Deposito nazionale di rifiuti radioattivi: un progetto cruciale per l’Italia entro il 2039

Il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi in Italia, previsto entro il 2039, mira a garantire smaltimento sicuro e sviluppo socioeconomico, con 51 aree idonee già individuate.
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Deposito nazionale di rifiuti radioattivi: un progetto cruciale per l'Italia entro il 2039 - Gaeta.it

Il deposito nazionale per l’autorizzazione unica rappresenta un passo fondamentale per la gestione dei rifiuti radioattivi in Italia. Con l’obiettivo di avviare l’operatività entro il 2039, si conferma che la progettazione e la realizzazione di questa infrastruttura saranno complesse e articolate. Durante una recente audizione parlamentare, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa non solo per l’Unione Europea, ma anche per la sicurezza e il benessere dei cittadini italiani attuali e delle generazioni future.

La missione del deposito nazionale

Il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi ha un compito molto importante: unificare in un unico luogo tutti i rifiuti radiotivi esistenti in Italia. Questo approccio centralizzato, come ha evidenziato Pichetto durante le sue dichiarazioni, non solo garantirà un smaltimento sicuro per i rifiuti a bassa e bassissima attività, ma faciliterà anche lo stoccaggio sicuro di quelli ad alta attività, in attesa di una soluzione geologica definitiva per il loro smaltimento. In mancanza di un deposito geologico, l’Italia ha dovuto affrontare l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea. Questa situazione si rende critica, considerata la responsabilità dell’Italia nel gestire rifiuti potenzialmente pericolosi per la salute umana e per l’ambiente, sottolineando così che la gestione sicura dei rifiuti nucleari non è solo un obiettivo politico ma anche una necessità impellente.

La procedura di individuazione del sito

L’individuazione delle aree che possono ospitare il deposito nazionale è un processo fondamentale ed è stato avviato sulla base della proposta del CNAI, che farà da guida nella scelta delle località idonee. Questa selezione delle aree è stata condotta con il supporto approfondito della Sogin, l’ente pubblico responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. Il ministro Pichetto ha evidenziato come la selezione sia avvenuta attraverso criteri tecnici e scientifici estremamente rigorosi, garantendo la sicurezza e l’idoneità delle aree designate. Una scelta approfondita che consente di trattare il problema dei rifiuti in modo responsabile, raccogliendo le necessarie informazioni tecniche e ambientali.

L’elenco delle aree idonee

Ad oggi, sono state individuate complessivamente 51 aree che soddisfano i criteri di idoneità per la costruzione del Deposito Nazionale. Queste località si trovano distribuite in diverse regioni d’Italia: 10 in Basilicata, 4 al confine tra Puglia e Basilicata, 1 in Puglia, 21 nel Lazio , 5 in Piemonte , 8 in Sardegna e infine 2 in Sicilia. È importante notare che, nonostante l’individuazione di queste aree, il ministro ha specificato che non è stata presa alcuna decisione definitiva, e quindi il dibattito su dove posizionare il deposito è tutt’altro che chiuso.

Prossimi passaggi verso la realizzazione

Il ministro Pichetto ha chiarito che la mappa pubblicata è ancora una bozza del CNAI, la quale dovrà passare attraverso il parere dell’ISIN, l’Autorità competente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. Tuttavia, la carta assumerà un carattere definitivo solo dopo il completamento della Procedura di Valutazione Ambientale Strategica . Questa fase non solo consentirà alle amministrazioni locali di essere più attivamente coinvolte nel processo decisionale ma offrirà anche la possibilità di analizzare i benefici economici e le opportunità di sviluppo connesse alla realizzazione del Deposito Nazionale. Infatti, il progetto non deve essere visto esclusivamente come un’infrastruttura per la gestione sicura dei rifiuti, ma anche come un’opportunità per stimolare lo sviluppo socioeconomico delle comunità interessate, un aspetto già dimostrato attraverso esperienze simili in altre realtà europee. Solo alla conclusione di queste attività la Sogin potrà rivedere ed eventualmente aggiornare il CNAI, in base ai risultati del processo di VAS.

Ultimo aggiornamento il 12 Ottobre 2024 da Sofia Greco

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