Un’importante celebrazione si è tenuta nella basilica di San Vitale, a Roma, per commemorare il 25° anniversario dell’assistenza pastorale dei fedeli romeni di rito latino nella capitale. Durante la Messa, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha sollevato il tema della memoria e della cristianità non divisa, ponendo l’accento sull’importanza di riconnettersi con le proprie radici e identità in un contesto di profondi cambiamenti sociali e storici.
La messa nella basilica di San Vitale
La Messa celebrata dal cardinale Pietro Parolin si è svolta presso la basilica di San Vitale, una struttura storica a fianco del Palazzo delle Esposizioni, in via Nazionale. Occasione della cerimonia era il perpetuo impegno della chiesa verso la comunità romena, una realtà che ha visto varie fasi di sviluppo e cambiamenti nel corso degli anni. Parolin ha utilizzato l’omelia per richiamare alla memoria momenti storici e spirituali passati, sottolineando come la fede possa unire le persone, in particolare quelle che si trovano lontane dalla loro terra d’origine.
Nel suo discorso, il cardinale ha evocato le sfide affrontate dalla comunità romena che si è trasferita da una chiesa all’altra per incontrarsi e celebrare la sua spiritualità. La basilica di San Vitale è diventata un luogo di riferimento e di incontro, un simbolo della crescita e dell’evoluzione della comunità. Parolin ha affermato che i tormenti del presente non devono disturbare la pace interiore delle persone che vivono nella fede, la quale offre conforto e speranza per affrontare le difficoltà.
La memoria come strumento di identità
Un tema centrale dell’omelia è stata l’importanza di “fare memoria”. Il cardinale ha esortato i presenti a riflettere su un passato in cui la comunità cristiana era unita e coesa. Questa memoria storica aiuta a riscoprire le proprie radici e a rimanere ancorati a ciò che è veramente significativo nella vita. Parolin ha messo in evidenza il rischio, molto attuale, di vedere la fede come un mero accessorio da indossare solo in occasioni particolari, piuttosto che come un sostegno costante nella vita quotidiana.
Con riferimenti a momenti storici vitali, il cardinale ha richiamato l’importanza di riconnettersi con la tradizione, citando i primi concili ecumenici e la realtà dei martiri. Tali esperienze, ha detto, devono servire da fonte di ispirazione per ogni fedele. In questo contesto, il cardinale Parolin ha invitato ad utilizzare questo anniversario come motivazione per approfondire la propria fede e riscoprire il significato più profondo dell’agire cristiano.
Affrontare le sfide moderne con speranza
La celebrazione, che ricade nell’ultima domenica prima della Solennità di Cristo Re dell’Universo, ha offerto anche l’occasione per una riflessione sulle sfide della contemporaneità. Il cardinale ha esortato i fedeli a non lasciarsi sopraffare dalla rapidità del cambiamento e dagli eventi turbolenti della storia attuale. Le parole di incoraggiamento hanno sottolineato come sia essenziale mantenere la fiducia nella potenza del Regno di Dio e della fede personale.
Parolin ha esposto l’idea che, anche nei momenti di crisi, è possibile trovare conforto e stabilità, poiché l’amore di Dio offre una base sicura. Ha chiarito che il vero potere non è nelle circostanze esterne ma in una relazione autentica con Dio, che rimane un faro di speranza e di certezza. Con la prossimità del Giubileo della Speranza, il cardinale ha invitato tutti a vivere i momenti difficili senza perdere di vista la grande attesa della fede, sottolineando che, nonostante le tribolazioni, c’è sempre un motivo per sperare e rimanere forti.
Ultimo aggiornamento il 17 Novembre 2024 da Laura Rossi