La crisi di Stellantis e il futuro dell’industria automobilistica in Italia: l’allerta della Cgil

La crisi di Stellantis in Italia richiede un intervento urgente del governo, con preoccupazioni per la produzione in calo, la perdita di posti di lavoro e l’assenza di investimenti nel settore automobilistico.
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La crisi di Stellantis e il futuro dell'industria automobilistica in Italia: l'allerta della Cgil - Gaeta.it

La situazione riguardante Stellantis, noto colosso automobilistico, è diventata critica. Secondo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, un intervento diretto da Palazzo Chigi appare non solo necessario, ma urgente. Le preoccupazioni si fondano su dati allarmanti riguardo alla produzione e agli investimenti, creando una cornice preoccupante per il futuro della mobilità e dell’occupazione nel settore in Italia. In un recente intervento su Radio 24, Landini ha tracciato un quadro dettagliato dei problemi attuali e delle prospettive future.

La produzione di Stellantis in calo: una situazione senza precedenti

Stellantis ha affrontato negli ultimi due anni una palese riduzione della produzione, con previsioni per il 2024 che prevedono un crollo a meno di 300 mila unità. Come evidenziato da Landini, questo è un livello che non si registrava dal lontano 1957. Negli ultimi anni, la casa automobilistica ha attuato diversi tagli significativi, incluso un drastico ridimensionamento della forza lavoro, con circa 12 mila posti di lavoro eliminati. Questa evoluzione è ulteriormente complicata dal fatto che Stellantis ha scelto di delocalizzare parte della produzione in altri paesi, lasciando l’Italia in una posizione vulnerabile.

Landini ha sottolineato l’assenza di investimenti in ricerca e sviluppo, elemento fondamentale per stimolare l’innovazione e la crescita nel settore automobilistico. La mancanza di un dialogo costruttivo con il governo, in particolare attraverso la convocazione di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, da parte di Palazzo Chigi, evidenzia una mancanza di strategia per affrontare questi gravi problemi. L’industria automobilistica europea è in continua evoluzione e richiede un approccio coordinato tra i vari stati membri per garantire che il cambiamento verso nuovi modelli di mobilità avvenga in modo sostenibile e proficuo.

La questione occupazionale: un drammatico aumento del part-time

Il fenomeno del lavoro part-time sta assumendo proporzioni significative in Italia, con più di 4 milioni di persone attualmente costrette a lavorare con contratti di questo tipo. Negli ultimi anni, la transizione da un milione a oltre 4 milioni di lavoratori part-time ha colpito in particolare le donne, evidenziando un problema di fondo legato alle politiche occupazionali. L’approccio del governo, invece di puntare ad aumentare il numero di ore lavorative, sembra orientato a promuovere l’idea che chi lavora part-time possa avviare una Partita IVA, una soluzione che per molti appare irrealistica e lontana dalle esigenze reali dei lavoratori.

Landini ha messo in luce come questa visione derivi da una gestione non convenzionale del lavoro, dove le aziende sembrano avere carte bianche nella definizione delle condizioni occupazionali, con conseguente precarietà per i lavoratori. La liberalizzazione dei contratti a termine e del lavoro somministrato, infatti, stanno realizzando le aspettative di quegli imprenditori che cercano maggiore flessibilità ma a scapito di stabilità e sicurezza per i dipendenti.

Concordato preventivo e questioni fiscali: la lotta contro l’evasione

Sotto il profilo fiscale, il governo ha dato vita a un sistema che, secondo critici come Landini, rischia di legalizzare pratiche di evasione tributaria attraverso il concordato preventivo. Questa misura, invece di punire chi evade, sembra favorire una situazione in cui chi ha le spalle larghe possa sottrarre risorse al sistema, aggravando il carico per i dipendenti e i pensionati che invece sono tra i più colpiti.

Landini ha sostenuto che la vera questione che dovrebbe essere affrontata non è tanto se implementare o meno una patrimoniale, quanto piuttosto il fatto che le persone che possiedono ricchezze e beni debbano contribuire equamente. Questi fondi, a sua detta, dovrebbero essere reinvestiti in settori cruciali come sanità e politiche industriali, per garantire un futuro più solido e sostenibile per il paese. Il dibattito è quindi incentrato sull’importanza di ripensare le politiche economiche nel contesto attuale, dove il lavoro e l’occupazione sono al centro delle esigenze sociali.

Ultimo aggiornamento il 12 Ottobre 2024 da Armando Proietti

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