La manifattura friulana nel 2024: segni di debolezza per l’industria udinese

Nel terzo trimestre del 2024, la provincia di Udine registra un calo della produzione industriale dell’1,2%, con previsioni negative per il settore manifatturiero e vendite in diminuzione.
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La manifattura friulana nel 2024: segni di debolezza per l'industria udinese - Gaeta.it

La situazione economica della provincia di Udine nel terzo trimestre del 2024 presenta un quadro allarmante per il settore manifatturiero. Le ultime statistiche elaborate dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine mettono in evidenza un significativo calo della produzione industriale, alimentato da una diminuzione delle vendite sia a livello nazionale che internazionale. L’analisi si basa su un campione rappresentativo, che include circa due terzi delle aziende associate, evidenziando le sfide attuali e le prospettive future per il comparto.

Calo della produzione industriale in provincia di Udine

Nel terzo trimestre del 2024, la produzione industriale nella provincia di Udine ha registrato una diminuzione dell’1,2% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Ancor più preoccupante è il calo dell’8,2% rispetto al secondo trimestre dello stesso anno. Tali dati riflettono un momento difficile per le imprese locali, in particolare per l’industria manifatturiera, che affronta una contrazione delle vendite in Italia pari al 5,6%. Anche se le vendite all’estero hanno subito un calo meno accentuato, attestandosi a -2,3%, il dato nazionale sembra esercitare una pressione maggiore sulle dinamiche produttive udinesi.

Le previsioni delle aziende per i prossimi mesi non offrono segnali di ottimismo. Solo il 5% degli imprenditori intervistati si aspetta una crescita della produzione, mentre il 63% ritiene che essa rimarrà stabile e il 32% prevede una contrazione. Inoltre, gli ordini ricevuti nel terzo trimestre hanno registrato una diminuzione del 4,6% rispetto all’anno precedente, evidenziando un panorama critico per l’industria locale.

Analisi per singoli comparti industriali

Osservando le performance dei vari settori industriali, emerge un quadro variegato di difficoltà. La meccanica ha subito una flessione congiunturale dell’1,8% e una calo tendenziale dell’1,6%. La siderurgia ha visto una caduta più drastica, con un -11,6% rispetto al trimestre precedente e una stabilità tendenziale di -0,2%. Anche il settore del legno e mobile ha subito una contrazione significativa, segnando un -9,6% congiunturale e -2,1% tendenziale.

Da segnalare, la criticità del settore cartario, che ha riportato una perdita preoccupante del 16,0% congiunturale e -7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno corso. Anche le industrie alimentari e delle bevande hanno mostrato un calo più contenuto, rispettivamente -0,5% e -2,1%. La gomma e la plastica hanno mantenuto una stabilità con un calo tendenziale del 3%, mentre il settore chimico ha visto una diminuzione del 7,2% congiunturale e -1,9% tendenziale.

Il contesto economico e le prospettive future

La situazione attuale del manifatturiero friulano rispecchia una serie di fattori complessi e interconnessi. Michele Nencioni, direttore generale di Confindustria Udine, ha sottolineato la necessità di un intervento coordinato a livello nazionale e regionale, in un contesto europeo che guardi al rilancio della competitività. Nencioni richiama l’attenzione sulla necessità di un piano industriale chiaro, simile a quello proposto durante il governo Draghi, per stimolare gli investimenti e promuovere una visione di sviluppo sostenibile e duraturo.

L’evidente debolezza del comparto manifatturiero di Udine non deve essere sottovalutata. Gli imprenditori e le istituzioni sono chiamati a riflettere sulle strategie da adottare per affrontare la crisi attuale e recuperare quote di mercato, sia a livello nazionale che internazionale. La collaborazione tra le varie parti interessate, comprese le associazioni di categoria e i rappresentanti istituzionali, può rivelarsi cruciale per elaborare misure concrete e efficaci in grado di risollevare l’industria udinese da questa fase di stagnazione.

Ultimo aggiornamento il 16 Novembre 2024 da Sara Gatti

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