A Trieste, si è svolta un’emozionante cerimonia in onore di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano scomparso tragicamente nel 2016. La madre, Paola Deffendi, ha chiuso il suo intervento con una toccante esortazione triestina: “Mai molar”, ovvero “non mollare mai”. La cerimonia ha visto l’inaugurazione di una panchina gialla al Campus di Area Science Park, un luogo simbolico che rappresenta non solo la memoria di Giulio, ma anche un impegno collettivo per la ricerca della verità.
La panchina gialla: simbolo di speranza e memoria attiva
Durante il suo intervento, Paola Deffendi ha enfatizzato l’importanza delle panchine gialle in Italia, che oggi raggiungono il numero di 125 o 130. La prima di queste panchine è stata inaugurata a Cagliari presso il Palazzo di Giustizia. Secondo Deffendi, le panchine hanno un significato profondo: “Sono segni di speranza”, ha affermato. Mentre una targa in marmo può essere immobile e silenziosa, sulla panchina ci si può sedere, confrontarsi e discutere. Le panchine gialle sono un invito pratico a mantenere viva la memoria di chi è scomparso e a contribuire attivamente alla ricerca della verità. Nel suo discorso, ha sottolineato che l’aumento di questi simboli in tutta Italia rappresenta una “memoria attiva”, permettendo di tenere accesa la luce su questa importante causa. “Mai molar” è diventata così un richiamo collettivo alla perseveranza e alla ricerca della giustizia.
I genitori di Giulio Regeni: un’eredità di passione e volontà
Claudio Regeni, padre di Giulio, ha condiviso il suo ricordo del figlio, descrivendolo come una persona intrisa di curiosità e senso di responsabilità. “Giulio si sarebbe trovato bene insieme a voi”, ha detto, parlando dell’uditorio presente all’inaugurazione. “Aveva piacere di scoprire e comprendere il nostro mondo, e di aiutare chi si trovava in difficoltà”. Ha ricordato che Giulio aveva coscienza della propria fortuna, essendo nato in un Paese democratico, cosa che gli aveva dato l’opportunità di studiare, viaggiare e esprimere liberamente le proprie idee. Queste parole risuonano non solo come un omaggio a Giulio, ma anche come un invito a tutti a vigilare affinché simili opportunità siano accessibili a tutti.
La realizzazione della panchina: un lavoro di comunità
L’inaugurazione della panchina non è stata solo un atto simbolico, ma ha rappresentato anche uno sforzo collettivo. Anna Sirica, direttrice generale di Area Science Park, ha illustrato come il progetto sia stato frutto dell’impegno dei dipendenti. Questi, impegnati nella ricerca, si sono uniti per finanziare la panchina attraverso una colletta. Il ricavato della raccolta andrà a coprire parzialmente le spese legali sostenute dalla famiglia per ottenere giustizia per Giulio. Questo progetto non solo è un monumento in onore del giovane, ma anche un promemoria dell’importanza della comunità e del lavoro collettivo nella lotta per la verità. La panchina diventa quindi un luogo di incontro, dove l’innovazione si sposa con il ricordo, servendo come fulcro per discussioni importanti e innumerevoli riflessioni.
Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Laura Rossi