L’inchiesta sulla tragica morte di Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante deceduta nel giugno 2021 dopo essersi sottoposta a vaccinazione con AstraZeneca, giunge a un punto cruciale. La procura di Genova ha richiesto il rinvio a giudizio per cinque medici dell’ospedale di Lavagna, accusati di grave negligenza e falso ideologico. L’udienza preliminare è fissata per il 16 gennaio 2024 e saranno chiamati a rispondere delle loro azioni nel giorno in cui Camilla ha avuto bisogno di un intervento urgente.
La tragica vicenda di Camilla Canepa
Camilla Canepa ha perso la vita all’ospedale San Martino di Genova, dove era stata trasportata dopo aver ricevuto la dose di vaccino contro il Covid-19. La giovane non presentava patologie preesistenti e non stava assumendo alcun farmaco al momento dell’improvviso deterioramento della sua salute. L’autopsia ha rivelato che la causa della morte è stata una trombosi, ritenuta ragionevolmente attribuibile a un effetto avverso dopo la somministrazione del vaccino. Un caso che ha suscitato grande interesse e preoccupazione sia tra i cittadini che nel settore sanitario.
I risultati dell’autopsia hanno dato un quadro chiaro: la ragazza non era a rischio e il suo decesso poteva essere prevenuto con una diagnosi e cure adeguate. Questo ha spinto gli inquirenti a esaminare le responsabilità degli operatori sanitari coinvolti nella sua assistenza. La Procura sostiene che quattro medici non abbiano effettuato i necessari accertamenti diagnostici richiesti dai protocolli previsti dalla Regione Liguria, in particolare per la sindrome da trombocitopenia indotta da vaccino .
Le accuse nei confronti dei medici
Tra le accuse formulate dalla procura, vi sono omicidio colposo e falso ideologico. Le contestazioni nei confronti dei quattro medici sono gravi, poiché la loro negligenza nel gestire il caso di Camilla potrebbe aver contribuito in modo diretto alla sua morte. Secondo i pubblici ministeri Francesca Rombolà e Stefano Puppo, la mancata attuazione dei test diagnostici previsti avrebbe impedito di identificare tempestivamente il problema e adottare le giuste terapie.
La sindrome associata alla trombosi vaccinale è riconosciuta e, seguendo il protocollo stabilito dalla Regione, gli operatori sanitari avrebbero dovuto eseguire una serie di esami specifici per valutare correttamente la condizione della paziente. Il fatto che Camilla non ricevesse le cure tempestive necessarie ha sollevato interrogativi sulla formazione e sull’adeguatezza delle risorse mediche disponibili presso il pronto soccorso.
L’udienza preliminare e cosa accadrà
Il giudice per l’udienza preliminare Carla Pastorini avrà il compito di esaminare le evidenze. La decisione di rinviare a giudizio gli indagati richiede un’attenta valutazione dei margini di responsabilità e delle prove fornite dai pubblici ministeri. L’udienza è prevista per il 16 gennaio e in quell’occasione, verrà stabilito se i cinque medici saranno sottoposti a processo.
La posizione di ciascun medico sarà difesa dai rispettivi legali, che mirano a dimostrare l’assenza di colpevolezza. La comunità locale e le famiglie dei giovani che ricevono vaccinazioni saranno attentamente monitorate per la pressione emotiva di questa indagine, soprattutto considerando l’accaduto straordinario legato ai vaccini e alla pandemia. La vicenda di Camilla ha scosso l’opinione pubblica e ha spinto a riflettere sui rischi legati alla vaccinazione, evidenziando al contempo la necessità di una maggiore attenzione nella somministrazione e nel monitoraggio post-vaccinale.
Ultimo aggiornamento il 31 Ottobre 2024 da Laura Rossi