Disparità nell’istruzione: in Lombardia si studia 40 ore a settimana, in Sicilia solo 27

Carlo Scarsciotti, presidente di Oricon, evidenzia le disparità regionali nell’istruzione e la necessità di un approccio sostenibile nella ristorazione collettiva durante il Secondo Summit della ristorazione.
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Disparità nell'istruzione: in Lombardia si studia 40 ore a settimana, in Sicilia solo 27 - (Credit: www.adnkronos.com)

Il dibattito sulla sostenibilità nell’istruzione si arricchisce di un nuovo elemento, grazie alle dichiarazioni di Carlo Scarsciotti, presidente di Oricon, durante il Secondo Summit della ristorazione collettiva. Le sue osservazioni evidenziano le gravi disparità regionali nell’accesso all’istruzione, collegando le differenze nella frequenza scolastica a lacune più ampie nel sistema educativo italiano. Con un focus sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , risalta la necessità di garantire parità di accesso all’istruzione e di considerare i tre assi della sostenibilità: sociale, ambientale ed economica.

Disparità di accesso all’istruzione

L’istruzione rappresenta un pilastro fondamentale per lo sviluppo futuro del Paese, eppure il divario nell’orario settimanale di frequenza scolastica tra Lombardia e Sicilia solleva interrogativi preoccupanti. Mentre un bambino nella Lombardia beneficia di 40 ore di lezione ogni settimana, in Sicilia questo numero scende drasticamente a sole 27 ore. Questa differenza non è solo numerica; ha ripercussioni dirette sull’efficacia dell’insegnamento, sulla qualità educativa e sulla dispersione scolastica. Le conseguenze di tale disparità si riflettono sulle opportunità di apprendimento, sullo sviluppo di competenze essenziali e sul futuro professionale degli studenti.

Scarsciotti sottolinea come il PNRR avesse presentato l’opportunità di rivitalizzare le infrastrutture scolastiche e di investire significativamente nell’organico, ma l’implementazione continua a mostrare differenze marcate tra le varie regioni, suggerendo la necessità di un approccio più centralizzato e coordinato per evitare disparità inaccettabili nell’accesso all’istruzione.

L’importanza della sostenibilità ambientale nella ristorazione collettiva

Durante il summit, Scarsciotti ha approfondito anche il tema della sostenibilità ambientale, facendo riferimento agli “acquisti verdi”, un concetto emerso durante l’Expo Milano 2015. Tuttavia, ha messo in evidenza che, in Italia, la questione principale rimane la distribuzione dei costi. La ristorazione collettiva si trova a confrontarsi con un complesso panorama normativo che, sebbene offra potenzialità per il settore agricolo – come prodotti biologici e locali – spesso non tiene conto dei costi reali. L’assenza di un’adeguata sinergia tra le politiche ambientali e quelle economiche crea un divario problematico.

Scarsciotti afferma che le rigorose normative imposte al settore non trovano adeguata corrispondenza nei finanziamenti e nel supporto economico necessari per implementarle. Questo squilibrio tra necessità normative e possibilità economiche costringe gli operatori a un compromesso, che rischia di minare la qualità e l’accessibilità della ristorazione collettiva. È fondamentale che tali politiche siano progettate in modo da garantire che le esigenze ambientali non si traducano in oneri insostenibili per le aziende del settore.

Critiche ai costi della ristorazione scolastica

La questione economica è un tema centrale nella discussione sulla sostenibilità della ristorazione scolastica, come evidenziato da Scarsciotti, che critica il prezzo attualmente fissato di circa 5 euro per pasto. Questa cifra appare irrisoria, specialmente se si considerano richieste come ingredienti a chilometro zero e biologici, ma è la realtà in molte scuole italiane. Scarsciotti osserva che a Milano, per esempio, 5 euro possono appena coprire i costi di un panino, eppure il sistema scolastico è esigente nel richiedere standard elevati.

Il fenomeno del “strabismo istituzionale” viene pertanto messo in luce: da un lato ci sono requisiti stringenti per la qualità dei pasti, dall’altro c’è una mancanza di supporto economico adeguato. Questo sbilanciamento rischia di compromettere la qualità del servizio e di compromettere gli obiettivi di sostenibilità economica, costringendo i fornitori a operare in un contesto a dir poco sfidante.

Le sfide del nuovo Codice dei contratti pubblici

Il nuovo Codice dei contratti pubblici introduce principi significativi come l’equilibrio contrattuale, ma Scarsciotti avverte che mantenere tale equilibrio è una sfida difficile. Un aumento dei costi che supera il 5% è necessario per richiedere una revisione dei prezzi, e anche in questo caso, il regolamento prevede una riduzione del 20%. Queste normative non sembrano tener conto di fattori straordinari come l’inflazione che ha colpito numerose aziende del settore.

Un altro punto critico emerso è relativo alle autogestioni in alcuni comuni, che possono richiedere alle famiglie di coprire aumenti delle rette in caso di costi crescenti, contrariamente alla ristorazione collettiva in appalto. Questa disparità tra i vari sistemi gestionali crea tensioni e iniquità nel trattamento, risultando in rischi significativi per la qualità dei servizi pubblici.

Necessità di un ripensamento del modello attuale

Per raggiungere un obiettivo di sostenibilità integrale, Scarsciotti sottolinea l’importanza di un ripensamento del modello di ristorazione collettiva. Non è sufficiente caricare il settore di obblighi senza fornire le risorse necessarie per adempiervi. Un approccio sistematico che abbracci i tre aspetti della sostenibilitàsociale, ambientale ed economico – è cruciale per garantire ingenti miglioramenti nella qualità dell’istruzione e nei servizi di ristorazione. L’idea di un testo unico per la ristorazione collettiva viene presentata come una soluzione potenziale per creare un sistema coeso ed equo, che possa realmente rispettare i principi di sostenibilità proposti.

Ultimo aggiornamento il 16 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

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