Alta tensione: dodici assoluzioni in appello per il processo sulla ‘ndrangheta a Reggio Calabria

La Corte d’Appello di Reggio Calabria assolve tutti i dodici imputati del processo “Alta Tensione”, sollevando interrogativi sulla solidità delle prove e sull’efficacia della lotta contro la ‘ndrangheta.
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Alta tensione: dodici assoluzioni in appello per il processo sulla 'ndrangheta a Reggio Calabria - (Credit: www.ansa.it)

Il recente verdetto della Corte d’Appello di Reggio Calabria ha portato a un significativo colpo di scena nel processo “Alta Tensione”. Dopo un attento riesame delle prove e delle accuse, tutti e dodici gli imputati sono stati assolti dalle accuse di associazione mafiosa. Questa sentenza segna un punto critico nell’indagine che ha messo in luce le dinamiche della ‘ndrangheta nella regione, particolarmente nei quartieri meridionali della città.

Il processo “alta tensione”

L’inchiesta “Alta Tensione”, avviata dalla squadra mobile nel 2010, ha portato a una serie di arresti legati ai clan Caridi-Borghetto-Zindato, considerati uno dei principali gruppi mafiosi di Reggio Calabria, strettamente alleati con la cosca Libri. La ricerca della Procura ha messo in evidenza il predominio delle organizzazioni mafiose nel controllo di importanti attività economiche e sociali nel sud di Reggio Calabria, in particolare nei quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Queste aree, secondo le indagini, erano teatro di conflitti tra diverse cosche, tra cui Rosmini e Serraino, sottolineando la complessità e l’interconnessione delle operazioni mafiose.

La sentenza della Corte d’Appello rappresenta una decisa inversione rispetto alle aspettative iniziali, poiché l’inchiesta prevedeva un quadro accusatorio molto forte nei confronti degli imputati. Le accuse di associazione mafiosa e i reati ad esse connessi, che avevano portato all’arresto di numerosi esponenti della criminalità organizzata, ora sono cadute, sollevando interrogativi sulla solidità delle prove presentate nel processo di primo grado e sull’approccio della Procura.

Le assoluzioni della corte d’appello

Dopo un attento esame della situazione, la Corte presieduta da Lucia Monaco ha deciso di assolvere tutti gli imputati, tra cui figure di spicco legate al clan, come Bruno Caridi, Natale Iannì, Domenico Malavenda, Gianpiero Melito, Matteo Perla, Vincenzo Quartuccio, Diego Rosmini, Domenico Serraino, Giovanni Zindato ed Eugenio Borghetto, noto come “Gino”. In particolar modo, l’assoluzione di Borghetto, considerato il boss del clan Borghetto e ritenuto promotore di un’associazione mafiosa tra il maggio 2007 e il 30 giugno 2011, ha sorpreso molti analisti legati al fenomeno mafioso.

Il tribunale ha anche chiarito che, per gli anni precedenti al 2007, Borghetto era già stato oggetto di indagine e la sua posizione era stata archiviata, un aspetto che ha inciso profondamente sulla valutazione finale della Corte. È interessante notare che non solo i capi d’accusa di associazione mafiosa sono stati annullati, ma anche altre accuse come quella di intestazione fittizia nei confronti di Biagio Consolato e Giuseppe Parisi, padre e figlio coinvolti nella gestione di una sala giochi legata, secondo l’accusa, alla cosca Zindato, sono cadute nel nulla.

Implicazioni e reazioni al verdetto

La decisione della Corte d’Appello ha suscitato reazioni contrastanti tra gli operatori giuridici e i cittadini di Reggio Calabria. Da un lato, gli avvocati della difesa hanno accolto la sentenza come una vittoria della giustizia e della legalità, evidenziando la necessità di un approccio rigoroso e imparziale nelle indagini mafiose. Dall’altro lato, le autorità e i rappresentanti delle forze dell’ordine esprimono preoccupazione per l’impatto che questo verdetto può avere sulla lotta contro la criminalità organizzata nella regione.

Questa sentenza mette in evidenza la complessità della lotta alla mafia, dove l’efficacia delle indagini e la solidità delle prove sono cruciali per garantire giustizia. È un momento decisivo che potrebbe influenzare future operazioni e inchieste nella zona, dove il controllo mafioso continua ad essere una battaglia aperta. Con il panorama della criminalità organizzata in continua evoluzione, le autorità dovranno rivedere le loro strategie per affrontare una sfida che rimane persistente e profonda nella cultura socio-economica calabrese.

Ultimo aggiornamento il 23 Ottobre 2024 da Armando Proietti

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