Don Giovanni: Un’esibizione malinconica e attuale al Teatro delle Muse di Ancona

La nuova produzione di “Don Giovanni” di Arturo Cirillo, andata in scena ad Ancona, offre un’interpretazione innovativa e profonda del celebre antieroe, arricchita da una scenografia evocativa e un cast talentuoso.
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Don Giovanni: Un’esibizione malinconica e attuale al Teatro delle Muse di Ancona - Gaeta.it

La messa in scena di Don Giovanni, realizzata da Arturo Cirillo, è andata in scena il 31 ottobre al Teatro delle Muse di Ancona. Presentata in una nuova produzione di Marche Teatro, in collaborazione con il Teatro di Napoli e il Teatro Nazionale di Genova, la rappresentazione ha catturato l’attenzione del pubblico, raccontando un Don Giovanni che si ritrova intrappolato in una spirale di seduzioni e conquiste, che sembrano più un tentativo di colmare un vuoto interiore che una reale ricerca di amore. La prima si è svolta il 15 ottobre al Teatro Mercadante, e l’interesse nei confronti di questo progetto teatrale è cresciuto, culminando in un’accoglienza calorosa e in diversi bis al termine della performance.

Un’interpretazione personale del mito di Don Giovanni

Arturo Cirillo, nei panni sia di protagonista che di regista, offre una lettura innovativa e profonda del protagonista dell’opera. Questo Don Giovanni non è il temuto grande peccatore che si oppone al pentimento e all’espiazione. Al contrario, la sua rappresentazione si avvicina a un’interpretazione più fragile dell’antieroe, un personaggio che perde il suo potere e si spegne gradualmente, piuttosto che cadere nella dannazione eterna. Cirillo pesca sapientemente nel mito del personaggio, attingendo sia da Molière sia da Da Ponte, autore del libretto dell’opera di Mozart, e arricchisce la narrazione con musiche diverse che si alternano tra arrangiamenti e forme di ‘recitar cantando’.

Questo Don Giovanni, pur nella sua sfacciataggine, sembra portare in sé il peso delle sue azioni, presentandosi come un individuo che si confronta con la propria esistenza e con le proprie scelte. Nel corso della rappresentazione, il pubblico assiste a momenti non solo di dramma ma anche di ironia, mettendo in luce la complessità dell’individuo di fronte ai propri demoni. La figura del padre, infatti, emerge in vari momenti, tanto da richiamare alla mente il personaggio di Don Luigi in Molière. Inoltre, spunti comici, come quelli forniti nell’incontro con il creditore signor Quaresima, sembrano richiamare anche Totò, aggiungendo ulteriori strati alla performance.

Un allestimento visivamente accattivante

La scenografia è caratterizzata da una villa palladiana, ispirata al film di Don Giovanni di Joseph Losey del 1979. I personaggi si muovono attraverso spazi arricchiti da statue neoclassiche e scale mobili, creando una dinamica interessante tra gli attori e il contesto scenico. Una scenografia essenziale, ma evocativa, realizzata da Dario Gessati, fa da cornice a una rappresentazione caratterizzata da costumi settecenteschi di Gianluca Falaschi, che contribuiscono ad aumentare l’efficacia visiva dello spettacolo.

L’atmosfera generale è cupa e malinconica, accentuata dalla scelta di costumi prevalentemente neri e dall’illuminazione curata da Paolo Manti. Questa ambientazione scenica trasmette una sensazione di inevitabilità, allineata con il messaggio dell’opera, mentre i protagonisti, con le loro interpretazioni, rivestono i loro ruoli di vita e di morte in un equilibrio delicato tra dramma e ironia, affrontando le proprie ragioni e la consapevolezza della propria sorte.

Un cast affiatato e di talento

Il cast ha saputo catturare l’attenzione del pubblico, con in prima linea Arturo Cirillo, che ha offerto un’interpretazione che bilancia momenti di vulnerabilità a momenti di sfida. Giacomo Vigentini, nei panni di Sganarello, ha strappato applausi per il suo approccio fresco e comico, affiancato da attori come Giulia Trippetta, Irene Ciani, Francesco Petruzzelli e Rosario Giglio, ognuno portando con sé un tocco distintivo e contribuendo a dare vita a diversi aspetti della narrazione.

Gli adattamenti musicali, a cura di Mario Autore, giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio di quest’opera così particolare. Con la loro cura nei dettagli, i musicisti riescono a trasmettere l’intensità emotiva, aggiungendo potenza e pathos alla performance. Questo spettacolo ha dato avvio alla stagione di Marche Teatro, presentando al nuovo direttore Giuseppe Dipasquale un’opportunità per sottolineare l’importanza del teatro come luogo d’incontro e di confronto, un momento di condivisione per tutta la comunità.

Ultimo aggiornamento il 1 Novembre 2024 da Laura Rossi

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