Aumento delle difficoltà per le famiglie: il 42,3% trova la spesa per colf insostenibile

Cresce la difficoltà per le famiglie italiane nel sostenere i costi dei collaboratori domestici, con il 42,3% che li considera insostenibili. Urgenti riforme fiscali sono necessarie per affrontare la crisi.
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Aumento delle difficoltà per le famiglie: il 42,3% trova la spesa per colf insostenibile - Gaeta.it

Nel contesto economico attuale, molte famiglie italiane che si avvalgono di collaboratori domestici regolari affrontano serie difficoltà nel sostenere i costi di queste prestazioni. Secondo un’indagine recente condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, il 42,3% delle famiglie ha dichiarato di ritenere insostenibile la spesa per le colf a luglio 2024. Questo dato segue un tragico trend riscontrato negli ultimi due anni, durante i quali è cresciuta la percentuale di nuclei familiari che faticano ad affrontare tali spese.

La crescente insostenibilità della spesa per i collaboratori domestici

I risultati dell’indagine evidenziano un cambiamento significativo nella situazione economica delle famiglie. Rispetto ai dati del gennaio 2023, in cui solo il 25,6% delle famiglie considerava i costi dei collaboratori insostenibili, la percentuale è aumentata nel luglio 2023, raggiungendo il 36,9%. Oggi, a luglio 2024, questa cifra è salita al 42,3%. Un record allarmante che mette in luce una crisi in atto, particolarmente acuta nei nuclei familiari di livello economico medio. Le famiglie di questo tipo hanno visto la loro quota di difficoltà raddoppiare, passando dal 27,9% nel gennaio 2023 al 55,2% nel luglio 2024.

Le famiglie a basso reddito e medio-basso non sono da meno: quasi otto su dieci di esse giudicano la spesa per colf e badanti insostenibile, confermando le difficoltà già emerse nelle indagini precedenti. Il settore del lavoro domestico, specialmente nei contesti più vulnerabili, si trova in una posizione critica, evidenziando una necessità urgente di intervento e supporto al fine di garantire un adeguato sostegno alle famiglie e ai lavoratori.

Il modello francese e le riforme proposte

Il “modello francese“, adottato per la prima volta tre decenni fa, è stato citato come esempio di buone pratiche. Frutto di riforme efficaci, questo sistema ha portato a una riduzione significativa, pari al 30%, del lavoro irregolare nel settore domestico. Le agevolazioni fiscali incluse nel modello, come uno sgravio orario di 2 euro per ogni ora lavorata da un collaboratore domestico e un credito d’imposta del 50% per il datore di lavoro, rappresentano un importante incentivo.

Assindatcolf ha recentemente organizzato un incontro tra l’intergruppo parlamentare sul lavoro domestico e una delegazione francese proprio per studiare la possibilità di implementare tali politiche in Italia. Attraverso questo approccio, le famiglie potrebbero vedere ridotto il costo orario da 20,27 euro a 9,13 euro, rendendo i servizi domestici molto più accessibili. Un sistema semplice da applicare, completamente online e utilizzabile in anticipo rispetto ai tempi di dichiarazione dei redditi, potrebbe alleviare notevolmente le pressioni economiche sulle famiglie italiane.

La situazione attuale del lavoro domestico in Italia

La regolarizzazione avvenuta nel 2020 ha portato a un incremento del numero di collaboratori domestici, portando però anche a un tasso di irregolarità che ha raggiunto il 51,8%. Le stime attuali suggeriscono che nel 2023 la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, con una previsione che anticipa un incremento del lavoro nero fino al 54%. Su un totale di circa 1.384.000 lavoratori domestici, le proiezioni indicano che 632.000 risultano regolari, mentre 753.000 sono irregolari.

In Italia, le famiglie che assumono collaboratori domestici possono accedere a vantaggi fiscali limitati. La deducibilità dei contributi versati per colf, badanti e baby-sitter è possibile solo fino a un massimo annuale di 1.549,37 euro. Inoltre, esistono detrazioni solo per lunghe assistenze a persone non autosufficienti con un reddito sotto i 40.000 euro, consentendo una minima detrazione annuale di 399 euro. Queste misure appaiono insufficienti per affrontare una crisi che richiede risposte più incisive e strutturali. La preoccupazione rimane alta, e la necessità di riforme si fa sempre più urgenti per garantire stabilità e sostenibilità alle famiglie italiane.

Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Donatella Ercolano

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