Arresti per voto di scambio a Poggiomarino: il sindaco e il vice coinvolti in inchiesta della Dda

Arrestati il sindaco di Poggiomarino e il suo vice per voto di scambio politico-mafioso, rivelando un sistema di corruzione che coinvolge appalti pubblici e la camorra.
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Arresti per voto di scambio a Poggiomarino: il sindaco e il vice coinvolti in inchiesta della Dda - (Credit: www.ansa.it)

L’inchiesta condotta dai Carabinieri di Torre Annunziata e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato all’arresto del sindaco di Poggiomarino, Maurizio Falanga, del suo vice, Luigi Belcuore, e dell’imprenditore Franco Carillo. I reati contestati comprendono voto di scambio politico-mafioso e pressioni indebite nei confronti di un vigile urbano che ha osato segnalare presunte irregolarità in un appalto pubblico. L’operazione mette in luce un sistema di corruzione che collega la politica locale alla camorra, sollevando interrogativi sulla trasparenza e l’integrità delle istituzioni.

Le anomalie nei lavori di metanizzazione

L’inchiesta si è concentrata su lavori di scavo per la metanizzazione a Poggiomarino, dove il vigile urbano coinvolto ha notato comportamenti sospetti. Durante i lavori, anziché ripristinare solo il manto stradale nello spazio dello scavo, si è proceduto a asfaltare l’intera carreggiata, un intervento anomalo che ha insospettito il pubblico ufficiale. Questo comportamento ha attirato l’attenzione del sindaco e del vice sindaco, che avrebbero reagito con toni alterati, invitando il vigile a non interferire nei lavori e a non disturbare coloro che stavano operando.

Le pressioni esercitate dai due funzionari pubblici nei confronti dell’agente di polizia municipale evidenziano un tentativo di insabbiare la situazione e dimostrano una chiara superiorità di potere. La circostanza che nella strada interessata dai lavori vivesse un parente del vice sindaco aggiunge un nuovo strato di complessità alle accuse, suggerendo possibili conflitti di interesse che potrebbero compromettere ulteriormente la credibilità dell’amministrazione locale.

Questo schema di comportamento non è isolato ma si inserisce in un contesto di corruzione sistematica che ha coinvolto e compromesso operazioni di gestione pubblica fondamentali per la comunità. La Dda ha già sollevato interrogativi su altri appalti, compresi quelli relativi alla raccolta dei rifiuti, che sono stati oggetto di indagini per presunti pagamenti di tangenti.

La gestione dei rifiuti e il clan Giugliano

Le indagini non si limitano ai lavori pubblici, ma si sono estese anche alla gestione dei rifiuti a Poggiomarino. Secondo quanto emerso, la precedente amministrazione avrebbe garantito la gestione attraverso il pagamento di una tangente notevole, pari a 300 mila euro. Questa rivelazione mette in evidenza la sussistenza di una rete corrotte che potrebbe coinvolgere non solo i funzionari locali, ma anche imprenditori compiacenti e membri di organizzazioni criminali.

Gli inquirenti hanno identificato Rosario Giugliano, un ex membro di spicco della camorra, al centro delle operazioni del clan che esercitava un’influenza notevole sulle decisioni amministrative. Sebbene Giugliano sia diventato collaboratore di giustizia e abbia beneficiato di una condanna ridotta grazie alla sua dissociazione dalla criminalità, i collegamenti tra il clan e l’amministrazione pubblica sollevano questioni serie riguardo alla necessità di una maggiore trasparenza e di interventi per prevenire situazioni simili in futuro.

La complessa relazione tra politica e criminalità organizzata è emersa durante le indagini, dimostrando la necessità di riforme nella gestione degli appalti pubblici e nella vigilanza sulle pratiche amministrative. L’operato dei Carabinieri e della Dda rappresenta un passo significativo verso la lotta contro la corruzione, ma evidenzia anche l’urgente bisogno di ulteriori misure per garantire l’integrità delle istituzioni.

Ultimo aggiornamento il 22 Ottobre 2024 da Sara Gatti

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