Arrestato a Genova un giovane operaio del Bangladesh accusato di terrorismo: condannato a tre anni

Faysal Rahaman, operaio 23enne di Genova, condannato a oltre tre anni per adesione al terrorismo e progettazione di atti violenti legati ai talebani, sarà espulso dall’Italia al termine della pena.
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Arrestato a Genova un giovane operaio del Bangladesh accusato di terrorismo: condannato a tre anni - Gaeta.it

Faysal Rahaman, un operaio di 23 anni originario del Bangladesh e residente a Genova, è stato condannato per aver aderito a un’organizzazione terroristica. L’indagine condotta dalla Digos lo ha collocato al centro di attività legate alla Tehrik-i-Taliban Pakistan , un gruppo affiliato ai talebani afghani. Le autorità sono intervenute dopo aver ricevuto informazioni sui suoi comportamenti sospetti e sulle sue aspirazioni di partecipare ad atti di terrorismo.

Le motivazioni della sentenza

Secondo quanto riportato dai giudici, Rahaman ha espresso “plena disponibilità” a sostenere le finalità evulsive dell’organizzazione terroristica, fino ad arrivare a dichiarare il proprio assenso al martirio. La sentenza lo ha condannato a tre anni, un mese e dieci giorni di reclusione in un rito abbreviato. I giudici hanno sottolineato come l’operaio avesse messo in atto una serie di condotte che avrebbero potuto rafforzare l’organizzazione, rendendosi quindi partecipe dell’ideologia violenta tipica di tali gruppi.

L’analisi delle sue comunicazioni e delle prove raccolte ha rivelato una netta adesione alla propaganda terroristica e un attivo coinvolgimento nella diffusione di ideali estremisti. Rahaman, secondo le fonti ufficiali, aveva manifestato il desiderio di partire per l’Afghanistan per unirsi alle forze jihadiste, supportando così un sistema di pensiero considerato una minaccia per la sicurezza interna dei Paesi occidentali.

Le indagini e i legami familiari

Le indagini, portate avanti dal pubblico ministero Federico Manotti della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, hanno avuto inizio a seguito di un episodio che ha destato il sospetto delle autorità. Il fratello minorenne di Rahaman ha presentato a scuola disegni che ritraevano la moschea di Gerusalemme accompagnati da un kalashnikov e dalla scritta “7 sky”. Quelle immagini hanno rappresentato il campanello d’allarme necessario per avviare un’indagine approfondita.

Dopo aver monitorato le attività del giovane, gli investigatori hanno scoperto che Rahaman stava progettando di lasciare l’Italia. Ha cercato informazioni su come viaggiare in Europa pur possedendo solamente la ricevuta per il rinnovo del permesso di soggiorno, insieme ad altri documenti. Queste ricerche hanno destato l’attenzione delle forze dell’ordine, che temevano potesse avere intenzioni di compiere attentati al suo arrivo in altre nazioni.

Attività di auto-addestramento e propaganda

Le evidenze raccolte hanno dimostrato che Rahaman stava seguendo percorsi di auto-addestramento finalizzati a compiere atti di violenza. Gli agenti hanno scoperto che si informava su come usare un fucile mitragliatore AK-47 e sulle tecniche di combattimento militare. In rete, si identificava con il nome di “soldato di Dio”, segno di una radicalizzazione profonda e preoccupante.

Il quadro delineato dalle indagini indica che il giovane operaio fosse non solo un sostenitore delle ideologie terroristiche, ma anche un potenziale esecutore di atti violenti. Le sue capacità di auto-addestramento avrebbero potuto tradursi in minacce concrete per la sicurezza pubblica, il che ha spinto le autorità a prendere provvedimenti tempestivi per fermarlo.

Rahaman, al termine della sua pena, sarà espulso dall’Italia, chiudendo un caso che mette in luce la complessità delle battaglie contro il terrorismo e la radicalizzazione nelle comunità locali. La vicenda solleva interrogativi anche sul monitoraggio dei giovani a rischio di radicalizzazione e sul ruolo delle famiglie nella prevenzione di simili distorsioni ideologiche.

Ultimo aggiornamento il 31 Ottobre 2024 da Armando Proietti

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