Confermate le condanne contro la ‘ndrangheta nel Comasco: processo Cavalli di razza

La Corte d’Appello di Milano conferma le condanne nel processo “Cavalli di razza”, infliggendo pene fino a 16 anni per figure chiave della ‘ndrangheta, rafforzando la lotta alla criminalità organizzata in Lombardia.
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Confermate le condanne contro la 'ndrangheta nel Comasco: processo Cavalli di razza - (Credit: www.ansa.it)

La Corte d’Appello di Milano ha emesso un verdetto significativo per il contrasto alla criminalità organizzata sul territorio lombardo. Le condanne originate dal processo “Cavalli di razza”, che ha visto coinvolte diverse figure di spicco della ‘ndrangheta nel Comasco, sono state confermate, con pene che arrivano fino a 16 anni e 10 mesi di reclusione. Questi sviluppi segnano un’importante fase nel contrasto alle infiltrazioni mafiose in Lombardia, mettendo in evidenza gli sforzi delle autorità giudiziarie nella lotta contro le organizzazioni criminali.

Le condanne confermate dalla Corte d’Appello

Il procedimento in oggetto si è già manifestato in modo significativo nel sistema giudiziario, portando a oltre 30 condanne già inflitte in un primo momento attraverso il rito abbreviato. Quelle venute alla luce fino ad ora ammontano a più di 200 anni di reclusione, con Bartolomeo Iaconis, storico boss della ‘ndrangheta in Lombardia, che ha ricevuto la pena più severa di oltre 11 anni. La recente sentenza della Corte d’Appello ha confermato le condanne in ordinario per figure chiave coinvolte nel clan.

Tra gli imputati spiccano Daniele Ficarra e Antonio Carlino, condannati rispettivamente a 16 anni e 10 mesi e a 16 anni di carcere. A Alessandro Tagliente, altra figura centrale nella vicenda, è stata inflitta una pena aumentata a 16 anni e 4 mesi. Non meno significativo il caso di Massimiliano Ficarra, un commercialista ritenuto la mente economica della cosca di Fino Mornasco, che dovrà scontare una pena di 14 anni e 10 mesi.

L’eco di questo processo si fa sentire anche per un imputato che, sebbene assolto in prima istanza, ha ricevuto una condanna di un anno e 10 mesi, pena sospesa. Di particolare interesse è la figura di Giuseppe Iaconis, figlio di Bartolomeo, tra gli accusati che sono stati assolti nel primo grado.

L’operazione “Cavalli di razza”: una maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta

L’operazione “Cavalli di razza”, che ha portato alle attuali condanne, si inserisce all’interno di un più ampio contesto investigativo che ha visto la luce a seguito di indagini condotte dalla Squadra mobile di Milano e dalla Guardia di Finanza di Como. Il blitz, avvenuto il 16 novembre 2021, ha sferrato un duro colpo alla cosca ‘ndranghetista dei Molé-Piromalli, con oltre cento misure cautelari emesse in tutta Italia.

L’inchiesta ha dimostrato come il clan fosse attivo in Lombardia, cercando di influenzare e infiltrare diversi settori economici, tra cui quello delle bevande, come dimostrato dal caso della Spumador spa. Gli atti giudiziari hanno rivelato che Attilio e Antonio Salerni, entrambi condannati nel rito abbreviato, sarebbero stati autori di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti della società, la quale era già stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria per proprie infiltrazioni mafiose, amministrazione poi revocata a seguito delle indagini.

Implicazioni future e impegno contro la criminalità organizzata

Le recenti sentenze confermano l’impegno delle autorità italiane nel combattere in modo efficace e diligente la criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta. Queste azioni non solo mirano a punire i responsabili delle attività illecite, ma hanno anche lo scopo di inviare un messaggio chiaro: la mafia non ha spazio in Lombardia. Lavorando congiuntamente, la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e le forze dell’ordine hanno creato un efficace sistema di sorveglianza e intervento che sembra aver già avuto risultati positivi.

Il cammino da percorrere contro la criminalità organizzata è lungo e complesso, ma le azioni intraprese fino ad ora dimostrano una determinazione condivisa per garantire un futuro libero da influenze mafiose in Lombardia e oltre. L’attenzione degli inquirenti rimane alta, pronta a perseguire ulteriori indicatori di illegalità, in un processo che richiede impegno costante e una rete di collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte.

Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Marco Mintillo

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