La Guardia di Finanza ha eseguito un’operazione di controllo che ha portato al sequestro di quattro aziende tessili situate tra Quinto di Treviso e Preganziol, nel territorio della provincia di Treviso. L’azione è stata condotta per salvaguardare il “Made in Italy” e ha visto il supporto di diverse autorità, tra cui i Vigili del Fuoco, lo Spisal, l’Ispettorato del Lavoro e l’Arpav di Treviso. Questo intervento mette in luce problematiche diffuse nell’industria tessile e le sfide legate alla regolarità delle operazioni in questo settore.
Condizioni igienico-sanitarie e lavoratori irregolari
Due dei quattro laboratori controllati avevano caratteristiche preoccupanti, con ambienti di lavoro che versavano in condizioni di degrado. Le verifiche hanno rivelato la presenza di due lavoratori, di nazionalità pakistana, senza regolare contratto. Inoltre, sono emerse violazioni relative alla gestione dei rifiuti, confermando le preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro. I laboratori sono stati sottoposti a sequestro, con un valore stimato di circa 230mila euro, comprendente 11 macchinari, 8 banchi da lavoro e un muletto.
Le condizioni di lavoro e gli spazi inadeguati non solo mettono a rischio i lavoratori, ma danneggiano anche l’immagine del settore tessile, che si presenta al mercato come sinonimo di qualità e rispetto delle normative. Questo tipo di infrazioni invita a riflettere sull’importanza di pratiche aziendali trasparenti e in linea con le leggi vigenti.
Irregolarità normative e profonde problematiche fiscali
Gli amministratori delle quattro aziende sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Treviso per diverse violazioni, tra cui trasgressioni relative alle norme antincendio e sicurezza sul lavoro. Anche il deposito incontrollato di rifiuti e l’esecuzione di opere edilizie non autorizzate sono stati tra i motivi di accertamento della loro posizione.
Un’ulteriore analisi ha rivelato che in uno degli stabilimenti era presente un deposito di scarti tessili gestito senza il rispetto delle norme che richiedono tracciabilità. In un altro laboratorio, sono state trovate sei stanze abusive, di cui una camera da letto e una cucina, sottolineando la mancanza di rispetto delle regolamentazioni edilizie. Queste scoperte non solo pongono in discussione l’affidabilità di tali aziende, ma mostrano anche un chiaro disinteresse verso la salute e la sicurezza dei dipendenti.
La mala gestione delle aziende e le conseguenze fiscali
Un approfondimento sulla situazione fiscale ha svelato che 14 ditte, tutte sotto la gestione di stranieri, hanno accumulato pendenze tributarie ammontanti a circa 3 milioni di euro. Queste imprese sono state gestite in modo tale da attuare una pratica di “apri e chiudi”, passando da un’amministrazione all’altra senza risolvere le problematiche debitorie. Dopo essere diventate insolventi, hanno spostato personale e macchinari in altre aziende, continuando a operare nella stessa sede con gli stessi clienti e fornitori, cambiando solo il nome e la partita IVA.
Questo sistema della mala gestione ha il potenziale di minare la competitività e la reputazione delle aziende italiane nel mercato globale. La presenza di attività irregolari non solo danneggia i lavoratori, ma può compromettere anche la fiducia dei consumatori nel “Made in Italy”. L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza si inserisce in un contesto di necessità di maggiore controllo e regolamentazione nel settore, per garantire che le pratiche commerciali siano condotte in conformità con la legge.
Ultimo aggiornamento il 18 Novembre 2024 da Sara Gatti