La bava di lumaca: un potenziale innovativo per la cura degli animali e le colture agricole

La bava di lumaca emerge come alternativa naturale per il trattamento della mastite bovina in Italia, promuovendo pratiche agricole sostenibili e riducendo l’uso di antibiotici negli allevamenti.
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La bava di lumaca: un potenziale innovativo per la cura degli animali e le colture agricole - Gaeta.it

L’interesse per la bava di lumaca sta crescendo in modo esponenziale, non solo come prodotto cosmetico ma anche come soluzione terapeutica e agricola. Recentemente, ricerche condotte in Italia hanno rivelato che la bava di lumaca potrebbe essere utilizzata come sigillante mammario naturale per prevenire e trattare la mastite bovina, una patologia che colpisce una significativa percentuale del bestiame negli allevamenti italiani. Questi sviluppi si posizionano in un contesto in cui la medicina veterinaria sta cercando alternative più sostenibili e meno invasive rispetto all’uso continuativo di antibiotici, con un focus specifico su prodotti naturali e biologici.

La mastite bovina e l’importanza delle alternative naturali

La mastite bovina è una malattia infiammatoria della ghiandola mammaria, spesso causata da infezioni batteriche. Si stima che nei vari allevamenti italiani la malattia possa colpire tra il 20% e il 40% degli animali, rappresentando un grave problema per la salute degli allevamenti e, per conseguenza, per la qualità del latte prodotto. Attualmente, la mastite viene trattata principalmente con antibiotici, il che solleva preoccupazioni sull’uso eccessivo di tali farmaci nei sistemi di produzione animale, sia per il benessere degli animali sia per le implicazioni sulla salute pubblica.

L’applicazione della bava di lumaca come sigillante mammario potrebbe rappresentare un cambiamento significativo nella gestione della mastite. Grazie alle sue proprietà rigenerative e antinfiammatorie, la bava di lumaca ha il potenziale per agire come una barriera protettiva che potrebbe aiutare nella prevenzione e nel trattamento di questa malattia, riducendo l’incidenza dell’uso di antibiotici. Inoltre, l’utilizzo presso allevatori locali potrebbe favorire un miglioramento delle pratiche di allevamento, promuovendo metodi di cura più ecologici.

La ricerca e la cooperazione istituzionale

L’innovativa ricerca è promossa dall’Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco, in collaborazione con altre istituzioni come l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Questo progetto mira a convalidare scientificamente l’efficacia della bava di lumaca non solo per la medicina veterinaria ma anche per potenziali applicazioni nel settore agricolo, contribuendo così a una maggiore sostenibilità nelle pratiche produttive.

I laboratori della Snail Therapy Company, che operano nella lavorazione della bava delle lumache, hanno affermato che il siero prodotto attraverso metodologie cruelty free e certificate presenta sostanze naturali dalla comprovata efficacia terapeutica. Indicazioni iniziali suggeriscono che la bava estratta secondo il Metodo Cherasco potrebbe essere utilizzata per vari scopi terapeutici e di protezione delle colture, prendendo così piede in diversi settori.

Le prospettive future e il contributo delle istituzioni

Il lavoro di ricerca avviato a Cherasco apre scenari entusiasmanti per il futuro della bava di lumaca. Romano Marabelli, advisor della Direzione Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, ha sottolineato come il disciplinare di allevamento adottato nel Polo Elicicolo di Cherasco garantisca una chiocciola di qualità superiore rispetto a quella che si trova in natura. Questa qualità controllata non solo migliora il prodotto finale ma potrebbe anche favorire l’accettazione della bava di lumaca come ingrediente nella medicina veterinaria e nell’agricoltura.

Il progetto si propone di avviare una produzione specifica per l’utilizzo della bava di lumaca nel trattamento della mastite bovina, cercando una soluzione che sia sia efficace che economicamente sostenibile per allevatori e produttori. La cooperazione tra ricercatori, istituzioni e aziende potrebbe rappresentare un modello da seguire per future iniziative nel settore della salute animale e della protezione delle colture, aprendo le porte a un’integrazione fra tradizione e innovazione.

Ultimo aggiornamento il 4 Ottobre 2024 da Laura Rossi

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