La situazione della Chiesa cattolica in Nicaragua continua a suscitare preoccupazione, soprattutto dopo l’allontanamento di monsignor Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, vescovo della diocesi di Jinotega. I fatti risalgono a mercoledì 13 novembre 2023, quando le autorità nicaraguensi hanno esiliato il prelato in Guatemala, segnando un ulteriore passo nella crescente repressione della libertà religiosa nel Paese. Questa notizia è stata ampiamente riportata dai media locali e internazionali, evidenziando un contesto di tensioni e conflitti tra la Chiesa e il governo.
Il contesto del conflitto tra Chiesa e governo
L’esilio di monsignor Herrera non è un caso isolato, ma inserito in un panorama di ostilità contro la Chiesa cattolica in Nicaragua. Dal 2021, diverse autorità ecclesiastiche hanno subito attacchi e minacce, e l’azione del governo di Ortega appare sempre più mirata a silenziare le voci dissenzienti. Il vescovo Herrera è il terzo presule a subire la stessa sorte, dopo monsignor Rolando José Álvarez Lagos e monsignor Isidoro del Carmen Mora Ortega, che sono stati esiliati in un contesto di crescente repressione. Nel 2019, un altro rappresentante della Chiesa, monsignor Silvio José Báez, aveva già lasciato il Paese a causa di minacce di morte.
La tensione tra governo e Chiesa ha radici profonde, legate all’opposizione della Conferenza Episcopale alle politiche pubbliche e alla repressione delle libertà civili nel Paese. La Chiesa ha spesso denunciato la violenza e l’ingiustizia perpetrate dalle autorità, creando un clima di conflitto aperto. È in questo contesto che si colloca l’ultimo intervento di monsignor Herrera, che ha osato criticare il governo locale nei termini più severi possibile, citando il “sacrilegio” delle interruzioni liturgiche causate da eventi pubblici organizzati dalla municipalità.
L’intervento del vescovo durante la Messa
La contestazione pubblica di monsignor Herrera è avvenuta durante una Messa nella cattedrale San Juan Bautista il 10 novembre, quando ha denunciato il comportamento delle autorità comunali. Le sue parole hanno scatenato reazioni e, probabilmente, sono state un fattore determinante nel suo allontanamento. Durante il rito penitenziale, ha chiesto perdono a Dio, non solo per il comportamento delle autorità, ma anche per la situazione del proprio popolo. Questo gesto di forte disapprovazione ha dimostrato il coraggio del vescovo nel difendere i diritti dei cittadini e l’integrità della liturgia, evidenziando uno scontro diretto tra la missione pastorale e le politiche repressive del governo.
Restrizioni imposte alle attività ecclesiastiche
A seguito dell’allontanamento di Herrera, la diocesi di Jinotega ha subìto limitazioni significative. Un esempio palpabile è la disattivazione della pagina Facebook ufficiale, un importante canale di comunicazione attraverso il quale venivano trasmessi vari eventi religiosi, comprese le Messe domenicali e gli eventi eucaristici. Questo silenzio forzato rappresenta un vero e proprio attacco alla libertà di espressione della Chiesa in Nicaragua, colpendo direttamente i fedeli e la comunità religiosa.
In aggiunta, i sacerdoti hanno ricevuto divieti di accesso agli ospedali pubblici per offrire l’unzione degli infermi. Senza documentazione ufficiale, il divieto ha provocato preoccupazione e disperazione tra i famigliari e i malati, privandoli di un fondamentale conforto religioso in un momento delicato. La Chiesa, storicamente un pilastro di supporto per i cittadini in difficoltà, si trova ora a fronteggiare una situazione critica, che mette a repentaglio il diritto alla cura spirituale.
La risposta da parte della comunità ecclesiastica e del Papa
Nonostante le severità intraprese dal governo, Papa Francesco ha riaffermato la sua vicinanza alla Chiesa e al popolo nicaraguense. Il pontefice ha esortato all’unità e alla preghiera per coloro che soffrono in questo contesto di repressione. Le parole del Papa risuonano come un’eco di solidarietà in un clima di confino, promuovendo un messaggio di speranza e resistenza durante un periodo di crisi difficilmente gestibile. La comunità cattolica continua a resistere, precisamente in virtù di questi incoraggiamenti, cercando di mantenere viva la propria missione di assistenza e supporto alla popolazione, nonostante le misure drastiche imposte dalle autorità locali.
Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Armando Proietti