Golshifteh Farahani e Azar Nafisi: voci di resistenza contro il regime iraniano nel film Leggere Lolita a Teheran

La premiere del film *Leggere Lolita a Teheran* alla Festa di Roma evidenzia la lotta per i diritti delle donne in Iran, unendo attrici della diaspora e attiviste nel movimento per la libertà.
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Golshifteh Farahani e Azar Nafisi: voci di resistenza contro il regime iraniano nel film Leggere Lolita a Teheran - (Credit: www.ansa.it)

La recente premiere del film Leggere Lolita a Teheran ha acceso un faro sui temi della libertà e della lotta per i diritti delle donne nel contesto attuale dell’Iran. La pellicola, ispirata al libro di Azar Nafisi, narra le esperienze vissute durante l’inizio del regime religioso di Kohmeini. Protagoniste della diaspora iraniana, le attrici Golshifteh Farahani e Mina Kavani, insieme alla scrittrice Nafisi, si sono riunite alla Festa di Roma per mostrare il loro supporto al movimento Donne Vita Libertà, simbolo della continua resistenza contro l’oppressione.

La storia di Azar Nafisi e l’impatto del suo libro

Azar Nafisi, autrice di Leggere Lolita a Teheran, ha vissuto in prima persona le vicissitudini successive alla rivoluzione islamica del 1979. Il suo libro, un best seller tradotto in molte lingue, racconta del suo insegnamento clandestino di letteratura a Teheran, dove presentò opere di autori come Jane Austen e Nabokov a un gruppo di giovani donne desiderose di emancipazione in un contesto sempre più oppressivo. La narrazione di Nafisi tocca profondamente i lettori, rivelando il valore della letteratura come strumento di resistenza e di speranza, in un momento in cui il regime stava cercando di silenziare le voci dissidenti.

Nel libro, il ruolo della letteratura viene elevato a simbolo di libertà, offrendo a queste donne un rifugio dalla dura realtà imposta dall’islamizzazione del paese. Con il crescente controllo sulle loro vite, queste giovani, attraverso la lettura e il dibattito, trovarono una via per affermare la propria identità e i propri diritti. Nafisi, costretta infine all’esilio negli Stati Uniti, ha continuato a lottare per portare alla luce le ingiustizie subite in Iran, rendendo la sua esperienza accessibile al pubblico internazionale.

Il film, realizzato dal regista Eran Riklis e presentato alla Festa di Roma, ha l’obiettivo di riportare l’attenzione su queste tematiche, rendendo omaggio a tutte le donne che hanno lottato e continuano a farlo per la propria libertà.

La battaglia di Golshifteh Farahani e delle attrici della diaspora

Golshifteh Farahani, anch’essa una voce di resistenza, vive attualmente sotto scorta a Parigi in seguito alle sue posizioni pubbliche contro il regime degli ayatollah. Le sue lacrime durante l’incontro con Nafisi nella capitale francese sono simbolo non solo del dolore per la distanza fisica dalla sua terra natale, ma anche della connessione emotiva con le donne rimaste in Iran. Farahani ha dichiarato che la diaspora iraniana e le donne all’interno del paese sono unite nella lotta per la libertà e l’uguaglianza.

La sua carriera internazionale ha messo in evidenza la necessità di mettere in luce le ingiustizie, fungendo da amplificatore per le voci di chi vive sotto la costante minaccia dell’oppressione. Le attrici come Farahani e Mina Kavani, che non possono tornare nel loro paese, mantengono contatti saltuari con le famiglie, vivendo con la paura per la loro sicurezza. Tuttavia, la loro presenza al festival di Roma è un segno di resilienza e speranza, mostrando che nonostante gli ostacoli, la lotta per la libertà continua.

Farahani ha sottolineato che la loro esperienza di diaspora è permeata da un dolore identificabile, ma la responsabilità artistica di portare avanti la voce della loro gente è una missione condivisa. Il film diventa quindi non solo una rappresentazione cinematografica, ma un vero e proprio manifesto di resistenza contro il silenzio imposto dal regime.

Le evoluzioni della situazione in Iran e il ruolo della cultura

Il contesto attuale in Iran è caratterizzato da una continua repressione delle libertà, con un regime che persiste nel negare i diritti fondamentali alle donne. “I cambiamenti sono costanti e continui, ma molto resta da fare,” afferma Nafisi, sottolineando che il regime attuale è ancora responsabile di violazioni gravissime. Le donne iraniane, tuttavia, continuano a offrirsi come simbolo di speranza. Farahani ha enfatizzato l’importanza della cultura come un’opzione di rifugio e di lotta, sottolineando l’unità che esiste tra le donne in fuga e quelle rimaste nel Paese.

Attraverso il linguaggio universale dell’arte, il film e il libro di Nafisi mettono in risalto l’importanza della narrazione e del dialogo come strumenti per costruire ponti e generare comprensione. Il messaggio di resistenza non si limita solo a chi vive in esilio, ma si estende alle generazioni future, educando e ispirando le donne che affrontano ogni giorno la violenza e la discriminazione.

Il brano Baraye, cantato da Farahani in un concerto con i Coldplay, rappresenta un inno alla lotta per la libertà, chiudendo simbolicamente il film e rendendo omaggio a Mahsa Amini, il cui assassinio ha acceso nuove ondate di protesta in Iran. Le voci di questi artisti, uniti dalla determinazione, mantengono alta l’attenzione su una situazione che necessita di luce e giustizia.

Ultimo aggiornamento il 19 Ottobre 2024 da Sofia Greco

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