Casa confiscata alla mafia diventa rifugio per giovani LGBT+ nel centro di Roma

A Roma, una casa confiscata alla mafia diventa un rifugio per giovani LGBT+ vittime di violenza e discriminazione, offrendo supporto e opportunità di integrazione attraverso il progetto Refuge Co-Housing.
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Casa confiscata alla mafia diventa rifugio per giovani LGBT+ nel centro di Roma - (Credit: www.adnkronos.com)

Nella capitale italiana, si sta compiendo un passo significativo nella lotta contro la discriminazione e la violenza nei confronti della comunità LGBT+. La casa confiscata alla mafia, situata nel centro di Roma, è stata trasformata in un rifugio per giovani LGBT+ vittime di violenza e discriminazione, grazie all’impegno del Municipio I e alla collaborazione di diverse associazioni e fondazioni. Questa iniziativa rappresenta un importante modello di accoglienza e solidarietà, rispondendo così a una crescente richiesta di spazi sicuri per chi è stato colpito da omobitransfobia e violenze familiari.

La visita ufficiale e l’impegno per i diritti LGBT+

Durante una recente visita alla struttura, Lorenza Bonaccorsi, Presidente del Municipio I, ha sottolineato l’importanza di creare ambienti accoglienti per le vittime di violenza, evidenziando come in Italia si sia ancora lontani dall’offrire adeguate forme di supporto. La Bonaccorsi ha dichiarato: “Abbiamo deciso di dedicare questa casa sequestrata alla mafia per supportare la comunità LGBT+. Questo servizio si aggiunge anche allo sportello di ascolto di Via Angelo Emo, dimostrando che il nostro Municipio è in prima linea per i diritti LGBT+.” Le parole della Presidente evidenziano l’intento del Municipio di impegnarsi attivamente nel garantire un futuro migliore per i giovani vulnerabili, attraverso l’inclusione e la protezione.

Claudia Santoloce, Assessora alle Pari Opportunità del Municipio I, ha confermato tale impegno, evidenziando come l’apertura di questa struttura rappresenti un passo concreto verso la tutela e il sostegno delle persone LGBT+. “La comunità ha bisogno di sapere di avere spazi dove sentirsi al sicuro,” ha affermato. Questa iniziativa non solo fornisce un rifugio fisico ma anche un sostegno morale a chi ha subito esperienze traumatiche legate alla propria identità.

Refuge Co-Housing: un modello innovativo di accoglienza

Refuge Co-Housing LGBT+ è la nuova struttura di Co-Housing gestita da Gay Center, destinata a offrire accoglienza a giovani LGBT+ provenienti da situazioni difficili, come violenze familiari e discriminazioni. Per la prima volta, questo progetto si sta concretizzando al centro storico di Roma, grazie al sostegno del fondo 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e co-finanziato dalla società Flying Tiger Copenhagen, che ha sovvenzionato le spese di ristrutturazione. Questo bene, confiscato alla criminalità, è diventato un simbolo di rinascita e opportunità per giovani in difficoltà.

La struttura, capace di ospitare fino a tre persone in regime di semiautonomia, è stata avviata durante questa estate, con l’intento di creare un ambiente accogliente e sicuro. Marina Marini, Responsabile del Network Refuge LGBT+, ha dichiarato: “Ogni anno riceviamo centinaia di richieste di aiuto tramite la Gay Help Line, che evidenziano l’urgenza di spazi di supporto.” L’iniziativa, dunque, risponde a una necessità concreta, offrendo non solo un rifugio, ma anche un percorso verso l’autonomia per coloro che l’hanno già affrontata.

Un sostegno significativo per il futuro delle vittime

Grazie alla creazione di Refuge Co-Housing, i giovani LGBT+ non solo trovano un luogo dove vivere in sicurezza, ma hanno anche la possibilità di intraprendere percorsi formativi e professionali. Questo supporto si rivela cruciale, poiché molti degli ospiti provengono da situazioni di vulnerabilità che ostacolano la loro integrazione nel mondo del lavoro. L’obiettivo principale del progetto è garantire il diritto all’istruzione e all’opportunità di costruire una carriera, sfidando le discriminazioni frequentemente riscontrate nel tessuto sociale e professionale.

Anna Conti, Vicepresidente dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, ha ribadito il valore di questo progetto: “Crediamo fermamente che l’eliminazione di ogni forma di discriminazione sia fondamentale per la dignità umana.” La partecipazione attiva di soggetti come la Soka Gakkai, in sinergia con altre associazioni e istituzioni, mostra come la comunità sia in grado di unirsi per creare rifugi sicuri e tutelare i diritti fondamentali degli individui. Così, questa casa confiscata alla mafia non rappresenta solo un bene materiale, ma diventa un simbolo di speranza e rinascita per molti.

Ultimo aggiornamento il 22 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

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