un passo indietro per una nazione già provata da anni di tensioni e conflitti. Scopriamo in dettaglio la portata e le implicazioni di tale divieto.

Il divieto talebano: argomentazioni e applicazione della legge

Il portavoce del Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, Saiful Islam Khyber, ha dichiarato che il divieto di pubblicazione di immagini di esseri viventi si applicherà su tutto il territorio afghano e sarà implementato progressivamente. Secondo le autorità talebane, la diffusione di tali immagini violerebbe le leggi islamiche, in quanto quella visione radicale considera che il loro uso possa condurre all’idolatria. Il regime sostiene che anche la mera rappresentazione di esseri viventi sottrae a Dio la prerogativa di creare, rafforzando una visione estremamente conservatrice e dogmatica nel trattamento delle culture visive.

La misura non è isolata; infatti, i talebani intendono estenderla a ulteriori restrizioni, comprese limitazioni su considerazioni che potrebbero dileggiare o contraddire i principi religiosi islamici. La strategia è chiaramente mirata a controllare il consumo di contenuti visivi da parte della popolazione, limitando l’accesso a smartphone e dispositivi in grado di riprodurre immagini considerati contrari alla loro ideologia. Le conseguenze di questa proposta non si limitano solo ai giornali e canali televisivi, ma si estendono a ogni genere di pubblicazione visiva, profonda riflessione sull’influenza di tali contenuti sulla società.

Un ritorno all’oscurantismo

Con questo provvedimento, l’Afghanistan torna indietro di quasi due decenni. Vigeva già un divieto simile durante il primo regime talebano dal 1996 al 2001, un periodo contrassegnato da pesanti limitazioni agli individui e alla libertà di espressione. Da quando i talebani hanno ripreso il controllo del paese nel 2021, ci sono state ripetute segnalazioni di misure severamente restrittive nei confronti delle donne e delle libertà civili in generale, creando un clima di paura e sorveglianza.

L’effetto cumulativo di queste politiche ha avuto un impatto profondo sulla vitalità della società afghana. La censura, ora avallata giuridicamente, cancella le rappresentazioni visive e, quindi, elimina gli spazi di dialogo e di critica. Oltre a rappresentare un limite drasticamente laico sulla libertà di espressione, il divieto alimenta la tensione tra modernità e tradizione, tra libertà individuali e norme religiose stringenti che caratterizzano il panorama sociale attuale.

Applicazione e conseguenze del divieto

Alcuni dettagli sull’applicazione di questo divieto rivelano che il cambiamento è già in atto. In diverse province, come Takhar, Helmand e Kandahar, il controllo sull’immagine è già una realtà: le autorità talebane non permettono di catturare immagini di esseri viventi, inclusi volti umani nei video pubblicitari o negli spillati gastronomici. Tali misure segnalano un aspetto di enforcement che potrebbe aumentare, influenzando drasticamente il panorama mediatico afghano.

Nonostante le affermazioni che i giornalisti possano continuare il loro lavoro, il clima di paura e intimidazione presenta rischi significativi. La nuova legge potrebbe ostacolare seriamente la pratica del giornalismo, riducendo le possibilità di narrazione autentica e puntuale nei conflitti e nelle sfide quotidiane del popolo afghano. Così, la figura del giornalista, già esposta a vulnerabilità, rischia di trovarsi ulteriormente limitata dalla pressione esercitata dalle nuove normative.

In un contesto così complesso, emerge la necessità di un dibattito internazionale sulle misure adottate dai talebani, rivestendo un’importanza cruciale non solo per il futuro dell’Afghanistan ma anche per l’ecosistema globale delle libertà civili e dell’informazione.

Ultimo aggiornamento il 15 Ottobre 2024 da Marco Mintillo

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