Il film di Matteo Garrone “Io Capitano” proiettato in Vaticano: un racconto sulla migrazione che emoziona

Il Vaticano ha ospitato la proiezione di “Io Capitano”, film di Matteo Garrone sulla migrazione africana, stimolando un dialogo profondo sulle esperienze dei migranti e le politiche umanitarie della Chiesa.
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Il film di Matteo Garrone "Io Capitano" proiettato in Vaticano: un racconto sulla migrazione che emoziona - (Credit: www.vaticannews.va)

Nell’ambito del Sinodo sulla Sinodalità, il Vaticano ha ospitato la proiezione del film “Io Capitano”, diretto dal regista Matteo Garrone. Questo lungometraggio, candidato agli Oscar 2024 come migliore pellicola internazionale, affronta il delicato tema della migrazione dall’Africa verso l’Europa. L’evento ha visto la presenza di Garrone e di Mamadou Kouassi, il migrante che ha ispirato la storia, ed è stato organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione. L’interpretazione della realtà migratoria proposta dal film ha catturato l’attenzione del pubblico e stimolato una riflessione profonda sulle esperienze vissute dai migranti.

La trama di “Io Capitano”: un viaggio di speranza e disperazione

La pellicola narra la storia di Seydou, un giovane senegalese che lascia Dakar insieme a un amico per inseguire il sogno europeo e sfuggire alle condizioni di miseria del suo paese. Attraverso una serie di eventi drammatici, i due amici intraprendono un viaggio che li porta ad affrontare il deserto e la prigionia, temi ricorrenti nella narrazione delle esperienze migratorie. Seydou, dopo aver superato innumerevoli difficoltà, è costretto a prendere il comando di un barcone, diventando il capitano di un viaggio che lo porterà a guidare un gruppo di migranti verso la speranza di una nuova vita in Sicilia.

“Io Capitano” è un racconto intriso di realismo e intensità che si completa con una traversata nel Mar Mediterraneo priva di tragiche perdite, una narrazione che mira a dare voce alle storie di coloro che spesso non hanno un palcoscenico per raccontare le proprie esperienze. Il film ha già ricevuto riconoscimenti significativi, incluso il Leone d’Argento all’80° Festival del Cinema di Venezia, sottolineando il suo impatto e la sua rilevanza nel panorama cinematografico internazionale.

Un dialogo significativo prima della proiezione

La proiezione di “Io Capitano” si è svolta nell’Aula nuova del Sinodo il 15 ottobre, arricchita da un dialogo tra Matteo Garrone e Mamadou Kouassi. All’incontro hanno partecipato figure importanti come padre Antonio Spadaro e monsignor Davide Milani, che hanno commentato il significato della pellicola e il suo ruolo nella discussione contemporanea sulle migrazioni. Gli ospiti hanno evidenziato quanto la storia di Seydou possa rispecchiare le esperienze di migliaia di giovani africani in cerca di un futuro migliore.

L’incontro ha offerto un’opportunità di riflessione sul tema delle migrazioni, un argomento centrale nelle politiche umanitarie della Chiesa. Le parole di garanzia e protezione, sottolineate da Papa Francesco in diverse occasioni, hanno accompagnato il dibattito, evidenziando l’importanza di affrontare il fenomeno migratorio con accoglienza, solidarietà e un approccio integrato.

La missione e l’impatto del film

Matteo Garrone ha spiegato che l’obiettivo di “Io Capitano” è quello di dare visibilità a chi solitamente resta nell’ombra, creando una narrazione che invita a considerare la realtà delle migrazioni attraverso una lente umana. La struttura narrativa del film si ispira al classico del viaggio dell’eroe, presentando le sfide e le crisi che i protagonisti devono affrontare, non solo per giungere in Europa, ma anche per cercare di ricostruire le proprie vite.

Il regista ha rimarcato l’intento di aprire un dialogo con i giovani, specialmente coloro che vivono in Africa, per mettere in luce le reali condizioni da cui molti fuggono. Non si tratta di fornire risposte a un problema complesso, quanto di narrare una storia che possa contribuire a trasformare la percezione culturale riguardo ai migranti e alle loro esperienze. Il film si propone quindi non solo come un’opera cinematografica, ma come un catalizzatore per la consapevolezza, capace di suscitare emozioni e riflessioni.

Testimonianze emozionanti da parte degli attori protagonisti

Seydou Sarr, uno degli attori principali, ha condiviso come l’esperienza di girare “Io Capitano” lo abbia profondamente cambiato. Durante le riprese in Marocco, ha avuto l’opportunità di ascoltare le storie reali di coloro che hanno vissuto il viaggio dall’Africa all’Europa. La connessione con le loro esperienze ha guidato la sua interpretazione, rendendo la sua performance non solo una recitazione, ma un atto di rappresentanza e sensibilizzazione.

Mamadou Kouassi, che ha recitato nel film e ha contribuito a plasmare il racconto con la sua storia personale, ha sottolineato come “Io Capitano” possa fungere da strumento di consapevolezza. Ha messo in luce i sogni e le illusioni di molti giovani africani, i quali spesso sottovalutano i pericoli e le difficoltà del viaggio. Kouassi ha definito se stesso un “sopravvissuto” e ha espresso il desiderio che il film aiuti a mostrare la verità delle migrazioni, rendendo la sofferenza visibile, anche per chi tende a ignorarla.

Ultimo aggiornamento il 15 Ottobre 2024 da Marco Mintillo

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