È ufficialmente operativa “Una stanza tutta per sé” presso la Questura di Pordenone. Allestita per garantire un ambiente sicuro durante le audizioni di donne e minori vittime di violenza, questa iniziativa rappresenta un importante passo verso la tutela delle vittime e la sensibilizzazione della comunità. Il progetto è frutto di una collaborazione tra la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia e Soroptimist International d’Italia.
L’importanza di uno spazio dedicato
La stanza è stata inaugurata dal questore Giuseppe Solìmene, il quale ha evidenziato la necessità di creare un contesto favorevole per le persone che affrontano situazioni di violenza. Questo spazio, posizionato al quinto piano della Questura, è accessibile tramite un ingresso riservato, pensato per garantire la massima riservatezza. Il nome della stanza trae ispirazione dall’omonimo saggio di Virginia Woolf, un richiamo alla necessità di spazi sicuri e protetti per le donne.
La stanza protetta non è solo un incontro fisico, ma un simbolo di supporto e comprensione per coloro che si trovano a dover raccontare esperienze traumatiche. La funzione principale è quella di sostenere le vittime durante il momento cruciale della denuncia, promuovendo il rispetto e la dignità personale. Sensibilizzare le donne a contattare le forze dell’ordine è uno degli obiettivi chiave del progetto, che mira a offrire un ponte verso il recupero.
Collaborazione tra istituzioni e associazioni
Questo progetto rappresenta una sinergia fra istituzioni pubbliche e organizzazioni dedicate alla promozione dei diritti delle donne. La presenza del prefetto Michele Lastella all’inaugurazione sottolinea l’importanza del supporto governativo in iniziative di questo tipo. La presidente nazionale di Soroptimist, Adriana Macchi, ha fornito un’apprezzabile donazione al questore, consistita in un kit informatico audio-video per le denunce.
Questa attrezzatura è fondamentale per garantire che le testimonianze vengano registrate in modo professionale, permettendo così di presentare prove solide in sede legale. Macchi ha sottolineato che, oltre alle aule protette in Questura, vi sono situazioni in cui può risultare più opportuno raccogliere le dichiarazioni delle donne in luoghi diversi, come il pronto soccorso o ambienti familiari. Questo approccio mira a rendere meno traumatico il processo di denunzia per le vittime.
Prospettive future e impatto sociale
Il progetto “Una stanza tutta per sé” non si limita all’inaugurazione odierna, ma prevede anche modalità di ampliamento. La versione “portatile” della stanza è un’idea già in fase di sviluppo, come ha rivelato Adriana Macchi. Ciò offre la possibilità di estendere il supporto e la protezione a diverse situazioni, rendendo il servizio ancora più accessibile.
Attraverso questo tipo di iniziative, si cerca di creare una maggiore consapevolezza sociale su tematiche delicate come la violenza di genere. L’obiettivo finale è sempre quello di favorire un cambiamento culturale, in cui le donne possano sentirsi più sicure e supportate nella loro scelta di denunciare atti di violenza. In questo contesto, l’impegno congiunto di autorità e associazioni come Soroptimist si rivela fondamentale per la costruzione di una società più giusta e solidale.
Ultimo aggiornamento il 18 Novembre 2024 da Sara Gatti