Arrestate 19 persone legate a frange ultras: la scelta del silenzio e gli interrogatori di garanzia

L’arresto di 19 esponenti delle tifoserie milaniste svela un sistema di affari illeciti e intimidazioni, ponendo sotto esame le responsabilità delle società calcistiche nel contesto del tifo organizzato.
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Arrestate 19 persone legate a frange ultras: la scelta del silenzio e gli interrogatori di garanzia - Gaeta.it

L’indagine che ha portato all’arresto di 19 esponenti delle tifoserie milaniste ha acceso i riflettori su dinamiche complesse e inquietanti all’interno del mondo del tifo organizzato. Molti di questi arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori di garanzia, un atteggiamento che riflette una strategia comune fra i leader delle Curve Nord e Sud. Le accuse nei loro confronti includono reati gravi, come associazione per delinquere aggravata e estorsione, aprendo la porta a una discussione più ampia sulle questioni legate alla sicurezza nel calcio e all’influenza delle frange ultras.

L’arresto e le accuse: un quadro complesso

Alla base degli arresti ci sono accuse che vanno dall’associazione per delinquere alla fabbricazione di documenti falsi, fino a rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Questi reati sono connessi all’attività di diverse frange ultras, che hanno creato un vero e proprio sistema di affari illeciti, celati dietro la passione sportiva. Durante gli interrogatori nel carcere di San Vittore, diversi leader si sono rifiutati di rispondere, tra cui Francesco Lucci, figura di spicco della tifoseria rossonera, e Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord. Questi silenzi potrebbero essere interpretati come una strategia difensiva, con l’intento di non compromettere ulteriormente la propria posizione legale.

Le audizioni dei coindagati si svolgeranno nei prossimi giorni e si prevede che molti di loro adotteranno la stessa posizione. Questo comportamento gioca a favore di un clima di omertà che pervade il mondo del tifo organizzato. Gli interrogatori metteranno sotto pressione non solo i tifosi coinvolti, ma anche le società calcistiche, che si trovano al centro di un’indagine mirata a identificare eventuali collusioni o responsabilità nell’ambito delle attività illecite perpetrate dagli ultras.

Le società calcistiche sotto esame

Le società calcistiche, pur non essendo direttamente indagate, sono accusate di non aver adottato misure efficaci per distaccarsi dalle realtà ultras. Le indagini hanno evidenziato che, nonostante le società dichiarino di voler mantenere relazioni pulite con le tifoserie, in realtà esistono legami che potrebbero essere utilizzati per illeciti accessi a biglietti, strutture di catering e attività legate ai parcheggi. La Procura ha nominato due consulenti tecnici, Luigi Saporito per l’Inter e Pier Antonio Capitini per il Milan, con il compito di analizzare il sistema organizzativo e le pratiche aziendali delle due squadre, al fine di individuare eventuali vulnerabilità.

Questi esperti dovranno esaminare documenti cruciali, compresi modelli organizzativi, protocolli e contratti d’appalto, nel tentativo di risalire a eventuali irregolarità. La cooperazione delle società sarà fondamentale; in caso di risultati insoddisfacenti, potrebbe scattare un commissariamento, ponendo ulteriori pressioni sulle strutture già in difficoltà. La situazione è complessa, e le prossime settimane si preannunciano decisamente tempestose per chi è coinvolto in questo vortice di indagini.

Pressioni e intimidazioni: il potere dei gruppi ultras

Un aspetto cruciale delle indagini riguarda il potere di intimidazione esercitato dai capi ultras nei confronti delle dirigenze calcistiche. Ciò è emerso chiaramente in vari episodi, come quello avvenuto dopo la partita del 7 aprile 2023 tra Inter e Salernitana. Qui, figure di spicco della Curva Nord hanno avuto un incontro evidente con il calciatore Romelu Lukaku, contestandone le prestazioni e attirando l’attenzione dei media. Questa azione non è stata casuale; i PM hanno sottolineato come tali atti non siano solo motivati dalla passione, ma da un intento preciso di esercitare pressioni sulla società, chiedendo un cambiamento immediato nella gestione dei biglietti.

Le indagini mettono in luce anche attività più oscure, come l’intromissione di soggetti esterni che offrono favori in cambio di privilegi, dimostrando un quadro di illegalità ramificato e preoccupante. Si parla di cooperative pronte a garantire misure alternative alla detenzione, il tutto in cambio di materiale sportivo o vantaggi legati agli eventi benefici organizzati dalle curve. Questo circolo vizioso lascia scoperte non solo le mancanze organizzative delle società calcistiche, ma anche il coinvolgimento di un apparato complesso dove il confine tra sport e illegalità è sempre più labile.

Le prossime settimane in tribunale saranno decisive per capire se, e come, le istituzioni sportive affronteranno questa sfida, in un contesto dove il tifo si mescola sempre di più con affari delittuosi.

Ultimo aggiornamento il 2 Ottobre 2024 da Sara Gatti

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